“Istruitevi, Agitatevi, Organizzatevi!” Ma tutto tace

I “cugini” francesi hanno iniziato a scendere in piazza lo scorso gennaio, per protestare contro la riforma delle pensioni, che vedrebbe l’età pensionabile aumentare a 64 anni rispetto agli attuali 62. La Francia, vogliamo ricordarlo, ha l’età pensionabile più bassa di tutta Europa e spende più di tutti gli altri Paesi sulla voce delle pensioni. Bello finché è durato, ha detto Macron: l’aspettativa di vita è aumentata, tocca allungare il tempo di lavoro. Più di 100mila persone sono scese in piazza a Parigi per protestare, diverse centinaia sono state arrestate. 

Ora, in barba a chi ha scritto “la fine della storia” (Francis Fukuyama nello specifico) sostenendo che dopo la civiltà moderna non ci sarebbe più stato niente da aggiungere, è evidente che nel nostro mondo la storia non è finita e protestare è ancora uno dei mezzi con cui le persone provano ad arginare il potere incontrastato sulle loro vite. Attualmente, nel mondo, oltreché in Francia, stanno protestando in Turchia, per la mala gestione del terremoto; in Sri Lanka, per la cancellazione delle elezioni; in Portogallo per il carovita; in Germania, per l’invio delle armi in Ucraina; in Israele, per la riforma giudiziaria; In Colombia, per le sgradite riforme socio-economiche… Nei mesi precedenti, forme di proteste hanno toccato un po’ ogni angolo del pianeta. E in Italia? Abbiamo protestato l’ultima volta nel giugno del 2022, per il clima. Ma il punto non è solo il “quando”, ma anche il “come”. Se le proteste sopra elencate vedono la partecipazione di migliaia di persone, l’ultima protesta italiana è stata nell’ordine di poche centinaia di partecipanti. 

Allora, perché non ci muoviamo? Antonio Gramsci lo aveva persino raccomandato: Istruitevi, Agitatevi, Organizzatevi! Ma tutto tace. Dov’è l’energia per dire no alle decisioni che calano dall’alto sulle nostre teste come spade di Damocle? Ce ne sono state tante in questi anni…

Ma la verità è che quell’energia semplicemente non c’è. Se si guarda il dato demografico dei Paesi che tendono a scendere in piazza, si tratta per lo più di Paesi giovani o per lo meno non così vecchi. L’età media in Francia è di 41 anni. In Italia 45. La Francia è per il 18% composta da giovani, L’Italia per appena il 12%. Sono differenze significative. Poi c’è il dato culturale. In Italia abbiamo uno strano rapporto con lo Stato: un po’ cerchiamo di fregarlo, un po’ lo temiamo. Ma non ci fidiamo, dunque non gli diciamo ciò che pensiamo.

Abbiamo dimostrato che possiamo adattarci a tutto: a convivere con le mafie, ai governi tecnici, agli stipendi tra i più bassi d’Europa, ad andare in pensione a 67 anni e più.

È la resilienza, bellezza! O è solo che ci piace stare a guardare? Il filosofo Byung -Chul Han chiama “democrazia degli spettatori” una società popolata da spettatori e consumatori, che si scandalizzano per un attimo, ma poi non agiscono. Chissà che non stesse parlando proprio di noi.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Sara Hejazi

Cittadina italiana e iraniana, ha conseguito un dottorato di ricerca in Antropologia culturale ed Epistemologia della Complessità. Accademica, scrittrice, giornalista, collabora con molte università e fondazioni italiane oltre a scrivere su diverse testate. Ha pubblicato i saggi L’Iran s-velato. Antropologia dell’intreccio tra identità e velo (2008), L’altro islamico. Leggere l’Islam in Occidente (2009) e La fine del sesso? Relazioni e legami nell’era digitale (2017). Il suo ultimo libro è “Il senso della Specie” (Il Margine 2021).