Il tempo di esposizione

Come molti sanno, uno dei parametri che definiscono tecnicamente ogni fotografia è il cosiddetto “tempo di posa”, cioè la durata dell’esposizione alla luce dell’elemento sensibile.

Andando a leggere i dati “EXIF” che ogni scatto digitale porta con sé, si può scoprire che i tempi di esposizione con cui sono state scattate le nostre fotografie sono i più vari, che per realizzare una certa immagine è bastato esporre il sensore alla luce per 1/1000 di secondo e, per un’altra, è stato necessario mantenere aperto l’otturatore (il congegno che permette di dosare il t.d.e.) per due minuti. Se la durata minima consentita dalle moderne fotocamere si aggira attorno a 1/8000 di secondo (o anche meno con l’otturatore elettronico), la durata massima è potenzialmente illimitata grazie alla possibilità di tenere aperto l’otturatore quanto si desidera e a dimostrarlo è l’interessante lavoro del foto-artista tedesco Michael Wesely che, utilizzando una fotocamera e un foro stenopeico autocostruiti, ha realizzato fotografie con tempi di posa incredibilmente lunghi, come per l’immagine di New York qui sopra, durata la bellezza di 34 mesi (!!!) o quella del vaso di fiori che appassiscono, che ha richiesto alcune settimane di posa.

Anche senza dover chiedere aspettativa al proprio datore di lavoro, è comunque possibile ottenere immagini suggestive con la propria fotocamera (soprattutto se dotata di controlli manuali), attraverso la scelta del tempo di posa, sia nella gamma dei tempi rapidi che delle lunghe pose. Qui sotto due esempi, il primo mostra l’effetto di “congelamento” del getto di una fontana con una posa di 1/8000 di secondo e il secondo, a destra, l’effetto di un tempo di 10 secondi sul passaggio di un treno.

In entrambi i casi due visioni letteralmente “magiche”, quali nessun umano potrà mai percepire con i propri occhi e che solo la fotografia consente di creare!

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Pubblicato da Adriano Frisanco

Biologo mancato, fotografo per destino, da decenni diffonde la fotoepidemia nella popo-lazione trentina, attraverso corsi e progetti altamente contagiosi. Ha una folle convin-zione: che la fotografia sia un linguaggio da imparare.