Andalusia da polaroid

Malaga. Paolo y Pablo miran hacia el infinito

Soy Paolo, soy periodista, soy humorista, soy turista. Recientemente estuve de vacaciones en Andalucía con mi mujer. E le pregunté al Director Pino si podía contarlo sobre Trentino Mese… Ecco. Ho iniziato goliardicamente questo pezzo così come si usa di questi tempi, per far capire che quello che seguirà non è un meticoloso diario di viaggio e nemmeno un serioso articolo storico sulla Spagna del sud. Il mio intento è invece quello di condividere tra il serio e il faceto un po’ di cose che ho potuto osservare in due settimane meravigliose passate con mia moglie in Andalusia, “in giro per cafeterie, cercando nuove Andalusie, Andalusie da polaroid, un po’ fugaci come noi”, usando le parole del genio insuperato di Sergio Caputo nella sua “España”. Ecco, facciamo conto che questo pezzo sia davvero una raccolta di polaroid semiserie scattate nelle bellissime Siviglia, Cordova, Granada, Malaga, Ronda e Jerez. Eccole qui di seguito, queste foto andaluse, tutte a colori! 

Iniziamo con il grande caos al superaffollato aeroporto di Bologna  confrontato due ore dopo con la calma trovata in quello naturalmente più piccolo di Siviglia. I 38 gradi secchi che ci accolgono in centro sono una meraviglia a confronto dei 30 umidi che ci sono dalle nostre parti. Le strisce pedonali in alcuni punti sono larghissime, segno che il pedone è considerato e questo lo si capisce dal fatto che se ci sei sopra, le macchine si fermano già parecchi metri prima. Nelle zone pedonali, dei teli che vanno da palazzo a palazzo a decine di metri dal suolo creano un’ombra senza la quale non andresti a passeggiare. Ma anche l’automobilista se la passa bene. In quindici giorni solo un tizio che mi seguiva ha suonato il clacson (però è vero che forse stavo andando troppo piano, anche più del mio “piano” consueto). Mille chilometri andalusi con l’auto a noleggio: 6 euro di autostrada. Trento-Bologna per prendere l’aereo e  Bologna-Trento al ritorno: totale 30 euro e 60 cent… E non è finita qui: parcheggio fronte mare a Torremolinos (Malaga): da ubbidienti pagatori di stalli turistici cerchiamo il cartello per sapere la tariffa oraria. Passa una coppia di spagnoli e lui ci dice: “no pagas, no estamos en Italia” al chè io gli rispondo felice: “Gracias, amigo!” 

Il miglior social network è una tavola con gli amici

Arrivati in spiaggia con i soldi in mano come da abitudini italiche chiediamo al gestore quanto costano due lettini con ombrellone e lui ci risponde: “Catorce euros. No te preocupes, no necesitas pagar ahora”. Stupiti scegliamo in prima fila un ombrellone e due lettini con materassini super comodi alti una spanna e solo dopo due ore passa il gestore con il pos portatile ed effettivamente gli diamo solo 14 euro. Tra gli ombrelloni a pagamento e il mare c’è parecchia spiaggia che è libera! (Prova in Italia a metterti con il telo mare sulla battigia…) Nei ristoranti i piatti sono in formato grande, mediano “y pequeño” (quest’ultimo formato si chiama tapas e ti permette di mangiare più cose diverse allo stesso prezzo, o quasi, del piatto completo). Poi per la serie facciamoci conoscere: in un ristorante all’aperto un anziano ha preteso di mangiarsi il panino portato da fuori, mentre chi stava con lui ordinava dal menù. Indovinate di che nazionalità era il paninaro in questione… 

Al rinfresco dopo un matrimonio, fuori dalla chiesa niente flute di spumante, ma tutti con la bottiglietta di birra in mano, sposi compresi che anzi, se la portano anche nella Mercedes che li accompagna al ristorante. Ad ogni angolo ci sono addetti autorizzati alla vendita dei biglietti della lotteria. In alcuni casi lo fanno anche i volontari della Croce Rossa. 

Poche cacche di cane per strada ed invece molte persone che si portano la bottiglia d’acqua per lavare dove Fido ha fatto la pipì, cosa questa che in Italia non ho visto succedere mai. Grande civiltà e apertura mentale dappertutto: coppie dello stesso sesso mano nella mano, per strada abiti e accessori tra i più vari e curiosi. Gentilezza e disponibilità nei bar e nei ristoranti ma anche tra le persone comuni alle quali ci è capitato di rivolgerci in un incerto inglese o in un altrettanto approssimativo spagnolo. E che bello fare la colazione salata con il pane tostato con sopra l’olio e il tomate accompagnati dal “café con leche” e dallo “zumo de naranja”. 

