Il tunnel carpale (del fotografo)

Avete presente il turista-fotografo che sbuca, estasiato, nella Piazza Duomo di Trento e armeggia con un superzoom 16-300mm? Il suo polso ruota vorticosamente la ghiera dell’obiettivo, passando dalla focale minima, che usa per un totale della piazza, a quella massima con la quale fotografa il tridente del Nettuno, e poi allargare di nuovo per inquadrare l’intera fontana e poi ancora stringere per il balconcino di Casa Cazuffi e, di rotazione in rotazione, procurarsi un’infiammazione del nervo mediano…

Sto scherzando ma lo faccio per parlare dello zoom, l’obiettivo a focale variabile di cui sono dotate tutte le fotocamere. L’uso che ne fa il fotografo inesperto è quello di allargare o stringere l’angolo di ripresa, per avvicinare o allontanare un particolare elemento, ignaro del fatto che ogni sua regolazione  determina non solo l’ampiezza del campo inquadrato ma anche il modo in cui questo viene raffigurato nella fotografia.

La parola magica, che contiene ogni spiegazione al riguardo, è prospettiva. Un grandangolo potente non solo ingloba un sacco di roba nell’inquadratura, ma lo fa enfatizzando la prospettiva, facendo apparire lo spazio più profondo di quanto noi lo percepiamo con i nostri occhi e, per ultimo, deforma le proporzioni, come testimonia la fotografia qui sopra. Effetto opposto lo produce il teleobiettivo, che comprime lo spazio, avvicinando fra loro gli elementi della composizione. La focale da cui deriva un effetto prospettico uguale a quello della vista umana si chiama normale e varia a seconda delle dimensioni del sensore della fotocamera in uso.

Vi svelo il segreto del “bravo fotografo”: un comodo paio di scarpe e muoversi!

La sequenza corretta, nei limiti del possibile, dovrebbe essere questa: impostare lo zoom per determinare l’effetto prospettico desiderato e poi avvicinarsi o allontanarsi quanto basta per perfezionare l’inquadratura.

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Pubblicato da Adriano Frisanco

Biologo mancato, fotografo per destino, da decenni diffonde la fotoepidemia nella popo-lazione trentina, attraverso corsi e progetti altamente contagiosi. Ha una folle convin-zione: che la fotografia sia un linguaggio da imparare.