…e la nativa digitale

(continua dal numero di dicembre)

Prima e dopo

Claudia è nata e cresciuta … a cose fatte. Fotografia digitale, rete internet, comunicazione virtuale, social media, tutto già avvenuto! Quando ha deciso di accostarsi alla fotografia non si è posta dilemmi laceranti, non ha dovuto “scegliere”, ha preso in mano una digitale, probabilmente uno smartphone, ha fatto clic (perfino il rumore ha dovuto essere simulato…) e ha subito visto l’immagine sul display, l’ha cancellata se malriuscita, l’ha rifatta, l’ha spedita all’amica newyorchese, commentandola a voce in tempo reale, l’ha pure ritoccata, applicando uno dei milioni di “filtri” disponibili, si è fatta un selfie e poi si è invecchiata di cinquant’anni, così, per ridere con le amiche, e poi ha fotografato la mamma, ringiovanendola di trent’anni, per vederla sorridere…

Insomma: cosa è cambiato? Qualcosa di sostanziale? Solo tecnologia?

Il dibattito sul passaggio al digitale è acceso, ulteriormente complicato dall’applicazione della cosiddetta “intelligenza artificiale”, ma una cosa sembra incontrovertibile: se consideriamo la Fotografia un mezzo espressivo, uno strumento di comunicazione che, in quanto tale, prevede che esista un contenuto da diffondere e un linguaggio con cui trasmetterlo, allora nulla è cambiato.

Una fotografia dice o non dice, piace o non piace, trasmette o non trasmette, che sia stata prodotta con una pellicola, con un sensore, con uno scanner o col bitume di Giudea che usava Niepce.

Se invece pensiamo a un assioma, allo statuto fondante della Fotografia, per il quale ogni immagine fotografica certifica che il soggetto ritratto è fisicamente esistito, allora dobbiamo dire che tutto è cambiato! Non possiamo più “fidarci” della foto per essere sicuri che qualcosa dotato di quelle fattezze sia realmente esistito sul pianeta.

Non è il caso di azzardare profezie in quest’epoca nella quale la virtualizzazione delle conoscenze, delle relazioni, perfino delle esperienze, suggerisce che forse siamo solo all’inizio di una trasformazione che è più antropologica che tecnologica. Forse ci conviene… drizzare le antenne!

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Pubblicato da Adriano Frisanco

Biologo mancato, fotografo per destino, da decenni diffonde la fotoepidemia nella popo-lazione trentina, attraverso corsi e progetti altamente contagiosi. Ha una folle convin-zione: che la fotografia sia un linguaggio da imparare.