Giro di giostra con un solo gettone

Ferragosto è probabilmente uguale in tutte le città del mondo rifletteva il vecchio giostraio, osservando da sotto la visiera consunta del suo cappello le strade desolatamente deserte e le saracinesche dei negozi abbassate. Molti vanno via per passare una giornata dove l’acqua o le vette possano essere un antidoto al boccheggiare, alla calura feroce. Lui no, lui era abituato, se ne stava all’ombra del suo Carousel in attesa della sera, di quel momento magico in cui le strade e la piazzetta si sarebbero ripopolate lentamente. Sapeva che da quel momento, la grande protagonista diventava lei. Cosa c’era di più bello di una giostra antica? Con i cavalli che davano l’impressione di potersi liberare da un momento all’altro dei pali di sostegno e schizzare via, galoppando e sbuffando, e migliaia di luci colorate che brillano al ritmo di musica. Aveva iniziato da giovanissimo a prestare le sue braccia alle squadre di carpentieri di parchi itineranti, accontentandosi inizialmente dei lavori più umili. Era stato un ragazzo disposto a tutto pur di far parte di quel mondo divertente e spensierato; poco a poco aveva guadagnato abbastanza per diventare proprietario di un piccola ma dignitosissima giostra. Da giovane uomo ascoltare le melodie e lo sferragliare dei binari mischiati agli urletti delle ragazze e dei bambini, rimanere rapito dal luccichio di quel mondo gli aveva dato l’illusione che quel sogno e quelle emozioni sarebbero durate per sempre. Perché sulla giostra si può essere ciò che si vuole. Quando parte la musica, ecco che si diventa cowboy, pompieri nel furgoncino rosso o principesse in carrozza.

Fermo in quel tempo girevole, che a molti appariva monotono, gli erano scivolati via velocissimi tutti gli anni di un’intera esistenza, quelli in cui i suoi coetanei avevano studiato o messo su famiglia, quelli in cui erano saliti sulla sua pedana insieme ai figli, stringendoli forte e rimpicciolendosi per entrare nelle Carrozze di Cenerentola o nelle macchinine rosso Ferrari, quelli in cui pian piano la loro presenza diventava inutile perchè i figli ormai volevano andarci da soli e loro prendevano posto accanto a lui sulle panchine. Aveva visto scomparire quei bambini e fare ritorno ragazzi e ragazze, alcuni in coppia. Molti li aveva visti diventare adulti mentre a lui toccava qualche spicciolo, le rughe si sommavano e così gli acciacchi. Aveva perso il conto degli anni. Quella giostra di paese rappresentava ormai un luogo carico di una forza slegata dalle coordinate spazio e tempo, dove si era perso il conto delle risa, dei pianti, dei baci e persino delle solitudini. 

Anno dopo anni si era legato alla giostra, come i suoi cavalli. Un giorno, La Pina, la proprietaria della tabaccheria all’angolo della piazzetta, aveva azzardato una confessione che lo aveva momentaneamente turbato: “Girano all’infinito senza mai muoversi. Non ho mai visto niente di più rassegnato e inconsapevole”. Erano come lui? Era solo, d’accordo, forse non aveva girato il mondo o fatto molte altre cose, verissimo. Era un’esistenza così insensata la sua? Non valeva la pena quel giro di giostra con un solo gettone, dato che ad ogni sorriso che vedeva aprirsi, ad ogni gridolino di gioia o davanti all’accendersi di un luccichio sognante negli occhi dei bambini, il suo cuore e la sua mente erano ancora capaci di galoppare liberi tra sogni e gioie?

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Denise Fasanelli

Mamma insonne e sognatrice ad occhi aperti. Amo la carta, la fotografia e gli animali. Ho sempre bisogno di caffè. Non ho bisogno di un parrucchiere, d’altronde una cosa bella non è mai perfetta. Ho lavorato nel campo editoriale, della comunicazione e mi sono occupata di marketing per alcune aziende. Ho pubblicato un libro insieme all’ex ispettore Pippo Giordano: “La mia voce contro la mafia”(Coppola ed. 2013). Per lo stesso editore, ho partecipato, in memoria dei giudici Falcone e Borsellino, al libro “Vent’anni” (2012) con un racconto a due mani insieme all’ex giudice Carlo Palermo.