Maria Concetta Mattei: la tv è uno specchio dell’anima

L’incontro con Maria Concetta Mattei, la telegiornalista trentina nota principalmente in quanto uno dei volti storici del TG2, non avviene a Trento, da cui “gli impegni di lavoro, e la famiglia che ha messo solida base a Roma, mi tengono purtroppo ormai molto lontana”. Non si svolge nemmeno a Roma, in cui Maria Concetta ha un’abitazione “in una posizione strategica tra la scuola di mio figlio e il lavoro”. 

Ci incontriamo in un paesino del Lazio affacciato sul lago di Bracciano, un’ora di macchina a nord di Roma, dove la Mattei ha una casa-rifugio fuori dal caos della capitale. 

Nelle sue mail, Maria Concetta ci aveva proposto di approfittare dell’arrivo della primavera per goderci il lago illuminato dal sole di fine marzo, e come si poteva rifiutare. Le preoccupazioni sul meteo, che qualche giorno prima dava tempo incerto per quel sabato pomeriggio, si disgregano in un batter d’occhio di fronte ai 25 gradi all’ombra e alle t-shirt colorate dei turisti.

La villetta a schiera di Maria Concetta è su una collina a un centinaio di metri dal lungolago. Affaccia su una strada immersa in un silenzio surreale, per chi poco prima si è trovato a camminare sulla riva, tra bambini che giocano a lanciare sassi nell’acqua, piccole bancarelle e venditori di braccialetti, bar ristoranti che si susseguono con regolarità e senza soffrire la concorrenza; il paese straborda infatti di turisti. “Ma non ci sono persone famose, e quindi nemmeno paparazzi”, mi spiega Maria Concetta, che, presso il bar dove abbiamo fissato il nostro luogo d’incontro, si muove perfettamente a proprio agio, come una qualunque persona del posto, tra un saluto e quattro chiacchiere con un paio di locali. Chiede loro come sta il “pupo” o commenta la splendida giornata di sole, con l’energia aggraziata e lo sguardo argentino che per primi ne delineano il modo di essere. 

“La casa sul lago? Un rifugio per me e per i miei figli”

Con lo stesso vigore ci guida lungo la salita verso casa sua, indicandoci anche un ristorante dove si mangia molto bene, a sinistra, e le abitazioni più antiche del paese sulla destra. Sbuchiamo infine di fronte ad una villetta, adiacente, da entrambi i lati, alle sue copie quasi identiche; sviluppata in altezza su tre piani, ha un giardino di fronte e uno sul retro. Ma la luce del sole e la pace del silenzio sono tutto attorno alla casa. 

Scopriamo che non è sempre stata solo la casa del weekend e delle vacanze estive; Maria Concetta ci ha vissuto cinque anni, dal 2000. “C’è stato un momento in cui non ne potevo più della confusione di Roma, quindi mi sono trasferita stabilmente qui con Alessandro, che era ancora piccolo e non sentiva l’attrazione della città”, racconta, sorridendo poi del fatto che per lei, una mamma, lui è ancora il “piccolo” (18 anni compiuti e la tendenza, che diverte tanto Maria Concetta, a “sfuggire” agli slanci affettivi materni). La figlia maggiore, Giulia, è particolarmente affezionata a questo luogo, che in vent’anni ha accolto numerosi pranzi e cene con gli amici, soprattutto d’estate. 

La casa è ancora molto vissuta dai suoi proprietari, d’estate, e ci spieghiamo il perché quando accediamo alla grande stanza al piano terra e percepisco uno sbalzo termico. Maria Concetta ci conferma che è incredibilmente fresca anche in pieno agosto. Un altro punto in più per l’abitazione su quell’angolo di lago, scoperto per caso dalla Mattei, che era venuta a visitare un amico che aveva casa lì. “Quando ho visto questo luogo, quei pini marittimi e quei cipressi mi ricordavano alcuni scorci del lago di Garda. L’ho vissuto come una cosa già vista e già mia. Questo è un pezzo di lago che anche come clima in certi momenti può benissimo essere un angolo del lago di Garda. Il fatto che abbia qualcosa che appartiene al mio mondo, mi dà serenità e tranquillità”, afferma con semplicità.

