Lo “stroppo”che viene dal greco

“Professor, ho trovà n’altra parola che ven dal greco e l’è uguale a na parola en dialet: la parola l’é: stroppo.“ 

“È vero: viene dal greco strophos, che significa cinghia. Però è molto diversa dal dialettale strop, che significa tappo. In italiano stroppo è un pezzo di cavo ad anello, come quello che tiene il remo allo scalmo…”.

“Me ricordo che n’aven trova’ altre parole vegnude dal greco come schirat, crazidei, magari.” 

”Giusto, vedo che hai buona memoria.” 

“Ma come averale fat ‘ste parole a rivar dal greco al nos dialet?” 

“Questo è un viaggio affascinate e misterioso che probabilmente rimarrà tale, ovvero sconosciuto…”.

“E, come el saverà tant che mi, professor, g’hé tante parole en trentin derivade da strop: per esempi stropa, stropar, stropaia, stropabusi, stropacul. Che, disentelo, l’è en grant brut nome dat al frut dela rosa canina.” 

“Succede che la parola in dialetto appaia più brutta di quella in lingua nazionale. Però succede anche l’inverso: per esempio destrani per indicare un sentimento misto di nostalgia, straniamento, struggimento, rimpianto; stelada per dire cielo stellato; salesin per dire posatore di selciati; stela con la “e” aperta per dire scheggia di legno da ardere. E il dialetto rivela di possedere una capacità di sintesi, di concentrazione, in taluni casi superiore a quella della lingua nazionale.” 

“A mi, sior professor, me pias le strope, vago mat per le strope, per le strope de salgar…”.

”…che, come saprai, è il salice bianco; cresce in luoghi umidi, con cui una volta si facevano i pali delle viti, le suole degli zoccoli e delle sgalmere e le strope con i vimini…” 

“Eco de quele volevo parlar, dele strope! Ma coss’él ‘sto schifo de legazzi de plastica, che costa e che ala fin vegn abandonadi en tera e no se smarziss mai, no i deventa mai tera. Ma cossa gh’e’ de pu bel dele strope, che l’é tut natura, che l’è parte de la pianta, e messe en l´aqua le deventa morbide come le corde e se le casca en tera le deventa tera?”

“Hai ragione. E allora la parola stropa, anche se non sembra una gran bella parola, diventa invece una parola affascinante, così come lo è il sostantivo stropaia. E di stropaie ce ne sono di vari tipi, puoi sbizzarrirti nell’intreccio. Se vai in Alto Adige ne scopri di molto belle: sembrano ceste intrecciate con leggerezza e fantasia e ti viene da riflettere sull’uomo, come senta il bisogno di abbellire anche le piccole cose, senta il bisogno di armonia, di gentilezza, di bellezza. Come per dimenticare che vive in una valle di lacrime…”.

“Per tornar con i pei per tera parlente dela parola stropabusi. Na volta g’ho avù da discuter con un che el m’ha dit che elo no el voleva far el stropabusi de nessun: ‘Te doveressi esser content g’ho dit. Chi elo el stropabusi? Un che sa far tante robe, che sa far tanti mistéri; un che se rende utile quando che ocor; un che salva la sitauzion; un da farghe tant de cap´el. E che i se la stropa quei che i se ofende se te i ciami ‘stropabusi!”

renzofrancescotti@libero.it

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Pubblicato da Renzo Francescotti

Autore trentino dai molti interessi e registri letterari. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano. È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (1991) e Il pensiero dominante (2001), oltre che in antologie straniere. Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania. Come narratore, ha pubblicato sei romanzi: Il Battaglione Gherlenda (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); La luna annega nel Volga (Temi, Trento 1987); Il biplano (Publiprint, Trento 1991); Ghibli (Curcu & Genovese, Trento 1996); Talambar (LoGisma, Firenze 2000); Lo spazzacamino e il Duce (LoGisma, Firenze 2006). Per Curcu Genovese ha pubblicato Racconti dal Trentino (2011); La luna annega nel Volga (2014), I racconti del Monte Bondone (2016), Un Pierino trentino (2017). Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.