Versi delicati e pieni quelli che ci lascia Ungaretti in questa poesia. A partire dal titolo, un aggettivo atmosferico che racconta anche uno stato d’animo. Il poeta utilizza parole semplici accostate però a formare immagini precise ed evocative. La guerra è finita, l’estate è iniziata e il cielo è finalmente sgombro. Lo sguardo vaga nel buio della notte a ritrovare le stelle, si perde verso l’alto senza più la paura di quello che potrebbe scorgere. L’anima si ricongiunge con gli elementi che amplificano e sottolineano lo stato d’animo dell’uomo. La sua è l’aspirazione di cercare la comunione con la natura, quasi un istinto a ricercarne l’unità. Questo è essenzialmente dovuto al fatto che Ungaretti crebbe in un ambiente esotico quale quello di Alessandria d’Egitto, un mondo in cui il contatto umano è più stretto e in cui il pittoresco paesaggio ambientale ne costituisce lo sfondo. Immobile respira il profumo di un’aria nuova, quasi colorata, carica di speranza per quello che potrà riservare il futuro. Si lascia alle spalle gli orrori di cui è stato testimone durante il grande conflitto, senza dimenticare però la condizione mortale dell’essere umano. Impossibile scordarla di fronte all’immensità del Creato, impossibile non essere consapevoli della nostra piccola, insignificante presenza.
Sereno
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Presa in un giro
Immortale.
Giuseppe Ungaretti, Vita di un uomo. Tutte le poesie (Meridiani Mondadori, Milano 1969)