“Vivere” un territorio è diverso dal viverci e basta

Svolgere passivamente l’esistenza su un territorio non equivale a “vivere” quel territorio. Così come amare la musica di un certo cantautore non equivale ad amare quel cantautore. Prova ne sia che se un giorno si decidesse di andarlo a trovare a casa sua, intanto si resterebbe sorpresi nel vederlo condensarsi attraverso fattezze umane, dato che era la sua musica cui si intendeva far visita, non un vivente dotato di tronco-testa-arti. Resteremmo molto delusi dalla sbrigatività con cui ci riceve (“Il saluto, l’autografo, il selfie, ok, però adesso te ne vai, sia chiaro…”).

I rumori e gli odori della sua vita privata sarebbero lo choc successivo. Il disordine nelle stanze, i cartoni vuoti delle pizze sul tavolo, i sacchetti di patatine sul divano. Le urla di una donna di là (la moglie?), l’odore di fritto della sera prima, le ciabatte macchiate di vernice bianca, la barba da fare, i peli nelle orecchie, l’alito insopportabile.

E quella musica celestiale, le note che ci fanno compagnia da vent’anni, le canzoni che ci hanno fatto emozionare, innamorare, ballare mille e mille volte, i dolcissimi versi che abbiamo trascritto sui diari di scuola e che ora condividiamo nei post su facebook. Tutto questo è venuto fuori dall’uomo che abbiamo ora di fronte? Una vita intera a correre dietro ad un mito che – scopriamo oggi – non ha mai avuto alcun riscontro nella realtà. L’opera sta su un pianeta diverso, una dimensione differente rispetto a quella in cui risiede il creatore dell’opera stessa. Inseguire l’arte in chi l’ha generata può portare solo a sperimentare una profonda delusione.

Usare un paese o una città come dormitorio ufficiale è altro dal “viverci”. Se non ci si connette con il tessuto sociale, se ci si disinteressa del dibattito pubblico, di problematiche, criticità, progetti, se si rimane passivi di fronte ad evidenti incongruenze, a idee pericolose, a iniziative palesemente sbagliate, se si resta zitti limitandosi a coltivare il proprio “particulare”, beh allora è inutile meravigliarsi se quella città non la riconosciamo più. Come se un giorno andassimo a casa del nostro cantante preferito e scoprissimo che a quella musica celestiale e fantastica che sa comporre lui non ci assomiglia nemmeno un po’.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.