In sole tre strofe il poeta rivela gli ideali che hanno guidato tutta la sua vita e la sua poetica, l’ostinata ricerca della verità e la passione del cuore che riesce ad esprimere attraverso parole semplici.
Tutto l’amore e il dolore che fanno parte dell’esistenza si intrecciano in un connubio inscindibile. Saba parla dell’affannata ricerca di consapevolezza dell’anima umana e del suo perenne struggimento. Compito del poeta è rintracciare la Verità, l’essenza più autentica nel profondo dell’anima e delle cose. Farlo può spaventare e provocare sofferenza, ma è una ricerca necessaria, imprescindibile. Con il sentimento è possibile vedere con chiarezza, sempre. Persino in quella rima banale “fiore/amore”, l’autore riesce a condensare un concetto dal valore inestimabile: l’essenza della vita si esprime in emozioni semplici, dal significato individuale eppure collettivo, che accomunano tutta l’umanità. Non dimentichiamo che Pier Paolo Pasolini definì Umberto Saba come “il più difficile dei poeti contemporanei”.
Amai
Amai trite parole che non uno
osava. M’incantò la rima fiore
amore,
la più antica difficile del mondo.
Amai la verità che giace al fondo,
quasi un sogno obliato, che il dolore
riscopre amica. Con paura il cuore
le si accosta, che più non l’abbandona.
Amo te che mi ascolti e la mia buona
carta lasciata al fine del mio gioco.
Umberto Saba (Trieste 1883 – Gorizia 1957) impiegato in un’azienda commerciale, nel 1903 pubblica a proprie spese la prima raccolta di versi. I problemi legati alla nevrastenia non gli impediranno di poetare e di vincere, nel 1946, il Premio Viareggio.