“Nocturne”, tutto sulla notte

Isabella Turso, pianista e compositrice trentina, di rara sensibilità, è considerata una delle compositrici e pianiste più rappresentative dello stile new classical-contemporary con una capacità straordinaria di trasmettere la musica al pubblico mantenendo l’integrità e la complessità della sua ispirazione artistica. Dopo la laurea specialistica in pianoforte e musica da camera al Conservatorio di Trento si è perfezionata con pianisti di fama come Bruno Mezzena e Alicia de Larrocha. Nel 2013 ha pubblicato il primo album di inediti per pianoforte “All Light” con una successiva versione per trio jazz e orchestra con la partecipazione di Paolo Fresu. È del 2014 l’album “Omaggio a Donaggio” in cui elabora temi famosi del grande compositore Pino Donaggio e presentato all’Opera America Center di New York. Importante la collaborazione con Dargen D’Amico nell’album “Variazioni” riuscendo nell’obiettivo di avvicinare il genere hip hop alla musica colta. Dopo alcuni singoli e collaborazioni di grande qualità, nel 2020 esce il nuovo lavoro per solo pianoforte “Big Break” per l’etichetta Bluebelldisc, la stessa etichetta storica dei primi album di Fabrizio De Andrè.

A gennaio 2024 ha pubblicato il suo quarto album “Nocturne”, un progetto concept che racconta un viaggio attraverso i colori, le ombre, le suggestioni, i ritmi, i silenzi che compongono le fasi della notte. Special guest dell’album nel brano “Nightfall” la celebre violoncellista americana Tina Guo. L’album racchiude otto composizioni inedite scritte interamente da Isabella con la produzione artistica di Ludovico Clemente. Un lavoro davvero affascinante che merita di essere ascoltato e che valorizza al meglio il talento e la preparazione della giovane pianista.  E il 22 marzo parte il tour, un’esperienza sensoriale caratterizzata sia dalle nuove composizioni al pianoforte, sia dalla profonda sensibilità dell’artista verso la sostenibilità ambientale, esibendosi in teatri storici, in affascinanti ville e castelli e offrendo un racconto fatto di suoni, immagini e arte contemporanea.  Da non perdere!

Come ti sei avvicinata alla musica?

La musica ha sempre fatto parte della mia vita già dalla primissima infanzia perché mio papà era grande appassionato di musica soprattutto di pianoforte.  Quindi anche empaticamente nel rapporto con mio padre c’è sempre stato questo collante, l’attrazione per i suoni. Stavo con lui a suonare e ad ascoltare tante melodie, poi il coro alle elementari e i corsi in conservatorio che iniziavano prestissimo all’epoca, in quarta elementare. Ho quindi iniziato il percorso didattico accademico e da quel momento non ho mai smesso e non ho mai pensato di smettere, perché ormai si era creato un rapporto viscerale con la musica anche se come disciplina ha i suoi aspetti belli tosti.

Quanto ti è stata utile oltre l’aspetto artistico?

Mi ha forgiato, mi ha fatto le spalle larghe, mi ha dato la possibilità di avere un bagaglio, un’armatura che mi ha permesso di risolvere situazioni e di affrontare le cose in maniera più forte e determinata, più preparata. Sono ben felice di aver fatto il mio percorso in Conservatorio, sono poi volata in Spagna, mi sono trasferita e in due anni e mezzo ho fatto importanti esperienze artistiche e di studio.  Ho girato tanto, sempre in movimento, ma Trento come città mi ha sempre dato l’opportunità di mettere in mostra anche quello che potevo fare a livello di progetti ideati con il Maestro Maurizio Dini Ciacci, altra mente trentina e mio collega. Abbiamo fatto tanti concerti e lavorato su mille cose. Trento mi ha sempre appoggiata in tante situazioni proprio come opportunità, ho ricevuto anche il premio di trentina dell’anno, insomma mi ha coccolata e considerata.

Una realtà piccola come opportunità?

