Fenomenologia della pizza all’ananas

Suonano alla porta. Il fattorino ha portato la pizza. Gli apro, nelle sue mani la scatola fumante. Nel suo sguardo, un velo di diffidenza, di apprensione. Ma forse sono io che proietto il mio dubbio su di lui, consapevole dell’enormità di ciò che sto per fare. Rapido saluto, mi siedo a tavola. Scoperchio il coperchio. Ed eccola lì: lei, la rinnegata, la pizza all’ananas. Mai provata prima, sento già preannunciarsi gastrite e senso di colpa. Ma non so resistere: devo provarla assolutamente! Tutti gli italiani parlano male di quella pizza dall’aspetto incongruente. Stando a quanto si legge su internet essa è la sintesi di tutto ciò che è sbagliato nel mondo. Globalizzazione, appropriazione culturale, cattivo gusto, americanismo, tradimento. E gli altri popoli ci deridono per questa nostra ossessione anti-pizza all’ananas, ci accusano di fanatismo. Senza pensarci troppo, altrimenti temo che gli spettri di Giuseppe Mazzini e Goffredo Mameli giungano per fermare quel mio morso patri-cida, affondo i denti. Così la conosco, la pizza all’ananas. La assaporo, la valuto. Mangio una fetta, due, tre, senza fretta. Davanti a me ancora mezza pizza all’ananas. Il mio cervello elabora, le mie papille gustative non ne possono già più. “Stucchevole”, mi dice il cervello, “Stucchevole, dolciastra, insulsa”. Non è terribile, ma non mi piace, penso, e tiro un sospiro di sollievo. Il mio amor di patria è salvo e persino più consapevole. Il prossimo due di giugno potrò dire: “Io ho assaggiato cose che voi non potete neanche immaginare”. Mi alzo, intono “La canzone del Piave” e butto la mezza pizza all’ananas nel congelatore perché odio gli sprechi. Poi, mentre chiudo il congelatore, un ultimo pensiero: beato quel paese che non ha bisogno di eroi, ma nemmeno di feticci. L’orgoglio di noi italiani per la nostra cucina è qualcosa che online prende forme spesso estreme, che passano dallo scherzo al tifo da stadio più tribale applicato alla ricetta della carbonara. Ed è triste: sarebbero tantissimi gli aspetti su cui proiettare il nostro orgoglio. Pensiamo solo ai personaggi: Giuseppe Garibaldi, Enrico Fermi, i partigiani, Bebe Vio, Samantha Cristoforetti. Eppure no, su quelli si litiga ferocemente: sulla pizza all’ananas, anatema nazionale, tutti uniti. Sulla pizza, “non passa lo straniero”. Ma poi, a pensarci bene, anche il pomodoro come l’ananas è un frutto dolce e di origini centro-americane: pure lui è extracomunitario, però sulla pizza ci può stare: gli abbiamo dato lo ius soli.

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.