I.A.: il professore (quasi) perfetto

Se ne parla già tanto, non c’è dubbio. E quando un fenomeno è sulla bocca di tutti, significa che fa già parte delle nostre vite, inevitabilmente. Come un essere dalle caratteristiche mitologiche, guidato da un cervello potente e dotato di lunghi tentacoli, si è infilato in tanti settori del mondo attuale, determinando una svolta così repentina e importante da non riuscirne a cogliere la reale portata e le conseguenze sulle nostre umane esistenze. Di cosa sto parlando? Di I.A., disponibile in Chat GPT, ovvero quell’immenso buco nero generato da formule logiche e matematiche in grado di produrre processi di ragionamento al pari dell’intelligenza umana. Un mostro che sta ingoiando migliaia e migliaia di dati, evolvendosi e riproducendosi in maniera sempre più veloce. Ma come può essere competitiva un’intelligenza artificiale con la genialità umana? Questa vastissima “libreria di testo” non fornisce solo informazioni per così dire “singole”, ma le elabora e le impasta, applicando anche parametri probabilistici ed inserendo pure elementi di casualità, dando la realistica sensazione di dialogare con un umano. Naturalmente anche il mondo della scuola è stato invaso da questo fenomeno; si stanno aprendo scenari più o meno apocalittici, che mettono in discussione l’esistenza stessa della figura dell’insegnante. Tra entusiasmi e sospetti, tra il proclamare la vittoria della tecnologia e il terrore di esserne spazzati via, siamo consapevoli di essere dentro a qualcosa di grande. Spulciando qua e là in mezzo a dibattiti e opinioni, colgo qualche spunto di riflessione interessante. 

Il primo è un recente editoriale di Paola Mastrocola. La nota scrittrice e docente ritiene che Chat GPT abbia già un forte impatto sull’apprendimento, sul processo di conoscenza e, di conseguenza, sull’educazione nel senso più ampio del termine. Il rischio è che l’onniscienza di I.A. potrebbe sostituire non solo il concetto tradizionale di insegnamento, ma sovvertire il ruolo dell’insegnante. Il pericolo è che questa potente innovazione va a inserirsi in un momento in cui la scuola vive uno stato di crisi. Il professore artificiale, il “non insegnante” che non fa lezione ma sa tutto ed è in grado di dispensarlo, arriva – guarda caso – in una fase storica piuttosto critica. Genitori divenuti avvocati difensori dei figli, professori spesso demotivati, precariato e carriere infinite (come entrare in ruolo alla soglia della pensione), episodi di violenza nelle aule, l’ombra del TAR sempre dietro l’angolo. Su questo terreno franante e poco stabile fa capolino l’ombra di IA. Mastrocola sottolinea che “questo potrebbe comportare la completa eliminazione di insegnanti, lezioni, materie, voti, classi, banchi e persino libri, incorporati tutti in ChatGPT.”

In seconda battuta, la preoccupazione dei docenti riguardo allo svolgimento dei compiti. Come riporta il sito di Orizzontescuola.it, “secondo un recente studio realizzato dalla società di tecnologia educativa RM Technology, la maggioranza degli insegnanti in Gran Bretagna crede che gli studenti utilizzino applicazioni di Intelligenza Artificiale per svolgere i loro compiti.” Due terzi dei docenti ritiene che i lavori scolastici consegnati dagli studenti siano frutto regolare di Chat GPT. Per questo motivo, la categoria chiede al governo inglese di regolamentare IA, suggerendo l’attivazione di corsi di formazione rivolti a docenti e studenti, per una gestione più consapevole di questo impattante strumento tecnologico. E l’utenza che dice? Se gli insegnanti sono sostanzialmente perplessi e preoccupati per non riuscire a riconoscere un compito generato da un cervello umano da quello artificiale, la maggior parte dei ragazzi ritiene che Chat GPT contribuisca al miglioramento della loro preparazione, favorisca il raggiungimento di risultati migliori e che la sua esclusione impoverirebbe il processo di apprendimento. Rimane da argomentare sul valore relazionale. Al professore artificiale manca l’ascolto da corridoio, la mano sulla spalla, la parola di conforto, l’incoraggiamento a perseguire i propri ideali. Perché è soprattutto questa la grande valenza della scuola di oggi, nonostante le bufere e lo tsunami tecnologico.  

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.