Helen Keller, a seguito di una malattia contratta a 18 mesi d’età, diventa cieca, sorda e muta. All’interno del contesto familiare viene lasciata a se stessa poichè ritenuta irrecuperabile. A causa di questa situazione, Helen dimostra un grave disturbo dell’attenzione.
Dal 1887, ossia dall’età di 6 anni, viene educata dalla giovane Anne Sullivan, già allieva dell’Istituto dei ciechi di Boston, che le insegna il linguaggio dei segni e il Braille. Anne supera la resistenza di Helen osando e utilizzando facilitatori della comunicazione: le vibrazioni provocate dalla valigia sulle scale all’ingresso della casa, il lasciarsi toccare il volto, l’imparare a rispettare le regole di convivenza sociale in momenti significativi della giornata. Anne insiste molto sull’importanza dell’associazione tra oggetti, segni e parole. La parola struttura il linguaggio interiore e permette di organizzare le emozioni e dare un significato ai propri vissuti. Riesce nel suo intento utilizzando il linguaggio dei segni: la ragazza sapeva che la sua piccola allieva non poteva vederlo, ma forse avrebbe potuto sentirlo. E così, mentre la aiuta a comporre i gesti per scrivere “acqua”, le rovescia un bicchiere sulla mano: questa scena entrerà nella storia e da quel momento Helen si impegnerà seriamente nell’apprendimento .
Anni dopo, riporta così il momento nella sua autobiografia: «Rimasi immobile, la mia intera attenzione fissa sui movimenti delle sue dita. Improvvisamente sentii una coscienza sfocata, come di qualcosa di dimenticato e poi il brivido di un pensiero che ritorna. E in qualche modo il mistero del linguaggio mi fu rivelato. E allora capii che a-c-q-u-a significava quella cosa meravigliosa e fresca che scorreva sopra la mia mano. La parola vivente svegliò la mia anima, le diede luce, speranza. La rese libera». Nel 1900 viene ammessa al Radcliffe College, dove si laurea all’età di 24 anni: è la prima persona cieca a laurearsi in un college. Un vero miracolo!