“Vatican Girl”. Ricordando Aurelio

Giugno 1983: una ragazza di quindici anni che viveva nella Città del Vaticano scompare nel nulla, aprendo un mistero che attraversa quattro decenni di storia tra intrighi internazionali, Chiesa e mafia. 

Lei è Emanuela Orlandi la protagonista – suo malgrado – della nuova docu-serie “Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi” lanciata da Netflix lo scorso 21 ottobre. Una produzione alla quale ha lavorato a Londra il regista e autore trentino Aurelio Laino nel periodo che ha preceduto la sua scomparsa nel novembre di due anni fa. “Vatican Girl” infatti è stata ideata e sviluppata da Aurelio Laino insieme al regista e autore Mark Lewis per la pluripremiata società di produzione inglese Raw. 

Il caso legato al nome di Emanuela Orlandi ha colpito tutta Italia, èd rimasto insoluto per 39 anni restando uno dei grandi misteri in cui è avvolto il nostro Paese. La docu-serie “Vatican Girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi”, in quattro episodi racconta in modo dettagliato questa storia coinvolgente attraverso nuove interviste con la famiglia Orlandi e con testimoni che non avevano mai parlato prima. Nel corso dei 4 episodi, queste nuove voci dipingono l’immagine di un’oscura rete di segreti tenuti nascosti ad ogni costo. La serie è condotta dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, e dal giornalista Andrea Purgatori, che ha seguito il caso sin dall’inizio. Aurelio Laino aveva creduto fin dall’inizio nelle potenzialità di questa docu-serie che ora si trova nel catalogo del più grande servizio di intrattenimento in streaming del mondo, con 221 milioni di abbonati paganti in oltre 190 paesi. La serie ha poi preso forma nella scrittura, insieme a Laino, e nella direzione di Mark Lewis (vincitore di un Emmy per la docu-serie Don’t F**k With Cats: Hunting an Internet Killer) con la produzione Chiara Messineo, mentre Tom Barry e Dimitri Doganis sono i produttori esecutivi per Raw. 

Aurelio Laino 

Aurelio Laino aveva investito le sue ultime energie creative in questo progetto che ha trovato ora un’importante ribalta catodica. “Vatican Girl: la scomparsa di Emanuela Orlandi” è il suggello di una carriera terminata troppo presto a causa di una malattia incurabile di un ragazzo che partito da Trento e dalla fondazione della sua casa di produzione indipendente “Decima rosa” si era poi stabilito a Londra, per fondare la casa di produzione indipendente “Freeside Films” e cominciare a collaborare a progetti di caratura internazionale come questo diventato realtà. Del percorso artistico di Aurelio, per noi che abbiamo avuto l’occasione di conoscerlo, ci sono tantissime cose da raccontare: dalla sua passione per la batteria tradotta in diversi progetti sonori, alla creazione (da presidente dell’ASI Leonardo l’associazione degli studenti di Ingegneria), della Festa di Mesiano fino al ruolo di regista legato a opere rock legate alla creatività trentina come “The Wall” dei Pink Floyd e “Tommy” degli Who. 

Dopo aver raccolto numerose esperienze di primo livello in teatro, dai tour nazionali con i propri lavori al ruolo di assistente del regista napoletano Tato Russo, punta sulla sceneggiatura e la produzione video, lanciando la casa di produzione indipendente “Decima Rosa”. Nel 2010 si trasferisce in maniera definitiva in Gran Bretagna e a Londra completa la sua formazione con il diploma in regia e sceneggiatura presso la «London Film Academy», dove in seguito diventerà docente. Sempre a Londra da vita alla casa di produzione “Freeside Films”. 

Come racconta il fratello Guido: “Anche quando più tardi la sua carriera decolla, Aurelio non rinuncia mai a coltivare la sua vocazione maggiore, quella di lavorare con i giovani e cercare di trasmettere le sue conoscenze, ma soprattutto il suo contagioso entusiasmo per la narrazione visiva. Negli anni è stato non solo docente, ma soprattutto consigliere e punto di riferimento per moltissimi giovani artisti, tra cui attori, scrittori e filmmaker”. 

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Pubblicato da Fabio De Santi

Classe 1967, si nutre fin da ragazzo di musica e passione per la scrittura con particolare dedizione alle pagine di Vonnegut, Dagerman e Cèline. Scrive dalla metà degli anni '90 per il quotidiano l'Adige e da tempo quasi immemore collabora con Trentinomese. Frequenta le onde radio dagli anni '80 con diversi programmi fra cui quelli proposti su Radio Rai Regionale dove da spazio alla scena musicale trentina cosi come accade sulle pagine del nostro mensile.