E se il papà cambiasse il pannolino in pubblico?

L’eguaglianza tra uomini e donne passa anche dalle incombenze quotidiane più profane. E da una conversazione inerente ai “wc” pubblici possono nascere riflessioni sorprendenti. È capitato di recente al sottoscritto, coinvolto in una discussione con una cara amica. Si parlava animatamente dei privilegi che in linea di massima beneficiano i maschi e lei mi ha fatto notare uno stereotipo che colpisce le donne a cui non avevo mai pensato: «Perché – mi ha pungolato la mia interlocutrice – fasciatoi per bimbi e bagni per persone disabili devono sempre essere associati ai bagni femminili nei locali pubblici?». 

Lì per lì sono stato preso un po’ in contropiede. Ma è proprio così: nei luoghi in cui non è allestito uno specifico bagno per disabili, il simbolo che indica il wc “sbarrierato” è quasi sempre associato a quello che indica le donne. In quanto portatore di una disabilità motoria, mi sono messo sulla difensiva: «Ai disabili dispiace darvi questo incomodo, ne faremmo volentieri a meno. Per noi è già difficile trovare un bagno che non sia inaccessibile in fondo ad una scala», ho risposto polemicamente. 

Poi lei mi ha fatto riflettere: il suo punto non era tanto quello di esprimere fastidio verso la presenza dei disabili, ma sul fatto che le incombenze di cura, di assistenza, di mettersi nei panni dell’altro, in particolare di chi ha una condizione di fragilità, sono metodicamente assegnate al genere femminile. «È lo schema delle cose sbagliato, la deresponsabilizzazione gratuita che gli uomini hanno quasi in tutto», ha argomentato la mia cara amica. 

E c’è una verità in questo. “Appaltando” l’empatia e la cura alle donne, si crea un pregiudizio culturale: quello che gli uomini possono disinteressarsi a chi per nascita o per accidenti della vita ha una disabilità

E lo stesso vale per la presenza dei fasciatoi, sempre collocati nel bagno femminile. 

Perché? Un papà non può cambiare un pannolino? Deve diventare normalità l’esatto contrario: il papà deve cambiare il pannolino in un bagno pubblico, perché la responsabilità genitoriale è eguale e condivisa. 

E deve diventare normalità da parte del genere maschile la presa in carico di ogni fragilità, senza aspettarsi che ad assumersi il tacito impegno siano le donne perché “così è sempre stato”. Per altro, il bagno per disabili, quando c’è, è quasi sempre promiscuo: come se i disabili maschi e le disabili femmine non avessero esigenze diverse. Ma questa è un’altra storia.

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.