Enzo Mazza: inseguendo nuovi talenti

Foto di Giuseppe Facchini

Enzo Mazza è Amministratore Delegato (C.E.O.) di F.I.M.I. la Federazione Industria Musicale Italiana. Laureato in Scienze politiche, inizia la propria attività come addetto stampa presso un importante istituto bancario. Dopo un’esperienza in agenzia di pubbliche relazioni diventa responsabile per l’Italia di BSA, Business Software Alliance, l’associazione mondiale dei produttori di software. Nel 1996 viene nominato Segretario Generale di FPM, la Federazione contro la Pirateria Musicale; dal 1998 al 2013 ha ricoperto rispettivamente i ruoli di Direttore Generale prima e di Presidente poi, ed oggi è CEO di FIMI, la Federazione dell’Industria Musicale Italiana. Presiede inoltre il Comitato Proprietà Intellettuale della Camera di Commercio Americana in Italia e nel 2010 è diventato Presidente di SCF, società leader nella gestione del diritto connesso.

Quali i compiti di F.I.M.I.? 

La F.I.M.I. è una federazione di categoria, appartiene al mondo di Confindustria e l’attività è improntata oltre alla rappresentanza del settore soprattutto sulla costruzione di una immagine e di una definizione di quello che è il ruolo più importante dell’industria discografica rispetto al mercato. Le aziende che sono associate  sono aziende che producono innovazione, creatività e investimenti sugli artisti e quindi creano quel sistema di sviluppo di nuovi talenti perché diventino successi nazionali e internazionali. Il principio su cui si basa il nostro lavoro è quello di fare in modo che queste evidenze vengano chiarite e presentate al pubblico non solo degli addetti ai lavori ma soprattutto al pubblico esterno, cioè al decisore politico, la stampa, gli accademici e che questi riconoscano l’importante ruolo che l’industria discografica ha nello sviluppo della cultura musicale nel nostro paese.

Come si è evoluto questo ruolo nel tempo?

La FIMI ha attraversato quella che è stata l’evoluzione digitale di questo settore, nel 1999 quando ha cominciato a cambiare questo mercato che era prevalentemente fisico. Prima si è affrontato  il tema della pirateria digitale e delle piattaforme che consentivano di copiare musica fino alla nascita di quelle  legali. Tutto questo è stata la vera trasformazione digitale del settore, forse il primo che ha attraversato questa grande rivoluzione, questo grande tritacarne che ha cambiato e trasformato questo mondo, da un mondo di plastica a un mondo liquido e digitale che è tornato a crescere.

E’ stato anche un momento di forte crisi.

La questione sostanziale è che ci si è trovati di fronte alla rivoluzione che ha cambiato tutti i parametri, sia quelli produttivi che artistici e quindi vi è stata una prima fase molto complessa, di crisi anche strutturale e le aziende hanno dovuto ridurre il personale, ci sono state fusioni, perdite di fatturato anche rilevanti. In questo contesto FIMI ha cercato sempre di accompagnare questo cambiamento e aiutare le aziende ad affrontare la trasformazione. Le aziende hanno fatto così fatto un percorso che ha portato alla nascita di nuovi modelli di business e contenuti, alla nascita di piattaforme con le quali affrontare questo cambiamento. Importante anche il nostro ruolo sul piano legislativo perché le normative sono cambiate e questo deve essere accompagnato da un equilibrio tra chi produce contenuti, chi li distribuisce e le piattaforme.

Quale il ruolo attuale dei discografici?

L’industria discografica in questo momento è un partner degli artisti, sembrava per qualcuno che gli intermediari non fossero necessari e si è dimostrato che non è vero, dietro la produzione culturale e gli artisti è fondamentale avere un partner che ha la conoscenza di questi mondi per fare in modo che questo favorisca la crescita dell’intero settore. Le case discografiche da un lato sono investitori, di contenuti e attività, dall’altra sono produttori di servizi che consentono all’artista di usare al meglio queste nuove piattaforme distributive , sia social che tradizionali e cambiando il ruolo il mercato è tornato a crescere e a portare ricavi importanti.

Quali le prossime sfide?

Quelle tecnologiche, ci avviamo verso una nuova evoluzione che è quella dell’intelligenza artificiale e dobbiamo fare in modo che il ruolo degli artisti e di chi produce rimanga centrale. Se fosse sostituito avremmo una fase molto complessa e i consumatori non riuscirebbero a capire chi ha creato un certo contenuto ed è importante presidiare questo segmento perché i diritti vengano riconosciuti e che la creatività sia salvaguardata.

Le classifiche F.I.M.I. sono le più attendibili. Come sono impostate?

Sono frutto anche loro della trasformazione del settore, hanno sempre misurato le vendite dei dischi adesso anche lo streaming e il download e fanno in modo che la rappresentatività di musica venga fotografata nel modo migliore. Abbiamo la parte digitale fisica e vengono sviluppati degli algoritmi di conversione per fare in modo che tutti questi pesi consentano di avere un valore e un volume di vendita che sia rappresentativo di questi canali. Attraverso JFK realizziamo le classifiche settimanali e soprattutto le certificazioni come i dischi d’oro e  di platino, uno strumento per misurare il successo e che gli artisti apprezzano.

Il mercato discografico è sempre più veloce.

Il mercato è molto veloce, sono tantissime le novità che ogni settimana vengono caricate su Spotify a migliaia e l’offerta è enorme, non vi sono barriere all’ingresso, qualsiasi artista o casa discografica può caricare. E’ aumentato il consumo di musica ma è più difficile emergere per un artista all’interno di questa enorme quantità di contenuto a disposizione  e lì subentra il ruolo della casa discografica che accompagna l’artista verso il successo.

E l’occupazione in questo settore?

Sono occupati tanti giovani, anche questo frutto del cambiamento e della nuova tecnologia. Vi è stato un ricambio generazionale della forza lavoro che ha portato nuove competenze che prima non c’erano.

L’incidenza del Festival di Sanremo nel settore è cambiata?

Sanremo è tornato ad avere un ruolo importante, la scelta del cast è vicina ai consumi discografici, i gli artisti che vendono di più son quelli che hanno partecipato al Festival come lo scorso anno con la canzone “Brividi” e questo è un segnale forte così come lanciare giovane talenti e su questo c’è un attenzione particolare di Amadeus e nei rapporti con F.I.M.I. in modo che siano presenti e che possano avere il migliore supporto. Il settore sta tornando a crescere grazie al digitale e lo streaming è diventato centrale nell’economia di questo mondo. Gli artisti dopo pochi minuti sono presenti sulle piattaforme e hanno un riscontro immediato ed è una grande innovazione rispetto al passato, quello di ascoltare e acquistare i brani nel momento stesso in cui sono diffusi in televisione.

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Pubblicato da Giuseppe Facchini

Giornalista, fotografo dello spettacolo, della cultura e dello sport, conduttore radiofonico. Esperto musicale, ha ideato e condotto programmi radiofonici specialistici e di approfondimento sulla storia della canzone italiana e delle manifestazioni musicali grazie anche a una profonda conoscenza del settore che ha sempre seguito con passione. Ha realizzato biografie radiofoniche sui grandi cantautori italiani e sulle maggiori interpreti femminili. Collezionista di vinili e di tutto quanto è musica. Inviato al Festival di Sanremo dal 1998 e in competizioni musicali e in eventi del mondo dello spettacolo.