La gentilezza salverà il mondo

In un’epoca in cui individualismo e arrivismo ci hanno portato ad assistere a tutta una variegata serie di soprusi e prevaricazioni in ogni ambito dell’umano e del tecnologico – dalla sfera del quotidiano al mondo liquido del web – pur di raggiungere gli obiettivi prefissati, emerge con timida tenacia la gentilezza, che potrebbe essere un’ottima modalità di affacciarsi alla vita e alle sue problematiche. Se dovessimo rappresentarla con un’immagine, potrebbe essere un fiore che si fa spazio tra le pietre di un muretto a secco. 

Ma che cos’è per definizione la gentilezza? Secondo il dizionario Treccani, “è un insieme di atti, espressioni, gesti di amabilità, garbo e cortesia. Il termine gentilezza deriva da gentile, che in passato indicava la nobiltà ereditaria o acquisita con l’esercizio della virtù e con l’elevatezza dei sentimenti.”

L’impressione è che al giorno d’oggi la gentilezza sia scomparsa, o stia scomparendo, soprattutto nei contesti molto estesi e popolati, come le città. Secondo gli antropologi, questo fenomeno ha una precisa spiegazione: una grande concentrazione di popolazione fa sì che si vengano a creare inevitabili tensioni, mettendo in campo strumenti di difesa finalizzati alla sopravvivenza, dando luogo a rapporti con il prossimo molto impersonali e distaccati, se non addirittura conflittuali. 

La regola sociale numero uno dell’essere vivente altamente urbanizzato pare essere quella di pensare agli affari propri. Il saluto al vicino di casa è una perdita di tempo e una manifestazione eccessiva di zelo; perfino in famiglia si tralasciano gesti affettuosi perché ritenuti superflui e scontati, quasi una perdita di tempo nella battaglia quotidiana con le proprie occupazioni. Sul lavoro siamo spesso irritabili e stressati e non è raro cadere in qualche rispostaccia a chi è intorno a noi. Nel web e sui social la gentilezza è in via d’estinzione. Sempre più spesso si risponde e si commenta con dichiarata maleducazione, sentendosi onnipotenti dietro l’ombra di un profilo. 

Eppure la gentilezza è uno stile di vita vincente nelle relazioni con gli altri. La scienza dimostra che la gentilezza fa parte del nostro DNA: la specie umana ha bisogno di altri al di fuori di sé per sopravvivere, è un dato di fatto. Cooperare e lavorare insieme per raggiungere un obiettivo comune è stato fondamentale nel cammino dell’evoluzione. Dunque una parte della natura umana verte verso la gentilezza, anche se non vogliamo riconoscerlo, stretti nella morsa dell’individualismo. 

Essere gentili, come si fa?

La gentilezza è un atteggiamento che implica la messa in campo di vari fattori. È il risultato di un mix che prevede una buona dose di autocontrollo, una certa sicurezza personale, un sentimento di stima nei confronti degli altri e una raggiunta consapevolezza dell’importanza della relazione fra l’individuo e il gruppo. Una persona gentile risponde in maniera pacata, riflette prima di agire d’istinto, considera il contesto in cui si trova e le persone che la circondano e si comporta di conseguenza. Un’impresa difficile, ma che ha il potere di essere contagiosa. Chi è gentile, produce gentilezza e in generale, attiva un clima positivo con chi gli sta intorno. Non solo. La gentilezza è un’eccellente strategia per prevenire i conflitti o impedire che vengano alimentati dalla forza dell’astio e del rancore, degenerando in fenomeni più pericolosi. 

Quali sono i vantaggi dell’essere gentili? Ci mantiene in salute, non c’è dubbio. Meno arrabbiature, più tranquillità. Aumentano gli ormoni della felicità, diminuiscono quelli “cattivi”, che ci avvelenano l’esistenza. 

Essere gentili salvaguardia anche la salute mentale. La stabilità d’animo riduce stress e ansia, lo stare bene con noi stessi e gli altri ci rende più forti e sicuri. 

Essere gentili ci fa uscire dal nostro piccolo mondo individualistico, entrando in connessione con gli altri. Parole chiave? Collaborazione, accoglienza, ascolto.

Essere gentili ci protegge dalle energie negative che emanano gli altri e attiva risposte efficaci, in grado di spiazzare l’arroganza e l’aggressività. 

Gentili dove e quando?

Generare gentilezza nel primo ambito sociale, la famiglia. Ascoltare, fermarsi a riflettere insieme, assumere atteggiamenti tranquilli e rilassati anche davanti a situazioni difficili. Impresa titanica? No, se si comincia dalle piccole azioni del quotidiano, come ad esempio “Vuoi farmi la cortesia di uscire dal bagno?”

Generare gentilezza sul lavoro. Offrire un caffè al collega sempre accigliato, scambiare due parole in un momento di pausa, porgere un sorriso e mostrarsi disponibili ad aiutare. Questo non significa diventare amici di tutti, ma collaborare a instaurare un clima positivo generale. Un esempio? “Se sposti le borse da questa sedia, mi siedo e diamo un’occhiata al documento da compilare per domani, che dici?”

Generare gentilezza tra le nazioni, instaurando rapporti pacifici, evita i conflitti su larga scala. Non a caso è stata istituita la Giornata Mondiale della gentilezza, che si celebra il 13 novembre in tutto il mondo per ragionare sull’importanza di atteggiamenti non belligeranti verso gli altri. 

Generare gentilezza sul web. Come detto in precedenza, commenti e post sgradevoli e offensivi affollano purtroppo l’intero mondo online. Un’arma di difesa e contrattacco è la risposta in toni gentili. Molte celebrità che vengono attaccate per caratteristiche fisiche e atteggiamenti, rispondono ai “leoni da tastiera” o haters con parole chiare ma gentili, spiazzando l’interlocutore con pacata ironia. È il caso di una serie di osservazioni gossipare pubblicate sulla Marcuzzi – “sei vecchia”, “sei troppo magra”, “sei ridicola”, “ridi sempre” – alle quali lei ha risposto con “Cari haters, avete ragione… è che spesso faccio quello che voglio, semplicemente quello che mi va”.

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.