A 50 anni sono troppo vecchia per essere felice?

Ciao Marlene,

qualche considerazione sul popolo dei 50enni e oltre che, per varie ragioni, si trovano in una condizione di isolamento sociale. Questo capitale umano viene largamente impiegato nelle associazioni di volontariato cattoliche e non, che vedono in questa parte della popolazione una risorsa a costo zero. Cosa può interessare a una rubrica del cuore di tali discorsi? Poco o nulla, se non fosse che, come saprai, attorno a questo disagio ruotano personaggi ambigui (cartomanti, agenzie matrimoniali, truffatori sui social network…) che spesso sfruttano la buona fede delle persone sole. Anche chi scrive (purtroppo!) vive tale condizione. Nei periodi non lavorativi, di festività o vacanza è difficile trovare dei momenti sereni.  A 50 anni sono troppo vecchia per essere felice? Per fortuna sto per partire per una piccola vacanza in montagna, ma, come si dice, “la testa non la puoi staccare”. Grazie per il tempo che mi hai concesso.

Un caro saluto, Marzia

Cara Marzia,

In ogni punto del globo vivono donne e uomini e sono anche felici. Gli eschimesi vivono in una terra dove d’inverno il termometro segna anche cinquanta gradi sotto zero. Abitano in capanne di neve, gli igloo, dove le pareti sono di ghiaccio e la temperatura corrisponde a quella di un buon frigorifero. In queste condizioni gli eschimesi di innamorano e mettono anche su famiglia.

Nella Guiana francese il termometro sale anche a cinquanta sopra lo zero, è il caldo umido della foresta equatoriale. Gli indiani Rukuyen in quelle impenetrabili foreste acquitrinose s’innamorano, formano famiglia e muoiono di malaria o di lebbra.

L’isola di Desolacion, nello stretto di Magellano, è una terra stepposa, che non dà nulla e dove non c’è nulla. Ma l’uomo c’è. Uomini e donne dalla pelle color mattone, seminudi e tremanti di freddo per i gelidi venti che battono continuamente la loro terra, s’innamorano, formano famiglia, pescano, hanno anche loro momenti di intensa felicità e poi muoiono.

La vostra prima idea potrebbe essere quella di prendere questa gente e portarla in paesi più accoglienti. L’esperimento è stato fatto: eschimesi, indios, figiani, sono stati trapiantati nei nostri paesi civili e temperati e messi a convivere nelle nostre comode case. Non è vero che si siano corrotti o che siano morti di nostalgia, semplicemente non sono stati più così felici come a casa loro.

Ogni luogo del mondo è abitato e in ogni luogo del mondo l’uomo può essere felice. Questa è una grande potenza, di riuscire ad essere felice dovunque la sorte lo abbia fatto nascere. Non dobbiamo perderla. Bisogna ricordare che la felicità è una scelta. Potete rimanere sempre nel vostro paese o viaggiare tutta la vita, questo ha una relativa importanza. Fondamentale è che portiate con voi la voglia di vivere, la gioia della vita. Allora, anche se siete nati o costretti a vivere nell’Isola di Desolacion, vi troverete benissimo.

Scrivi anche tu a Marlene!

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