Le invasioni barbariche? Non sono mai così delicate

In tema di turismo, nel Trentino siamo al punto di svolta. Abbiamo valli e località che, diventando mete suggestive, subiscono spesso invasioni barbariche, che non sono mai delicate come la farfalla vorrebbe. Non vi è dubbio che, pur animando angoli suggestivi e romantici, queste invasioni creino disturbo, fastidio ed a volte persino una vera e propria ordinanza di sfratto nei confronti di chi non era certamente pronto e predisposto a un cambiamento così pesante e netto.

Le nuove tendenze del turismo sembrano mettere sul mercato emozioni, novità e bizzarrie da luna park. Alcune di queste trovate sono un boato frastornante nel silenzio della solitudine, un’iniezione di adrenalina e brividi, capaci di produrre e alimentare le paure indotte che certi luoghi e opere possono trasmettere.

Flavio Faganello, con le sue fotografie in bianco e nero, catturava i silenzi delle valli, i lavori umili e i resistenti delle terre alte. Le attività di sopravvivenza, fatte di genio e artigianalità, rappresentavano una lotta continua per sopravvivere. Le soluzioni geniali adottate per assicurarsi radici salde portavano a un benessere felice, in simbiosi con una natura severa e dura.

Il Trentino moderno, quello proposto per respiri profondi, per le sciate che sanno sprofondare nella neve che sembra panna montata, quelli delle bici d’acrobazia che passano da una cima di Lavaredo all’altra con tre colpi di reni, quello che mette le mele a dormire in grotta fresca per portarle poi con la funivia sulle tavole di tutto il mondo, quello che ha reso plastico e visibile lo slogan di Mike Buongiorno per la buona grappa Bocchino, da bere sempre più in alto.

Ora, anche da noi la quota alta è un’esigenza, una realtà con cui fare i conti. Salire per poter trovare una neve vera o un luogo sufficientemente freddo dove spararla senza mai però chiamarla ‘finta”. Il turismo che cambia ci dice però che il Trentino piace comunque. La settimana si è ridotta a qualche giorno, i caroselli dello sci sono comunque pieni e l’indicatore del successo è dato dalle file d’attesa per imbarcarsi, il tutto esaurito per quanto riguarda le sistemazioni dove dormire, e colonne di veicoli per raggiungere le località. Poi, pochi giorni dopo, tutto sembra svuotarsi.

È strana questa cartina di misurazione del successo attrattivo ed economico del turismo, che se non è proprio così, si chiama crisi! Eppure alcune valli, alcune località, sembrano irrequiete e denunciano qualche fastidioso disturbo. C’è troppa confusione e disequilibrio, troppa scenografia del piacere per un attimo e una vita quotidiana limitata.

Ecco, tutto questo fa testo. Chi ama il successo, anche nelle politiche turistiche come attività economica da rilanciare, non ha che l’imbarazzo della scelta, anche senza la vista sul Catinaccio o il Campanil Basso. Esperienze recenti dimostrano che basta una piattaforma vetrata sul vuoto e un ponte tibetano da brividi per suscitare vibrazioni, curiosità e una paura buona in gente dall’apparenza normale.

Anche Mezzocorona, città del vino e patria del Teroldego coltivato con cura e passione, da sempre conta su una sua frazione montana per il sonno fresco estivo di alcune famiglie, i boschi di faggio e una zona d’alpeggio. Ora, con due opere attrattive, è diventato un nuovo polo magnetico per patiti di emozioni e curiosità nel turismo suggestivo.

In molti luoghi si vive da residenti, gente del luogo, e ciò deve avvenire con difficoltà, facendo slalom tra gli ospiti e sentendosi un tantino invasi e defraudati della propria atavica calma e pace. Tuttavia, le banche incassano, l’economia festeggia, i negozi sono aperti e le maestranze sono ricercate. Il lavoro non manca, così come il tempo per meditare, anche se spesso siamo resi vittime di una frenesia che difficilmente assomiglia all’oasi di pace e ai sogni che vorremmo offrire.

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Pubblicato da Pier Dal Ri

Pier dal Rì (1949), già dirigente della Provincia autonoma di Trento, dove ha operato in molti campi e dirigente del servizio trasporti, dello sport e del servizio ripristino e valorizzazione ambientale. Ha avviato la rete delle piste ciclabili e tutti i servizi di supporto (bici grill, aree di sosta) e manutenzione costante con l’impiego di personale in mobilità. Ha collaborato con il giornale “Alto Adige” e poi con il “Trentino”, con lo pseudonimo “erpi” curando la rubrica “graffiti”. Suoi contributi son apparsi su varie riviste e testate per commentare temi di costume ed attualità. Da pensionato fa il coltivatore diretto, curando i propri vigneti a Mezzocorona dove é nato, cresciuto e si è formato, fino al trasferimento a Milano per frequentare e ottenere la laurea in architettura.