Maurizio Agostini: cantautore in camice

Maurizio Agostini, ovvero, da dove cominciare? Calciatore per due anni nell’Aquila (squadra che ha fornito giocatori all’AC Trento); cantautore in una messa beat tradotta anche in Spagna e Portogallo; chitarrista-cantante e compositore nel Gruppo “Neruda”; laureato a Bologna in medicina e chirurgia, specializzato in psicoterapia; medico per 37 anni all’ospedale San Camillo di Trento; dirigente nella Acli provinciali, consigliere comunale a Trento; tra i fondatori del PD trentino, di cui nel 2009 diventa segretario; docente di Anatomia, fisiologia e medicina psicosomatica in corsi per operatori ospedalieri e nell’Università della terza età, ecc. Allora, pur correndo veloci a volo d’uccello, da dove iniziamo? Mi piace iniziare da un “volo”, che chi scrive ha raccontato nel libro Il romanzo del Monte Bondone (Curcu Genovese, 2007). Luglio, 1967: gli Agostini avevano a Prà dela Fava, sopra Candriai, una villetta. Racconta Maurizio: “Avevo quindici anni. Era il 26 luglio, giorno di Sant’Anna. Eravamo in casa perché faceva brutto tempo. Sentimmo un gran botto ma non ci rendemmo conto di cosa fosse successo. Arrivarono i vicini: ci chiesero se ci eravamo accorti che non avevamo più il tetto sopra la testa. Era volato via per una tromba d’aria planando sul prato sottostante… Il giorno dopo arrivarono gli operai per mettere il telone a copertura del soffitto. Sfuggendo i miei, volli salire anch’io sul tetto a guardare gli operai al lavoro. Ma il telone cedette e volai sotto. La mia fortuna fu duplice: caddi in piedi e sotto avevano da poco sgomberato il prato dalle travature irte di enormi chiodi. Sento ancora la voce del vicino, il dottor Aldo Zucchelli che era accorso: movi le gambe! Le mossi. E lui che esclamava: Alora el fil dela schena l’è salvo! Ero caduto cercando di ammorbidire l’urto con le braccia: l’avambraccio sinistro mi si spappolò. Il famoso chirurgo dottor Pazzi (quello che curò il femore rotto di Fausto Coppi nella caduta di Primolano) operandomi, contò quaranta frammenti d’osso…”. 

Con “I Trovatori”, 1969

Maurizio è nato a Mattarello nel 1952. I suoi genitori sono entrambi “matarèi”. Suo padre Guido, laureato in Lettere, divenne consigliere comunale e Direttore amministrativo del “San Camillo“. Gli Agostini si trasferiscono a Trento nel ’64, nel quartiere di San Giuseppe, ma Mattarello rimase sempre il loro paese. Negli anni adolescenziali Maurizio si appassionò alla musica pop, ascoltando sui “33 giri” gli Equipe 84, i Camaleonti, i Dik Dik, i Rokes… Con il grande amico Franco Grasselli (che diverrà Assessore al Comune di Trento), Paolo Pombeni (docente universitario e pubblicista) e Corrado Ziglio, anche lui docente universitario, tutti ragazzi di area cattolica, fondano i Trovatori. Vanno di moda le messe beat e i ragazzi della band trentina suonano in chiesa. Le Edizioni Paoline di Roma ne sentono parlare e fanno pubblicare ai nostri eroi un LP con 14 canzoni, a commento di una Via Crucis dal titolo: “Lui ha pagato per noi”. Vengono realizzate anche versioni in spagnolo e portoghese, tuttora in catalogo (per dire, forse sulle Ande qualcuno sta ascoltando le musiche di Maurizio).

