Fabrizio Moro, ovvero quando l’artista e la persona sono un’unica cosa, quando la qualità è alta e le emozioni fortissime. Nel suo ampio palmares la vittoria al Festival di Sanremo nella sezione Giovani con un motivo “ Pensa” che ha fatto scuola e la vittoria nella categoria Big insieme ad Ermal Meta con “Non mi avete fatto niente”. Canzoni sempre attuali e intense come “Libero”, “Eppure mi hai cambiato la vita”, “Il senso di ogni cosa”, “Portami via”, “Sei tu”, in un percorso di grande coerenza. Nel 2024 il nuovo singolo “Maledetta estate”, il tour “Una vita intera” che ha portato a Trento il 12 luglio alla Music Arena all’interno del Trentino Love Festival.
Come ti sei trovato nella nostra regione?
Ho fatto tantissimi concerti dal 2007 ad oggi ma questo di Trento è un contesto bellissimo dal punto di vista del live, un bellissimo palco, una bellissima platea, un bellissimo backstage, tutto fantastico. Non lo dico per circostanza perchè ho visto tantissimi posti ma raramente vedi un organizzazione così.
Come vedi il tuo momento artistico?
Mi sento molto realizzato e questa cosa mi ha tolto un po’ di verve, quella che avevo inizialmente per potermi realizzare è un po’ scesa e sto cercando di ritrovarla, sinceramente mi sento realizzato ma non fino al midollo.
Come vivi il contatto con il tuo pubblico?
Vivo di questo perché il contatto con le persone è la cosa che mi dà più soddisfazione nella vita, oltre all’energia, è la cosa che mi rende più felice. Se non avessi il contatto con la gente sicuramente mi ammalerei di depressione, le persone mi danno tanta di quella la forza per continuare questo mestiere particolarmente difficile perché spesso si vede sempre e soltanto il lato luminoso ma non è così. La gente , le persone ti danno coraggio e se venisse a mancare questo, mancherebbe tutto. Il rispetto per il pubblico è una cosa a cui tengo molto perché i ragazzi che mi seguono fin dall’inizio o che ho incontrato durante il percorso sono gli animi che mi hanno poi permesso di trascrivere la mia vita in maniera diversa forse migliore da come la immaginavo, quindi il rispetto per loro è profondissimo, un bene immenso.
La rabbia c’è ancora?
E’ cambiata perché non tanto per il tempo che passa ma per quello che vivi. Dopo essere diventato papà, quel tipo di rabbia che inizialmente mi spingeva a scavalcare i muri insormontabili si è un po’ affievolita, ma rimane dentro di me, nel mio carattere, nel sangue, prima era troppa, tanto che mi sono dato le zappate sul piede da solo. Ma dentro il mio essere continua a circolare e cerco di trasmetterla nel modo giusto.
Da cosa deriva questa tua vicinanza agli artisti più giovani?
Ho fatto una lunga gavetta e mi metto spesso dalla parte dei più giovani e di chi si affaccia a questo lavoro e a un mondo complicato come il nostro e mi viene istintivo essere loro amico con qualche metro di strada percorso in più. E’ successo con Niccolò (Ultimo), con Guido (Il Tre), ci vuole attenzione a chi ci prova, per me è fondamentale.
Il tuo prossimo album uscirà nel 2025. Qualche anticipazione?
Sarà un disco dalle sonorità molto crude, mi ha ispirato l’atmosfera di un posto in cui ho vissuto durante la fine della mia adolescenza verso i 20, 21 anni e ci sono ritornato per preparare le canzoni. Sono sicuro che arriverà un lavoro intenso e particolarmente ispirato perché è una fase della mia vita nella quale stanno succedendo tante cose belle. Ho scritto trenta canzoni e ne dovrò scegliere quindici.
Ti ho incontrato la prima volta a Sanremo 2000. Come è cambiato Fabrizio Moro in questi anni?
Per raccontarti i cambiamenti ci vorrebbe un libro intero e se bastasse. Avrei tante di quelle cose da dire e scrivere, ma credo che fino ad oggi ho fatto una strada importante, ho conosciuto tanti colleghi che sono nati insieme a me e hanno avuto percorsi meno fortunati del mio, vedo come è cambiata la loro vita e oggi mi sento un uomo più che fortunato e quindi rispetto a quando mi hai incontrato la prima volta, Fabrizio è un uomo felice.