È subito chiaro che la Mattei associa il “suo mondo” ancora alla sua terra di provenienza, nonostante i decenni trascorsi a Roma. E infatti quando la proprietaria mi fa fare il giro della casa, il Trentino si fa spazio in vari oggetti dell’arredamento; dalle tazzine da caffè alla tovaglia del grande tavolo, che è stata trasferita dall’abitazione che Maria Concetta aveva in Bondone, ad alcuni libri, nello scaffale, pubblicati dalla casa editrice che apparteneva al padre, il compianto Luigino.

E, per partire dal principio, è stato proprio il padre a portare a casa il bando di concorso della Rai che Maria Concetta vincerà, venendo assegnata alla sede di Trento. Siamo nel 1979, e la Mattei ha poco più che vent’anni, una laurea a pieni voti in Economia e Commercio e una rilevante carriera nel telegiornalismo italiano davanti a sé (verrà trasferita definitivamente alla Rai di Roma, divenendo la conduttrice dell’edizione serale del TG2, nel 1991). 

“È accaduto davvero per caso. Non pensavo assolutamente di fare la giornalista, per quanto stessi già collaborando, negli anni universitari, con alcuni enti locali, come Rttr, Radio Nettuno, Televisione della Alpi. Ho sempre constatato come mio padre dedicasse davvero un’enorme quantità di tempo alla sua professione, più di quanto io avrei voluto fare, se avessi avuto una famiglia. Ma poi c’è stata questa grande occasione, e a 22 anni mi sono ritrovata con un contratto a tempo indeterminato”, racconta la Mattei, aprendo qui, da mamma di due ragazzi, una finestra sul dramma della disoccupazione e della precarietà in Italia. Le viene spontaneo fare un confronto generazionale al proposito, ricordando quel “senso di pienezza che ho provato quando per la prima volta, così giovane, ho ricevuto uno stipendio e ho potuto pagare il mio mutuo e ho potuto immaginare non solo di avere un lavoro ma anche di far crescere una famiglia”. 

E invece come possono i giovani pensare alla costruzione di una vita familiare se non hanno nemmeno la possibilità di ottenere un mutuo? È una domanda retorica, di fronte alla quale Maria Concetta non può che augurare ai ragazzi un futuro con qualche sicurezza in più, perché se lo meritano. 

La Mattei è nota per la sua sensibilità al sociale, ma mi colpisce particolarmente l’affetto e la premura che riserva ai ragazzi; emerge non solo nelle sue parole, ma nel suo linguaggio corporeo che acquista ancora più energia quando parla di loro. 

Ci racconta un episodio che visibilmente ancora la emoziona. “Per Storie (il programma di approfondimento del TG2 di cui lei è curatrice e conduttrice, ndr), alcuni ragazzi impegnati in un progetto contro la criminalità organizzata mi hanno mandato delle interviste, che sono poi andate in onda. Quello che dicono, quello che sentono, come si esprimono rispetto ai concetti di moralità, è qualcosa di stupefacente. E lo è la loro consapevolezza, a 16 o 17 anni, che vivere onestamente sia il cardine della vita di una persona; lo è il loro coraggio di metterci la faccia, per dare un modello positivo ai ragazzi più piccoli”. 

I FIGLI? TI FANNO RINGIOVANIRE: ECCO COME…

Maria Concetta Mattei svela infine che sono stati proprio i ragazzi, i suoi figli, a mantenerla sempre con i piedi per terra. E ancora: “Non ho bisogno di fare lifting o punturine, perché i ragazzi che crescono ti donano energie, ti ringiovaniscono”, mi dice, e riporta un aneddoto che la diverte molto. 

“Mio figlio Alessandro, alle elementari, quando io mi vestivo un po’ troppo da siora mi guardava con un’aria sconvolta e mi diceva: dove vai vestita come una nonna? Una volta, dovevo andare a un convegno. Mi sono presentata a lui con un tailleur rosa confetto e mi sembrava di essere elegantissima. Lui mi ha fatto tornare indietro e ha tirato fuori un paio di jeans, un chiodo (giacca di pelle, ndr) e una camicia bianca e sono andata così. Devo dire che mi sono sentita molto più a mio agio”, ride.

