Notte e giorno

Uscito nell’estate del 1982, Night and Day di Joe Jackson si è conquistato un posticino speciale nel cuore di chi ha amato quella straordinaria stagione musicale, a scavalco fra due decenni, sinteticamente indicata con il termine new wave. Che cosa significava esattamente “nuova ondata”? Il rock reggaeggiante dei Police, l’elettro-pop dei Simple Minds e degli Ultravox, lo sperimentalismo dei Pere Ubu e dei Suicide? Sì, questo e molto altro. In mezzo, però, qualcuno si è ricavato anche dello spazio per riscrivere la musica del passato. È il caso di Joe Jackson, che dopo esordi molto rock incise un album inaspettatamente swing, Jumpin’ Jive, e quindi, il capolavoro. 

Night and Day, disco pienamente newyorkese di un artista pienamente britannico, già nel titolo omaggia il grande jazz orchestrale (quello di Cole Porter), ma poi procede con spirito curioso e aperto, respingendo qualsivoglia tentazione naif o simili. 

Questo è un disco per pianoforte, fiati, basso, percussioni; la chitarra elettrica, che ha segnato la stagione del punk, si è defilata, ma non ne sentiamo la mancanza. Fuori dalla finestra vediamo le luci scintillanti della città che non dorme mai, nel lato notturno del disco, e lo svolgersi della commedia umana, piena di passione, sogni, conflitti, nel lato diurno. A dominare è la melodia, ben servita dal ritmo, a volte latino, o persino tracciato dalla drum-machine (nell’hit Steppin’ Out: “…Noi siamo giovani ma diventiamo vecchi prima del tempo/Ci lasceremo la TV e la radio alle spalle/Non chiederti cosa troveremo/Usciamo stasera”).

Quando, dopo la trascinante Breaking Us in Two, la salsa sardonica di Cancer, la ballatona di Real Man, arriva il crescendo, liquido e malinconico assieme, di Slow Song, con l’implorazione al dj di suonare finalmente una canzone lenta, non potremo che spalancare la finestra e far entrare la luce del giorno che tramonta. Poi girare il disco (diciamo così), e reimmergerci nelle aspettative scaturite dall’arrivo della notte, dalla promessa contenuta nel battito elettrizzante di Another World.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Marco Pontoni

Bolzanino di nascita, trentino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione. Liceo classico, laurea in Scienze politiche, giornalista dai primi anni 90. Amori dichiarati: letteratura, viaggi, la vita interiore. Ha pubblicato il romanzo "Music Box" e la raccolta di racconti "Vengo via con te", ha vinto il Frontiere Grenzen ed è stato finalista al premio Calvino. Ma il meglio deve ancora venire.