Cordova, Giardini Alcazar. I Re Cattolici incaricano Cristoforo Colombo di “scoprire” il Nuovo Mondo

Per quello che riguarda le case di abitazione: dappertutto si notano le bellissime maioliche in stile arabo che ci hanno fatto compagnia per tutto il nostro viaggio e che rappresentano benissimo la peculiarità dell’Andalusia: la “contaminazione” storica e culturale. Quella che la simpaticissima guida, che ci porta a visitare la Cattedrale e il palazzo dell’Alcazar (il palazzo reale) di Siviglia, definisce con dei paragoni divertenti e troppo azzeccati: “tiramisù”, ci dice indicando gli strati dei vari stili architettonici dei muri esterni della cattedrale, ognuno dei quali ricorda una diversa dominazione o gerenza che ha comandato in città. “Macedonia, tutti frutti”, dice poi per lasciare intendere quanto il risultato finale della attuale cultura andalusa sia la somma degli stili che si sono susseguiti nell’arco dei secoli. Sì, perché qui, dal 1000 avanti Cristo in poi, si sono succeduti fenici, greci, cartaginesi, romani, ebrei, visigoti, arabi, cristiani, francesi, dittatori spagnoli, fino ad arrivare alla repubblica, seppur con la presenza di un re. E chiunque qui abbia governato o dominato ha lasciato tracce di sé che si possono trovare nell’architettura, nella cultura, nella lingua, nella gastronomia, nel comune sentire della gente. E la conseguenza era che, ai tempi di Colombo, Siviglia aveva una potenza economica che nessun’altra città possedeva e che se volevi andare in America o in Africa era da qui che dovevi partire. Ma anche che Cordoba verso l’anno 1000 era la città più grande d’Europa con 250mila abitanti. 

La guida ci spiega che a differenza di quanto succede purtroppo spesso in altre nazioni al giorno d’oggi, per secoli in Andalusia hanno professato simultaneamente il proprio culto cristiani, ebrei e musulmani condividendo anche gli spazi: cattedrali, sinagoghe o moschee. Va detto che non sono state sempre rose e fiori, come si dice: qualche bella epurazione cristiana contro gli ebrei c’è stata da parte dei cosiddetti “re cattolici” Isabella e Ferdinando. E bisogna ricordare anche che Napoleone, nel suo passaggio oltre a radere al suolo qualche moschea, ha fatto anche dello “shopping”, portandosi a Parigi un bel po’ di opere d’arte, come del resto è capitato da noi in Italia. E la guida ci racconta anche che alla fine in Spagna quelli che innalzavano edifici religiosi o modificavano gli stessi cambiandone lo stile in base alla religione di provenienza, erano sempre quelli che avevano i soldi. E questo si vede chiaramente nella Mezquita, la meravigliosa moschea di Cordova che ha al suo interno una cattedrale cristiana, accettata dai musulmani anche perché per loro è stata a costo zero. Ma non serve andare così indietro nel tempo per trovare questa modalità: “Quando nel 2019 ci fu il matrimonio di Sergio Ramos, il forte difensore ex Real Madrid ed ora nel Siviglia”, ci racconta la guida, “la futura coppia di sposi voleva, pagando s’intende, che nella cattedrale di Siviglia ad ogni colonna venisse appeso un drappo con il disegno di un unicorno. Il vescovo disse che non se ne parlava nemmeno. Il giorno della cerimonia gli unicorni sulle colonne c’erano…”. Vabbè, ogni mondo è paese. Tanto per dirne una, nella stanza dove Re Pietro I di Castiglia si ritirava a pregare rigorosamente da solo per due ore c’era una porticina segreta che attraverso un tunnel sotterraneo portava al luogo d’incontro con una “ballerina”. 

Nelle cattedrali ma anche nelle iconografie cittadine, sia nelle statue che nei dipinti, si dà una grande importanza alla storia ed alla figura di Maria, la mamma di Gesù, e suo figlio molto spesso è ritratto non in croce ma sorridente e benedicente. Un’altra curiosità riguarda Cristoforo Colombo: nella cattedrale di Siviglia c’è la sua tomba e qualche anno fa alcuni esperti con la prova del DNA hanno appurato che lì dentro vi sono i resti di dieci persone tra le quali alcune donne e che l’unica parte del corpo dello scopritore delle Americhe è la falangina di un dito. 

Ok, ecco di seguito le nostre ultime polaroid: quelle che ci ricordano le sue colline, tanto simili a quelle toscane, con ulivi a perdita d’occhi (magicamente risparmiati dagli insetti che in Puglia ne hanno uccisi a migliaia) e con le balle di fieno che sotto lo schiocco del sole luccicano come lingotti d’oro. Gracias por todo España!

Granada. L’interno di una casa grotta gitana sul Sacromonte

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Pubblicato da Paolo Chiesa

Scrittore, giornalista e autore comico. Vive in Trentino con una moglie, una figlia e un gatto. Il diploma di geometra gli è servito per capire di voler fare altro, infatti lavora come educatore in una Cooperativa Sociale per persone diversamente abili. Gioca a calcio nella squadra dei "Veci Fuoriclasse" dell’oratorio. La sua passione per la scrittura lo spinge, ormai da qualche anno, ad alzarsi la mattina presto prima del lavoro per mettersi davanti alla tastiera del computer. Ha pubblicato racconti su periodici e quotidiani, collabora con riviste tradizionali e online ed è autore di testi per il cabaret e la televisione. Anima eclettica, spazia tra racconti noir, satira politica e comicità del quotidiano.