“Stai attento perché New York ti cambia” mi confida Sara Fruner, la collega scrittrice che era presente alla presentazione del mio libro. “D’ora in poi sarà il tuo goniometro, la tua bilancia. Ci misurerai tutto”. Ahia, se mi ci metto un po’ a pensare lo temo non poco.
Soprattutto se penso a chi oggi è arrivata in città, direttamente da un altrove, dal cosmo delle storia perdute che però pretendono attenzione. Non ha certo preso un aereo, né una nave. Nel 2017, due particelle di luce sono state trasmesse alla distanza di oltre 1.200 chilometri rimanendo correlate e assumendo l’una le caratteristiche dell’altra.
A questo pensavo al mattino, passeggiando tranquillamente lungo il Liberty State Park, una riserva naturale che si affaccia sulla Liberty Statue, su Ellis Island, Brooklyn e naturalmente la skyline di Manhattan. Che impressione osservare tutto immerso nel più completo silenzio, in una irreale solitudine. I grattacieli non sono più ardite architetture atte a contenere migliaia di persone, ma monoliti piovuti dallo spazio profondo e piantatasi nel terreno dell’isola. La Statua della Libertà mi fa pensare ad un reperto di un’antichissima civiltà. Mentre da Ellis Island, costruita con i detriti degli scavi della subway tra il 1890 e il 1930 e che era il principale punto d’ingresso per gli immigrati che sbarcavano negli Stati Uniti, da quelle case basse arrivano come dei sussurri, nomi, richieste di aiuto da parte di anime dimenticate che vorrebbero anche loro che raccontassi la loro storia.
All’Istituto Italiano di Cultura, un gruppo di ospiti arriva addirittura in autobus. Massimo Sarti mi accoglie molto cordialmente. Di più: a giudicare da come “ha ridotto” la sua copia de “La manutenzione dell’universo” non si dev’essere limitato a leggerlo solamente. Q quanto mi dice ne è rimasto profondamente affascinato. Lo confessa anche al pubblico che affolla la bellissima sala al secondo piano del 686 di Park Avenue, raccolta in un silenzio denso, quasi liquido. L’avventura di questo mio libro passa dunque anche da New York City. Così era scritto che avvenisse probabilmente, in qualche curioso libro del destino o qualcosa del genere. Quanta emozione, alla fine, travolto dalle domande e dalle richieste dei lettori (non mi hanno lasciato bere nemmeno un goccio di prosecco…) nel constatare come le vicende della mugnaia di Capriana stiano avendo un’eco perfino qui, nel Nuovo Mondo. Anche grazie alla storia di vita del Cav. Giulio Picolli che, da me sollecitato, finalmente si lascia andare alla sua commossa testimonianza.
Mentre lui parla io mi sento investito di un compito ben preciso, “profetico” direi, se non facesse ridere me per primo.
A incontro finito esco su Park Avenue e respiro l’aria della sera. I grattacieli mi sovrastano, inquietandomi. Ehi, voi, spilungoni: davvero vi preparate a cambiarmi la vita?