A settembre ricomincia il ciclo delle umane attività dopo la pausa estiva. Con il solleone, il sole entra nella costellazione del Leone e imperversa: anche questa definizione è antica, si trova citata in Toscana fin dal 1200. Tutto si bloccava anche un tempo intorno a Ferragosto. Le Feriae Augusti, si sa, prendono il nome dal Primo imperatore di Roma, Ottaviano Augusto… nipote e figlio di adozione di Giulio Cesare. Tutto rallentava nella calda estate e forse due millenni fa era più caldo di oggi (aidh e è la radice sanscrita per esprimere l’idea del dare fuoco; il greco αἴθω, che si legge aitho (ardere)era pressoché identico e il latino successivo aestas è appunto l’estate. Settembre era il settimo mese del primo calendario romano, quello del leggendario Romolo, che cominciava a marzo e terminava a dicembre. Ovviamente restavano gli altri 120 giorni, ma come popolo di agricoltori ai primi Romani interessavano poco e non avevano nemmeno un nome. Era inverno.
Durò poco. Già con Numa Pompilio Roma si era già presa l’intero anno solare. Numa il sabino, ben ripercorso dallo sceneggiato televisivo “Romulus”, fu il secondo Re di Roma, e diede via al melting pot, ma anche alla capacità di assorbimento culturale e giuridico che fece grande la Città Eterna. Basti qui citare Orazio (Epistole, II, 156) magnifico poeta latino del II secolo a.C. sulla conquista della Grecia: “Graecia capta feros victores cepit” (La Grecia presa, a sua volta catturò il suo feroce vincitore); ma ci interessa il seguito “et artes intulit agresti Latio” (e le arti portò nel Lazio agreste), con ciò incidendo ancora sul calendario. Di qui la riforma del Calendario Giuliano (sempre Cesare, il divino Iulio, che fu dittatore per tre anni prima di essere ucciso dai repubblicani non appena nominato a vita). Il successivo aggiustamento intervenne nel 1528, quando, avendo scoperto che l’anno dura in realtà 365 giorni più sei ore e rotti, si trovarono in ritardo e saltarono con bolla papale “Inter gravissimas” 10 giorni a ottobre nel Calendario gregoriano. E in mezzo ci sarebbero il Concilio Di Nicea del 325, già in ritardo di 3 giorni sul calendario; e Alessandria d’Egitto e Tolomeo, e Beda il venerabile (benedettino inglese, fine 600) e Bacowne (che faceva notare nel 1267 che i giorni di ritardo erano già diventati 9) e… dagli, insomma è lungo il cammino per misurare il tempo. Torneremo sull’argomento. Datevi tempo. Appunto.