Al Liceo (prima Arcivescovile e poi “Prati”, dove consegue la maturità) se la cava piuttosto bene, specie nelle materie letterarie. E trova anche il tempo di giocare al calcio nel torneo del Liceo. All’Università, Maurizio si iscrive a Bologna a Medicina, frequentando solo alcuni giorni alla settimana: gli altri è a Trento impegnato coi gruppi cattolici postconciliari e… con la morosa. Lei è Cristina Pevarello, insegnante. La sposerà nel 1977. Un matrimonio felice, perché avranno tre figli, Francesca, Giovanni e Beatrice e quattro nipoti. Fondamentale per aprirgli respiri ossigenanti è la sua amicizia con Piergiorgio Rauzi, allora cappellano a Mattarello e poi assistente della G.S., la Gioventù Studentesca con cui la Chiesa cercava di organizzare i giovani sull’onda del “Sessantotto”. Del 1978 è il suo incontro con il Gruppo Interpretativo “Neruda”, nato dieci anni prima all’inizio del mitico “68”. Il suo apporto come chitarrista, cantante e compositore è notevole e dà modo a lui di misurarsi con la forza e l’autenticità del dialetto. È con questo linguaggio che Maurizio presenta nel 1987 due brani all’auditorium di Trento, alla Rassegna per giovani cantautori “Pavanello”, la prima delle 23 edizioni. Lì presenta le due canzoni “La slàifera” e “Cantada co la chitara”, tratte dagli spettacoli del “Neruda”, quest’ultima divenuta negli anni la canzone-bandiera del Gruppo, dal quale egli non è mai uscito, nemmeno quando i turni di lavoro serali gli hanno impedito di partecipare agli spettacoli, ha continuato a dare il suo apporto come compositore. Ma non poteva mancare anche come esecutore nella sala Falconetto di Palazzo Geremia, dove il “Neruda” nel 2018 ha festeggiato il suo 50°. E così Maurizio ha guidato il Gruppo ad eseguire la mitica Cantada co la chitara: “Sona chitara sona / sta’ chì abrazzada a mi / me pol tradir na dona / ma no tradirne ti”. E poi, in chiusura: “Se ciapa forza e coragio a cantar / qualcos ensema se taca a cambiar.” 

Con l’amico Franco

In un personaggio così ricco ed eclettico, assieme alla componente artistica quella politica. Da quando aveva vent’anni è iscritto alle Acli, dove ha coperto innumerevoli incarichi: attualmente è consigliere provinciale, rappresentante nella Consulta provinciale per la salute e redattore della rubrica “Salute e società” nel mensile Acli Trentine. Dal 2000 al 2010 è stato consigliere comunale a Trento. È tra i fondatori del PD trentino e nel 2009 ne è divenuto segretario, per un anno un lavoro enorme, girando tutto il Trentino, con il telefonino perennemente occupato. 

Infine il settore professionale con, negli ultimi trent’anni, i corsi di insegnamento per ospedalieri e per la Terza età. In aggiunta, dal 2014 è nel Consiglio di amministrazione della Fondazione hospice trentino, un’organizzazione di volontariato che si prende cura dei malati terminali, nel cui ambito è membro del Comitato scientifico. E poi ancora…Ma il pezzo verrebbe troppo lungo. 

Chiudo con un aneddoto significativo e commovente. Col “Neruda” siamo nel Teatro San Marco a Trento, per la prima di quello che sarà il nostro spettacolo di maggior successo, dato anche all’estero per gli emigrati, la “Cantada dei emigranti”. Per quel recital Maurizio ha musicato anche la canzone “Ciucia el lat” che racconta di una coppia emigrata in Svizzera a cui nasce il primo figlio: “Ciucia el lat ciucia el lat / cressi vèi su en brao fiol / come na bela pianta en gardelin che canta…”. Alla prima assiste anche la moglie Cristina, assieme a sua sorella. Cristina è vicina al parto e le si rompono le acque. Per fortuna il tragitto dal Teatro San Marco all’Opedale San Camillo è molto breve e la sorella la accompagna a piedi, raggiunta poco dopo da Maurizio che nel frattempo ha concluso lo spettacolo. Due giorni dopo, l’8 dicembre, come nella canzone, nasce Francesca, la secondogenita…

La squadra di calcio della III D del Liceo Prati 1970
2009. Con Dario Franceschini e Alessandro Andreatta
Con Renzo Francescotti e gli altri a una serata del Neruda
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Pubblicato da Renzo Francescotti

Autore trentino dai molti interessi e registri letterari. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano. È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (1991) e Il pensiero dominante (2001), oltre che in antologie straniere. Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania. Come narratore, ha pubblicato sei romanzi: Il Battaglione Gherlenda (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); La luna annega nel Volga (Temi, Trento 1987); Il biplano (Publiprint, Trento 1991); Ghibli (Curcu & Genovese, Trento 1996); Talambar (LoGisma, Firenze 2000); Lo spazzacamino e il Duce (LoGisma, Firenze 2006). Per Curcu Genovese ha pubblicato Racconti dal Trentino (2011); La luna annega nel Volga (2014), I racconti del Monte Bondone (2016), Un Pierino trentino (2017). Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.