Verità “scritte” sulla pelle

Un giorno, studiando l’alterazione della sensibilità cutanea in un paziente, Giuseppe Calligaris scoprì per caso degli strani riflessi che catturarono la sua attenzione e, lanciandosi in una appassionata ricerca durata diversi anni, identificò sulla pelle un reticolo composto da 10 linee longitudinali, trasversali e oblique, che si ripetono serialmente, come in un frattale, in tutto il corpo e che definì come “catene lineari del corpo e dello spirito”. Si ritaglia nel solco di questa scoperta il bel romanzo scritto da Chiara San Giuseppe, alla sua prima prova narrativa (Edizioni del Faro, collana Solenoide, pag. 363, €18).

Siamo a Udine, nel 1935. Numerose lettere anonime spedite al locale quotidiano denunciano il furto del manoscritto di un romanzo, nonché il comportamento riprovevole di un gerarca che avrebbe sedotto e abbandonato una giovane donna. Sarà l’inizio di una catena di omicidi che costringerà il commissario Egidio Tomat a una caccia all’assassino. Le autorità fasciste lo intralceranno non poco. L’unico sostegno a Tomat verrà dal dottor Calligaris, un luminare ben conosciuto in città che, per aiutarlo nelle indagini, metterà in campo i suoi strabilianti esperimenti metapsichici. Basteranno?

Emozionante e veritiero spaccato di un’epoca, il romanzo offre al lettore le intricate e avvincenti trame del giallo e la riscoperta di un uomo geniale.

Il neurologo Giuseppe Calligaris (1876-1944) è stato l’uomo che ha sollevato il fitto velo che celava le rappresentazioni fisiche dello spirito e dalle percezioni sensoriali dell’anima. Egli ha scoperto nella pelle dell’uomo l’organo di confine tra il mondo materiale e i mondi metafisici, consentendogli di individuare su di essa canali energetici utili per la cura dell’uomo e per la scoperta delle sue facoltà latenti.

Giuseppe Calligaris (1876-1944)
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