“Portare della paglia fresca al bue, strigliare l’asino..:” sta bene. Ma i lavori semplici non sono i più facili, al contrario. Cosi scrisse Georges Bernanos nel suo “Diario di un curato di campagna”. Nel testo l’autore francese scende a fondo della questione, riconoscendo come i contadini, spesso giudicati dai più come della gente semplice, sia in realtà molto complicata. Capita sovente di confondere la semplicità con la facilità. Sono due cose estremamente diverse che non vanno mescolate. Ciò che è facile risulta all’uomo di facile attuazione e comprensione. Ciò che è semplice, invece, non ha nulla a che vedere con la facilità nella sua interpretazione. Questo aggettivo stabilisce invece come il concetto in questione sia nella sua più vera essenza, scevro di ogni sovrastruttura che potrebbe solamente allontanare dal suo centro. Semplice potrebbe definirsi come aggettivo antitetico di complicato, e non di difficile. Poichè il contrario più appropriato di difficile risulta essere facile. Ciò che forse rimane più semplice, tra tutte le cose conosciute, è l’animo dell’uomo, sebbene sia abbastanza ardito definire questo come conosciuto. Al contempo, tale è l’enigma che rimarrà con ogni probabilità per sempre irrisolto per via della sua difficoltà.
Tornando a Bernarnos, lui stesso afferma che gli uomini, per loro caratteristica, per ciò che li distingue dalle bestie, rimarranno in questo non ben definito limbo. Il motore di tutta questa inquietudine e angoscia? I mai paghi bisogni umani.