Della sostenibilità dei grandi eventi di massa

Foto Ansa

Sul Jova Beach Party, il tour estivo del noto cantante iniziato a luglio e che sta facendo tappa in 21 spiagge italiane, sono piovute innumerevoli critiche, per via dello scarso rispetto dell’ambiente a quanto pare mostrato. Si è criticato il fatto che alla fine dei concerti siano stati lasciati molti rifiuti in spiaggia, ma, soprattutto, le associazioni ambientaliste hanno criticato i danni all’ecosistema recati dal grande evento. Per fare posto al party tanto atteso da migliaia di persone, infatti, sarebbero stati tagliati 65 metri di tamerici sul litorale di Marina di Ravenna, con la promessa del Comune, smentita poi dalle associazioni ambientaliste, di ripiantumarle. Inoltre, l’evento comporta e comporterà delle ricadute sull’avifauna locale, in particolare danneggerebbe le coppie di uccello fratino, specie a rischio estinzione, la cui popolazione si è dimezzata in dieci anni, che nidifica proprio in piena stagione balneare. In particolare, è stato criticato a Jovanotti il fatto di aver comunicato l’evento come una manifestazione invece molto attenta all’ambiente, tanto che tra i partner c’è anche il WWF ed è previsto anche un progetto, denominato Ri-party-amo, che coinvolge per l’appunto Jovanotti, il WWF e Banca Intesa San Paolo, e prevede la pulizia di 20 milioni di metri quadri di spiagge, laghi, fiumi e fondali, grazie all’azione di migliaia di volontari, oltre al ripristino di habitat naturali e organizzazione di incontri a tema ambientale.  Non so quanto ci sia di vero e quanto di polemica nelle innumerevoli critiche mosse all’evento. È chiaro che mobilitare migliaia di persone, concentrarle in un unico luogo, farle bere, saltare, cantare rumorosamente non può che avere un impatto, sia in termini di strascichi di rifiuti (contenitori di bibite in particolare abbandonati a terra), sia in termini di disturbo alla fauna del luogo. Gran parte delle manifestazioni in realtà, persino quelle ambientaliste del Friday’s for future, hanno lasciato rifiuti dietro di sé e questo ha spostato l’attenzione sui protagonisti, per cercare, con una certa soddisfazione pungente, di smascherare il loro impegno e demolirne l’autenticità. Il fatto che sia stato sicuramente qualcuno che ha inquinato ed inquina, al di là delle buone intenzioni sbandierate, in questo caso fortemente pubblicitarie, ovviamente, non deve oscurare la buona volontà e l’impegno di quelli che veramente credono nella propria causa e si impegnano seriamente. Indignarsi va bene e fa bene, ma quanti di quelli che si indignano poi non si comportano troppo diversamente da coloro che criticano? A me pare che si perda troppo tempo ed energia a puntare l’occhio e a voler cercare l’errore altrui, per criticare la singola persona o il movimento in questione, piuttosto che concentrarsi sul problema, sulle possibili soluzioni alternative e sull’analisi del proprio comportamento. Tutti noi, in vacanza, andiamo in spiaggia e impattiamo con la nostra presenza, ci mettiamo la crema e inquiniamo il mare, e qualcuno lascia magari anche dei rifiuti. Però la maggior parte di noi si dichiara molto attenta alla preservazione dell’ambiente. Siamo tutti, chi più chi meno, un po’ incoerenti. Sarà forse anche per questo che ci infastidisce tanto l’incoerenza altrui? Non difendo affatto Jovanotti e il suo tour, ma vorrei solo, qualche volta, che usassimo la stessa energia che adoperiamo nel criticare i passi falsi altrui, in positivo, per impegnarci maggiormente noi in primis a difendere ciò che vorremmo fosse rispettato dagli altri. 

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Pubblicato da Silvia Tarter

Bibliofila, montanara, amante della natura, sono nata tra le dolci colline avisiane, in un mondo profumato di vino rosso. La vita mi ha infine portata a Milano, dove ogni giorno riverso la mia passione di letterata senza speranza ai ragazzi di una scuola professionale, costretti a sopportare i miei voli pindarici sulla poesia e le mie messe in scena storiche dei personaggi del Risorgimento e quant'altro. Appena posso però, mi perdo in lunghissimi girovagare in bicicletta tra le abbazie e i campi silenziosi del Parco Agricolo Sud, o mi rifugio sulle mie montagne per qualche bella salita in vetta. Perché la vista più bella, come diceva Walter Bonatti, arriva dopo la salita più difficile.