La pala di Cortesano di Pietro Ricchi

Pietro Ricchi, Sant’Antonio di Padova con Gesù bambino, olio su tela. Vigo Meano, chiesa parrocchiale (dalla chiesa di Sant’Antonio a Cortesano)

La chiesa parrocchiale di Vigo Meano ospita da qualche anno una piccola pala seicentesca raffigurante Sant’Antonio di Padova con Gesù bambino. Notai per la prima volta il dipinto nel 2005, quando si trovava sull’altare della vicina chiesetta di Cortesano. Nonostante il pessimo stato di conservazione in cui versava, mi resi subito conto che si trattava di un’opera di notevole pregio artistico e, dopo gli opportuni confronti stilistici, vi riconobbi la mano di Pietro Ricchi, un pittore toscano nato a Lucca nel 1606 e morto a Udine nel 1675, che fu attivo anche nel territorio del principato vescovile di Trento. L’8 gennaio 2006 apparve a mia firma sul settimanale diocesano “Vita Trentina” un approfondimento storico sul dipinto, che si concludeva con un appello affinché si provvedesse al suo restauro, cosa che avvenne solo nel 2012 grazie all’interessamento dell’architetto Cristina Mayr, direttore dei lavori di ripristino della chiesa di Cortesano. L’intervento conservativo, promosso dalla parrocchia di Vigo Meano, fu eseguito dal restauratore Roberto Marzadro sotto la supervisione della Soprintendenza: da allora non si è più parlato della pala e ritengo perciò utile pubblicarne l’immagine dopo il restauro, grazie al quale ha recuperato piena leggibilità.

Particolare di un portale in pietra con stemma Dal Monte, già conservato a Martignano

La tela misura 201 x 104 cm e presenta una cucitura trasversale a circa metà della sua lunghezza. A memoria d’uomo è sempre stata visibile sull’altare della chiesetta di Cortesano: un manufatto in legno intagliato e dorato di gusto barocco, che reca in un cartiglio una scritta latina a ricordo della sua erezione per voto della comunità di Meano. Tuttavia tale collocazione non può essere quella originaria: il piccolo edificio fu infatti costruito nel 1707 per iniziativa di Simone Guarinoni (la data è stata recentemente confermata da ricerche d’archivio condotte dallo storico Marco Stenico), mentre la pala di Ricchi è più antica di circa mezzo secolo. I committenti del dipinto furono i Dal Monte di Trento, come ci assicura la presenza del loro stemma nell’angolo inferiore sinistro della composizione. La famiglia, che in città possedeva il magnifico palazzo rinascimentale all’angolo tra via del Suffragio e via San Marco, fu elevata al titolo nobiliare tirolese dall’arciduca Ferdinando Carlo d’Austria nell’anno 1645: questa data costituisce dunque un primo terminus post quem per l’esecuzione della pala, che potrebbe essere stata commissionata al pittore da Antonio Dal Monte, personaggio di spicco della Trento seicentesca, arricchitosi con la mercatura e definito da Michelangelo Mariani “benemerito delle chiese, conventi e luoghi pij di Trento, a’ quali testamentò legati considerabili […] né mancò da lui il far conoscere una singolare pietà, & affetto verso la Patria”.

A questo punto è utile rilevare che i Dal Monte possedevano dei fondi agricoli nella zona di Meano e una residenza estiva a Martignano: lo attesta la presenza della loro insegna araldica – accompagnata dal motto DOMVS AMICA DOMVS OPTIMA – sulla chiave di volta di un portale in pietra oggi scomparso, ma documentato da una fotografia d’epoca. Si può allora ipotizzare che il dipinto fosse stato allogato al Ricchi per la chiesa di Meano e che sia giunto a Cortesano con l’altare ligneo solo nel corso del XIX secolo.

La pala Dal Monte è una tipica immagine devozionale di età barocca, nella quale le figure si stagliano contro un fondo di nubi circonfuse di luce soprannaturale. Il santo taumaturgo vi appare raffigurato secondo la più consueta iconografia, con la tonsura, il saio francescano e i gigli bianchi, simbolo di purezza d’animo. Gesù bambino è rappresentato ignudo, accoccolato sul libro di preghiera, mentre rivolge al giovane Antonio uno sguardo pieno di tenerezza. La resa dei suoi riccioli biondi e la peculiare fisionomia del santo riconducono in modo inequivocabile ai modi del pittore lucchese, che decorò il santuario dell’Inviolata a Riva del Garda e la cappella del Simonino annessa alla parrocchiale di San Pietro a Trento. Nella stessa chiesa i fratelli Antonio e Leonardo Dal Monte avevano eretto la cappella di famiglia, con dedica al Redentore, che Mariani nel 1673 definiva “adorna e dotata splendidamente”. Del Ricchi è pure la pala dell’Assunta in Santa Maria Maggiore a Trento, un capolavoro del 1644 di cui pubblichiamo, con l’occasione, il possibile modelletto: si tratta di una piccola tela che comparve dal nulla nel 2006 a un’asta di Christie’s a Milano e che finora non è stata considerata negli studi sulle opere trentine dell’artista.

Pietro Ricchi, Assunzione di Maria Vergine, modelletto per la pala di Santa Maria Maggiore a Trento, olio su tela. Già Milano, Christie’s
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Pubblicato da Roberto Pancheri

È nato a Cles nel 1972 e vive felicemente a Trento. Si è laureato in Lettere a Padova, dove si è specializzato in storia dell’arte. Dopo il dottorato di ricerca, che ha dedicato al pittore Giovanni Battista Lampi, ha lavorato per alcuni anni da “libero battitore” e curatore indipendente, collaborando con numerose istituzioni museali e riviste scientifiche. Si è cimentato anche con il romanzo storico e con il racconto breve. È infine approdato, per concorso, alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, dove si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La carta stampata e la divulgazione sono forme di comunicazione alle quali non intende rinunciare, mentre è cocciutamente refrattario all’uso dei social media.