Quell’attimo prima del «tilt» 

Ti svegli un giorno e hai una voglia irrefrenabile di giocare a flipper. Non ci pensi da vent’anni ai flipper, nemmeno lateralmente, nemmeno per caso. Non occupa uno spazio nella tua mente, né grande né piccolo. Eppure per qualche motivo quel giorno lì ti sei svegliato con la frenesia di far saettare qualche pallina sulla plancia. La memoria corre ad un momento del passato. Ti vedi inserire le 500 lire. Il gioco si sblocca, i circuiti elettrici si attivano ronzando. Poi, la mano destra si avvicina alla molla. La tira leggermente, non troppo né troppo poco, lì nel punto magico. Lasci andare: la pallina decolla, passando in mezzo alla canaletta, colpendo i respingenti, dai quali riceve un di più di propulsione. Così la pallina accelera, rimbalza tra tre solenoidi facendo tintinnare il punteggio che sale. Con un colpo di lombi dai uno scossone impertinente al gioco per domare la traiettoria della sfera. Sfiori il tilt, meccanismo perverso che cambia da macchina a macchina, per cui è impossibile da prevedere. Un gorgo sembra far rallentare la navicella: la intrappola. Poi la risputa con l’ennesimo «ding», la pallina torna verso l’alto, su su, rallenta di nuovo. Assume una parabola malefica, che la porta inevitabilmente a finire lì in mezzo ai due flippanti, detti anche pinne, dette anche palette, proprio in quel punto impossibile da raggiungere. Rischi tutto con uno strattone dato di bacino. «TILT!». Gioco finito. Durata complessiva? 17 secondi.

Che spasso, però, e che voglia. Vai su Google: digiti «trova bar con flipper trento», «mappa flipper trento», «flipper trento». Che desolazione, i risultati non aiutano. Cerchi di ricordare dove hai visto quella macchina l’ultima volta. C’era quel bar vicino al centro, lo chiami. Non esiste più nemmeno il bar, figurati il flipper.

Tenti qualche telefonata a qualche sala giochi, ma quelli conoscono solo le slot. Ultimo tentativo, solo per pura curiosità. Digiti su Google: «quanto costa flipper». Risposta: dai 3500 euro in su. Sì ciao, forse in un’altra vita. E rimani con la voglia inappagata. Eppure quella partita sognata ad occhi aperti ti ha riportato ai tuoi quindici anni. E sovviene la consapevolezza. Il flipper è magico perché al flipper non si vince, la sconfitta è inevitabile, è solo questione di tempo. Quello che conta è il gioco.

E forse, conta anche avere quindici, diciotto, vent’anni, qualche monetina in tasca, ed un futuro davanti di cui ancora disegnare la traiettoria.

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.