L’accessibilità che ti dà una città di provincia a livello culturale e il fatto di poterti muovere in una zona che conosci e ti fa lavorare in modo più chiaro è una opportunità. Poi bisogna andarsene e fare cose fuori, il caso della vita ha voluto che rimanessi comunque nelle vicinanze, adesso vivo a Verona però è un movimento che mi sono auto creata. Non è che puoi star lì ad aspettare che le cose arrivino da sole, non sono fatta per star ferma.

Quali le particolarità dell’album “Nocturne”?

Nocturne nasce e si ispira alla notte, ma non è un album per dormire bensí per sognare, un sogno ad occhi aperti, tu senti delle microstorie all’interno, puoi leggerlo in orizzontale o in verticale, lo puoi ascoltare tutto d’un fiato dall’inizio alla fine, c’è un collegamento, una narrazione che inizia con una partenza, come un crepuscolo che può essere l’inizio di un qualcosa di nuovo, che si sviluppa e prende vita lasciando un finale aperto con l’ultimo pezzo Memento, un po’ alla Vangelis. È come se prendessi il volo verso un altro pianeta, però puoi anche leggerlo e ascoltarlo pezzo per pezzo perché ogni brano brilla di luce propria ed è un racconto a sé. E’ un album concept, ma allo stesso tempo con brani indipendenti, ha una doppia lettura. È il frutto della mia ricerca, della mia maturazione artistica con un linguaggio autentico e sincero.

Come hai scelto per la registrazione il “Good Wave Recordings” di Spiazzo?

Non rinuncio al Trentino, il lavoro è stato fatto tra le nostre montagne. Una cosa bellissima perché stavo cercando un pianoforte particolare per fare questo album e parlando con Egidio Galvan mi ha consigliato Raoul Terzi che è ingegnere del suono, da poco rientrato a Londra, ha lavorato con grandi nomi come Trevor Horn, ha questo studio bellissimo, ha ristrutturato una baita di legno, a Spiazzo. “Nocturne” è un album che si lega molto all’aspetto naturalistico e al mondo della natura. Spiazzo e il Trentino mi è stato molto di ispirazione. Un momento bello e magico, abbiamo realizzato un video interessante del backstage.

La prima traccia dell’album è “Nightfall” con Tina Guo al violoncello. Come è nata la collaborazione?

Questo brano per violoncello e pianoforte è nato proprio pensando a una donna, questo tema questa passionalità la sento al femminile. Tina Guo è la più forte che c’è in giro e anche lei ha una predisposizione di sperimentare in zone non di conforto perché è curiosa, cosí le ho scritto e mi ha risposto dopo pochissimo perché le piaceva un sacco il brano. Aveva mille impegni ma è riuscita, io a Spiazzo dal Trentino ci siamo connessi con la California, lei da lì ha registrato la sua parte ed ecco il risultato, sono felicissima perché lei è molto propositiva.

Un brano di forza e dolcezza insieme.

È il crepuscolo, quella luce che sta cambiando, e lei l’ha interpretato benissimo perché è un po’ l’espressione di quello che è la forza al femminile in un mondo dove le compositrici donne si contano su una mano, tra due donne in qualche modo indipendenti, Tina non ha una major, fa quello che vuole, ha le sue edizioni.

E la collaborazione con Luca Nobis?

Luca Nobis è bravissimo, uno di quei chitarristi che ha il tocco riconoscibile. Il brano “Reverie” ti fa viaggiare con la fantasia, come una “fantasticheria”, con me è stato elegante e raffinato sempre con grande attenzione verso quello che proponevo musicalmente.

Come riesci a coniugare la melodia classica con le contaminazioni moderne?

È impegnativo non tanto l’atto creativo, ma quello di elaborazione delle idee che nascono perché un tema nasce e cresce ma per farlo sviluppare e dare un senso, una struttura, un equilibrio interno devi lavorarci, avere la preparazione per farlo con i mezzi a disposizione, come un architetto che costruisce ma non è semplicemente un edificio, è un’idea.  Tu stai costruendo un’idea e per farlo devi avere tanti strumenti; anche Ennio Morricone diceva bisogna essere artigiani della musica, ogni giorno devi scrivere, non è che ti vengono le idee perché sei geniale, solo perché ti alzi la mattina e non hai mai studiato niente. Ultimamente si sente in giro questo discorso che alla fine non serve studiare, basta avere così questo guizzo. Il guizzo ci sta però deve essere, come dire, supportato da una preparazione, ognuno deve crearsi il proprio metodo e per farlo ci vuole studio. 