Per la Mattei, i giovani sono una ricetta per una vita equilibrata. E qual è, invece, la ricetta per una carriera televisiva di successo? 

“Essere se stessi, come dovrebbe essere sempre anche nella vita privata dopotutto. Nel mio lavoro, io non ho mai avuto, nemmeno quando ho cominciato, un modello di riferimento nella conduzione. Se tu cerchi di interpretare un modello che non ti appartiene, la televisione lo sente. Una bravissima collega, una regista, una volta mi ha detto: ricordati, la televisione è come uno specchio dell’anima. Se tu fingi, arrivi male. Dai un’immagine tonta, sbagliata. Non arriva il flusso di emozioni che potresti trasmettere. 

Ed è così; se tu sei te stessa, il telespettatore lo riconosce e si fida di quello che dici, ti crede. Il che è essenziale, se conduci un telegiornale”, conclude.

BELLA LA NOTORIETÀ, MA…

Ma è ora di parlare del suo “essere trentina”. La posizione isolata della casa sul lago rende piuttosto chiara la sua inclinazione a cercare la pace e a mantenersi lontana dall’attenzione della gente e dei fotografi, e questa è sicuramente una caratteristica che si sposa bene con la sua provenienza. Viene quindi spontaneo chiederle se le piace la notorietà, e Maria Concetta esita appena. “La notorietà, l’essere riconosciuti, è sempre piacevole. Mi capita di incontrare le persone più anziane che mi salutano istintivamente perché magari mi vedono in TV e in quel momento non si ricordano dove mi hanno visto e pensano di conoscermi sul serio. Il loro sorriso mi conforta; vuol dire che sono un’immagine che riconoscono come positiva”. 

Lei non l’ha mai cercata né rincorsa, la notorietà. Ha accolto la fama che è venuta da sé, (inevitabilmente, quando il tuo volto è quotidianamente sugli schermi di milioni di italiani per decenni) ma ha cercato di contenerla, di mantenerne fissi i confini. Mi spiega che proteggere la propria privacy, per le persone del mondo dello spettacolo, è una scelta. Si può fare, se si decide di farlo. “Si sa, ci sono dei luoghi in cui si appostano i paparazzi, e le persone che lavorano nell’ambiente li conoscono. C’è chi decide di contattare i fotografi per far sapere loro luogo e ora in cui sarà presente, perché gli piace la visibilità o perché ne ha bisogno. Io non ho mai pensato che alimentare la mia visibilità nella vita privata potesse aiutare la mia carriera. Io penso che fare bene il lavoro aiuta la tua carriera”, conclude con fermezza. 

LE ALTRE PASSIONI: LA CUCINA,  I LIBRI E IL NUOTO

Alla Mattei piace molto “la casa”. La casa come luogo protetto, in cui sentirsi liberi indossando vestiti comodi, in cui poter passare del tempo con i propri affetti, che per lei sono ciò che è più importante (“Quello che faccio io in televisione lo fanno in tanti, quello che faccio io a casa lo posso fare solo io. La mamma per i miei figli è una di queste cose”, specifica). Le piace trascorrere il tempo libero tra le quattro mura domestiche; ci parla dei dolci che prepara per tutta la famiglia, mostrando le formine per i Cupcakes che le sono state regalate dai colleghi. 

Legge tantissimo, nei suoi pomeriggi nella casa sul lago; qualche lettura leggera, ma soprattutto testi che interessano il suo lavoro. Deve approfondire, tenersi aggiornata; fa parte del mestiere della telegiornalista.

Ma l’attività che appartiene davvero solo a questo luogo è il nuoto. Le piace tuffarsi nel lago la mattina presto quando non c’è nessuno, eccetto i pescatori; li conosce tutti, quelli di questo lato del lago. I turisti invece, a quanto pare, arrivano dopo pranzo. 

E a Roma, cosa le piace fare? “Non ho molto tempo libero quando sono a Roma, purtroppo”. 

E in Trentino? A questa nostra (inevitabile) domanda si apre tutto un capitolo nuovo. Le manca molto sciare, ci racconta.

