Colori e ricordi di Gina Maffei

Lo scorso 2 febbraio avrebbe compiuto cento anni e a doppiare il secolo Gina Maffei ci è quasi riuscita. Si è spenta infatti a Castano Primo, in provincia di Milano, il 14 luglio 2018, all’età di novantasette anni: lucida e ottimista fino all’ultimo. Era nata a Trento nel 1921 da Umberto e Ida Tomasi ed era cresciuta in una famiglia numerosa. Dopo il diploma conseguito all’Istituto Magistrale aveva proseguito gli studi all’Accademia di Belle Arti di Venezia, dove tra i suoi maestri ebbe Guido Cadorin, Armando Pizzinato e Afro Basaldella. In laguna conobbe anche il futuro marito, il pittore milanese Piero Giunni (Villa Cortese 1912 – Bondone 2000), col quale avviò un sodalizio artistico durato tutta la vita. Nel 1946 i due si trasferirono a Milano e Gina iniziò a esporre in sedi importanti come la VI Quadriennale di Roma del 1951, beneficiando di un incoraggiamento pronunciato pubblicamente da Renato Birolli. Nel frattempo Piero andava consolidando il consenso con cui la critica aveva accolto la sua produzione pittorica. Dagli anni Sessanta furono entrambi una presenza costante alle mostre collettive allestite in Lombardia e in varie città d’Italia.

Gina Maffei, I rosai, olio su tela, 1997. Milano, Galleria Ponte Rosso

Nel 1967 Gina tenne la sua prima mostra personale a Riva del Garda, cui seguirono molte altre esposizioni, che furono recensite sulla stampa periodica da critici qualificati come Mario De Micheli e Raffaele De Grada. In Trentino espose nuovamente nel 1969 alla Galleria “Delfino” di Rovereto e nel 1981 al Centro “Fratelli Bronzetti” di Trento.

Molti soggetti dei suoi dipinti sono ispirati ai dintorni di Bondone, il piccolo paese della Valle del Chiese che la coppia frequentava nei mesi estivi fin dagli anni Cinquanta. La pittura di Gina, specialmente quella di paesaggio, è di chiara matrice espressionista e appare sempre tentata di abbandonare la figurazione, risolvendosi infine in gioiose esplosioni di colore che si ricompongono in visioni decifrabili della realtà. Nel 1998, in occasione di una nuova monografica tenutasi alla Galleria Ponte Rosso di Milano, Marina De Stasio scrisse: “L’artista vive a Milano da tanti anni e la scuola del naturalismo informale ha avuto sicuramente qualche influenza sul suo modo di costruire il quadro, di vedere e rendere la realtà, tuttavia la sua non è certo pittura lombarda: l’origine trentina, gli studi all’Accademia di Venezia, l’ispirazione che viene dal paesaggio del Trentino, spiegano la tavolozza, che è sostanzialmente secessionista”.

Sazia di vita e di colore, Gina riposa accanto a Piero nel piccolo cimitero di Bondone.

Gina Maffei nel suo studio a Milano (1989)
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Pubblicato da Roberto Pancheri

È nato a Cles nel 1972 e vive felicemente a Trento. Si è laureato in Lettere a Padova, dove si è specializzato in storia dell’arte. Dopo il dottorato di ricerca, che ha dedicato al pittore Giovanni Battista Lampi, ha lavorato per alcuni anni da “libero battitore” e curatore indipendente, collaborando con numerose istituzioni museali e riviste scientifiche. Si è cimentato anche con il romanzo storico e con il racconto breve. È infine approdato, per concorso, alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, dove si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La carta stampata e la divulgazione sono forme di comunicazione alle quali non intende rinunciare, mentre è cocciutamente refrattario all’uso dei social media.