Una scelta naturale quindi?

Mi viene naturale legare più mondi e generi differenti, è sempre stata un’attrazione quella di avvicinare, mi sembrava una sfida impossibile poi in realtà ho notato che c’erano tanti punti in comune. Più che contaminazione mi piace il discorso di avvicinare, cerco di assorbire quelle atmosfere che mi piacciono, certi passaggi che mi affascinano e li trasferisco nella musica.

Un’impronta classica guardandoti sempre intorno?

E’ un mio modo per trovare un canale di comunicazione più accessibile e diretto verso il pubblico, io programmo un linguaggio che cerca di abbracciare più atmosfere. In questo album sono più diretta, meno complessa.

E la telefonata di Ennio Morricone?

Ho lavorato con il figlio per un arrangiamento al pianoforte. Lui aveva realizzato gli archi e io la mia parte pianistica, un arrangiamento particolare di Nuovo Cinema Paradiso e il giorno di Natale del 2014 la ascoltarono insieme. Ennio Morricone mi chiamò, pensavo fosse uno scherzo invece era lui e mi ha fatto questa telefonata dove si complimentava, cosa che mi dicono faceva raramente. Ha fatto questa cosa bellissima di chiamarmi e mi ha detto “sarà abituata a sentirselo dire, ma  ho notato dalla sua interpretazione che ha un grande sensibilità e talento”,  queste due parole mi sono impresse nella testa. Io sono sempre ipercritica e piena di dubbi però ciò che mi ha detto è stata una bella sferzata di energia.

Come è nato il lavoro dedicato a Pino Donaggio?

Gli ho dedicato un album intero sulle sue colonne sonore specialmente dei film di Brian De Palma e ci sono anche due sue canzoni. Ci siamo visti ultimamente a Venezia all’ultimo Festival del Cinema dove suonavo, è venuto apposta per me e anche durante il Premio Rota nel 2019 dove lui ha voluto coinvolgermi sul palco insieme con Claudio Simonetti. Mi vuole bene e ho scoperto una persona al di là dell’artista di grande sensibilità. Anche Tony Renis è venuto al mio concerto a Roma, lo conosco bene, è un altro estimatore. Sono molto legata a quel mondo.

Ci parli del tour 2024 e dei tuoi progetti futuri?

C’è tanto lavoro da fare, a maggio uscirà anche una pubblicazione di poesia e musica con il poeta californiano Adam Schmallholz, una bella avventura anche con lui, è fortissimo, è autore e poeta, faremo uscire un album con le mie musiche e la sua parola in metrica. Il tour primaverile prende il via il 22 marzo da Verona al Teatro Fonderia e farà tappa in diverse regioni italiane e la data di chiusura di questa parte primaverile sarà in Trentino a Castel Belasi a Campodenno il primo di giugno e di questo ringrazio Stefano Cagol. “Nightfall piano tour”, è un viaggio musicale attraverso suggestive location italiane alla ricerca di nuovi paesaggi sonori e all’insegna dell’ecosostenibilità. Poi andrò avanti in estate con diversi concerti, a seconda della location ci saranno formazioni leggermente differenti, quello che resta è sicuramente il pianoforte ed elaborazioni e arrangiamenti di elettronica e altri strumenti con Ludovico Clemente sul palco.

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Pubblicato da Giuseppe Facchini

Giornalista, fotografo dello spettacolo, della cultura e dello sport, conduttore radiofonico. Esperto musicale, ha ideato e condotto programmi radiofonici specialistici e di approfondimento sulla storia della canzone italiana e delle manifestazioni musicali grazie anche a una profonda conoscenza del settore che ha sempre seguito con passione. Ha realizzato biografie radiofoniche sui grandi cantautori italiani e sulle maggiori interpreti femminili. Collezionista di vinili e di tutto quanto è musica. Inviato al Festival di Sanremo dal 1998 e in competizioni musicali e in eventi del mondo dello spettacolo.