La nostra impressione è che, in generale, le manchi molto il Trentino. Ma cosa significa essere trentini per Maria Concetta Mattei

“La trentinità è una lezione di dedizione, a volte di abnegazione, di rigore, di pulizia morale. Un dato caratteristico dell’uomo trentino è che è pulito e trasparente in quello che fa. Questo è ciò che ho portato via del mio mondo, quel mondo di montagna dove i concetti sono ben chiari, sono nitidi come l’aria che si respira. Respiri a pieni polmoni perché credi nelle cose che fai e nella sua giustizia. Io ho un’immagine simbolo del Trentino, che è Alcide Degasperi, quando sale quei gradini pesanti alla conferenza di Parigi, per parlare dopo la sconfitta dell’Italia nella Seconda guerra mondiale. E con grande dignità, con grande onore, con grande capacità ha fatto un discorso altissimo, ed è stato applaudito da un’audience che non gli era per niente amica. Ma quel passo, lento però consapevole, penso che rappresenti il passo della gente trentina, che è silenziosa, operosa, ma che ha ben chiari i concetti della moralità. E penso che quello sia un leader che rappresenta bene i valori del Trentino e di quella gente di montagna che ho conosciuto e che apprezzo moltissimo. E mi ispiro molto a questa operosità silenziosa senza clamore e senza tanta apparenza”.

IL GIUSTO VALORE DA DARE ALLE COSE

Poco dopo, ci capita di ripensare a questo suo stesso discorso sull’operosità silenziosa, perché improvvisamente ci troviamo di fronte ad una sua applicazione pratica…. 

Siamo nel suo giardino, e la Mattei si sofferma presso un minuscolo orticello delimitato da sassi in semicerchio, in cui crescono diverse erbe aromatiche. Mi dice che sono buonissime; lei le usa molto in cucina. Così comincia a raccogliere un mazzolino di salvia, di menta e di rosmarino, scegliendoli accuratamente, con lentezza, annusando quasi ogni ramoscello e, infine, porgendomi il tutto, in dono, avvolto nella carta. In questo modo, il mazzolino di erbe ha assunto un valore, tramite i gesti, altissimo. Il valore che un trentino dà alle cose.

Domande fisse
Che libro hai sul tuo comodino? 
Mai uno solo… al momento sul comodino ce ne sono tre: “Una risata nel buio” di Vladimir Nabokov, “La sovrana lettrice” di Alan Bennet, “Lo schiavo di Hitler” di Lucilla Granata.
Qual è il tuo film preferito? 
Sin da quando erano piccoli i miei figli è sempre stato “La spada nella roccia” di Walt Disney, fantastico e molto istruttivo per ogni età.
Qual è il tuo piatto preferito? 
Il tortello di patate della Val di Non.
Il tuo sogno ricorrente? 
Mai fatto lo stesso sogno due volte… Diversifico anche nel sonno…
Cos’altro ti sarebbe piaciuto fare nella vita? 
Alta pasticceria!
Hai delle paure? 
Tutte le malattie incurabili mi incutono terrore.
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Pubblicato da Stefania Scartezzini

Nasce a Trento nel 1990. Durante gli studi in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Verona, lavora come speaker radiofonica nel programma quotidiano di una radio locale, studia doppiaggio presso una scuola di Milano e scrive per alcune testate giornalistiche locali, ottenendo infine la tessera da pubblicista. Il trasferimento a Roma le consente una formazione di durata annuale in Writing for Cinema and Television presso la Luiss Business School. Tra il 2016 e il 2017, le sue esperienze professionali nel campo dell’audiovisivo includono uno stage con mansione editoriale presso Cattleya e una collaborazione a progetto come story editor e casting assistant presso Stand By Me nel programma Alta Infedeltà 4. Nel 2018, a seguito della frequentazione di un Master di Rai Fiction in Scrittura di serie TV, lavora nel dipartimento fiction di EndemolShine Italy come International Scripted Consultant. Nello stesso anno, è finalista del Premio Solinas Experimenta Serie con Le Altre, scritto insieme ad Alessandro Bosi e Maddalena Colombini. Il 2019 vede la sua collaborazione con la RAI di Trento come autrice di un radiodramma in 13 puntate per RAI Radio1.