Intelligenza artificiale? Dimmi tre parole: sole cuore amore

Eccoci ad agosto e un libro spesso accompagna le vacanze. C’è qualcosa di nuovo che riguarda questo nostro amico: la cosiddetta Intelligenza Artificiale, entrata già profondamente nella società soprattutto per le implicazioni economiche, prospetta ora aspetti imprevedibili in molti settori. Una delle capacità che ha colpito il grande pubblico è quella di creare “testi” anche molti specifici con qualsiasi contenuto. 

Una app tra le più note è chiamata Chat Gpt, acronimo di Generative Pre-trained Transformer, un sistema che, come il nome fa intuire, genera un’apparenza (di soggetto, di discorso, ecc.) preaddestrato. In sostanza, a fronte di parole chiave o di un tema proposto, invece di presentare tutti i testi che ne trattano, il sistema cerca nella propria memoria gli accostamenti delle parole usate e costruisce in pochissimi secondi una risposta basata su ciò che l’essere umano ha sino ad allora prodotto in replica a contesti simili. Se io chiedo del cielo in relazione a una passeggiata, la macchina vi abbinerà i termini “azzurro” oppure “plumbeo” o “piovoso” o magari altre locuzioni tipo “a braccetto” o “con il cane”, perché di solito la si racconta così. Con uno strumento tarato sulla narrativa, detto in inglese un “Narrative device”, diventa facile costruire una storia. È una versione su scala gigantesca del semplicissimo refrain “dimmi tre parole: sole cuore amore”. Parte dal presupposto, vero, che la stragrande maggioranza delle cose che diciamo non sono che una variante di cose già dette da altri.

Il motore è matematica “trattata”. Non sono combinazioni a caso, che sarebbero infinite e prive di senso, ma statistica applicata. La logica è un po’ la stessa del computer che gioca a scacchi: vince perché ha imparato tutte le partite. Ma si dice che c’è una differenza: il computer vince perché le emozioni non entrano negli scacchi, mentre nei libri sì. Quindi nessuna macchina potrà mai inventare qualcosa di nuovo o creare un’emozione. Non direi.

Esistono diversi esempi di incipit di racconti d’ogni genere scritti dalla intelligenza artificiale. Alcuni sono palesemente un insieme di frasi fatte, incapaci di suscitare un’emozione. Ma il sistema è un illusionista trasformista e può usare le tecniche raffinatissime del marketing le quali sanno perfettamente come indurre le emozioni. E si sa che le emozioni sono più di un sentimento, sono il motore della Storia. Guidano da sempre l’agire umano molto più della logica. Le ideologie, tra cui rientrano anche le religioni, vi si fondano e sono sempre state usate per dirigere e cambiare il mondo.

L’universo letterario vi pesca a piene mani, raccontando non solo quanto di bellissimo o di spaventoso l’Uomo abbia messo in opera, ma ancora di più le paranoie immaginate e scritte. Non è vero dunque che la macchina non ha emozioni. Ha a disposizione una quantità quasi infinita di emozioni altrui. Per farle proprie non ha che da scegliere.

E niente impedirà a una macchina di accostare emozioni potenti a proposte di atti rivoluzionari, come l’essere umano ha sempre fatto. Se l’Uomo insegnerà alla Macchina a muoversi come egli ha sempre fatto, in breve tempo questa comincerà a reinventare il mondo. Il vero timore non è che la Macchina segua una logica aberrante per combinare malanni: basta che imiti la mente umana.

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Pubblicato da Stefano Pantezzi

È nato a Rovereto nel 1956 e cresciuto a Trento, vive a Pergine Valsugana. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna, è avvocato da una vita. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Come una nave d’acqua” (2018) e alcuni racconti in antologie locali. “Siamo inciampati nel vento” (Edizioni del Faro) è il suo primo romanzo.