Non un solo giorno senza le 7 note

Antonella Ruggiero, in questi giorni viene resa disponibile per la prima volta l’intera produzione discografica dell’artista sulle piattaforme digitali, una occasione per scoprire e riscoprire l’opera di un’interprete unica, considerata una delle voci più versatili e suggestive del panorama musicale italiano.

27 album per un totale di 372 canzoni, come vedi questo percorso?

E’ stato un cammino lungo, molto intenso, sentito e consapevole perché non ho mai fatto una canzone tanto per aggiungere materiale a un disco. Tutto è sinceramente voluto e curato, ho la fortuna di occuparmi di musica e spero di farlo nel migliore dei modi allargandomi a repertori e mondi musicali differenti  uno dall’altro ma che secondo me hanno il filo conduttore della bellezza perché bisogna fare delle scelte nella propria professione e alla base deve esserci proprio la bellezza dei brani realizzati nel tempo anche da terze persone, del secolo passato, della musica popolare, legata alle montagne, al pop ma di qualità, la musica sacra, scegliendo con attenzione.

Hai anche pubblicato un lavoro con canzoni reinterpretate.

Sono 18 brani inserite nell’album Come l’aria si rinnova e che ho estrapolato da un periodo dal 1996 al 2018 insieme a Roberto Colombo che cura in maniera magnifica tutto quello che faccio con profondità e passione estrema. Ho scelto questi brani che mi sembravano adatti a questi momenti che da due anni stiamo vivendo, questo clima particolare e in essi è stata tolta la sezione ritmica e sostituita da archi e da strumenti che ti portano in alto con il pensiero creando paesaggi mentali diversi.

Come è nata la canzone scritta e arrangiata da Ennio Morricone?

Anni fa a casa sua chiese a me e Roberto di farci sentire un brano ”And will you” che avrebbe voluto inserire in un lavoro. Mi ha fatto ascoltare la canzone al piano e mi sono resa conto della bellezza della canzone. Mi è piaciuto tantissimo oltre al lato artistico perchè era un signore normale, nulla che uscisse da un dimensione semplice e intima della persona, davvero un grande perché io non amo l’esteriorità ma quello che è una persona.

Una cura molto minuziosa in ogni tuo brano.

Ci vuole molta attenzione e cura da parte soprattutto di chi ha un lavoro creativo, anche chi scrive, chi dipinge, lo fa con sentimento e riversa in tutto ciò che fa anche il suo pensiero personale e la propria vita.

Cos’è per te la musica, la vita stessa?

In un certo senso si, io sono figlia unica con due genitori che hanno sempre amato la musica, mio padre suonava il flauto, la mamma aveva una voce bellissima e in casa non c’è mai stato un solo giorno senza la sette note se non in momenti in cui il silenzio era dovuto e tutto questo ha sempre fatto parte della mia vita, le stanze non sono mai state vuote di quest’arte. Fin da bambina ascoltavo le canzoni della guerra, della SAT, quelle popolari, le storie d’opera, quello che poi ho fatto dopo i Matia Bazar quando ho ripreso le modalità di spaziare che per me erano fondamentali.

Un qualcosa che nasce da lontano?

Quello che ho vissuto da bambina è stata per me una sorte di spugna che recepiva tutti i suoni, le atmosfere, le suggestioni che la musica dava. La mia passione per la musica sacra è dovuta a un fatto accaduto quando avevo 8 anni. Con il nonno sono andata in una antica chiesa di Genova,  Santa Maria del Castello e ho scoperto per la prima volta il suono di un organo liturgico, un flash pazzesco che non ho mai dimenticato, quei suoni così profondi e poi effettivamente nel 2001 ho iniziato proprio  il percorso della musica sacra ricercando via via brani sempre più interessanti.

Hai portato con te sul palco del Festival di Sanremo due cori trentini.

Due cori magnifici, il Coro Sant’Ilario di Rovereto e il Coro valle dei Laghi di Padergnone, una meravigliosa esperienza per tutti. “ Canzone fra le guerre” l’ho scritta in occasione di un’altra guerra e purtroppo è sempre drammaticamente attualissima.

Come è nato il tuo rapporto speciale con il Trentino e la nostra Regione?

Quando ascoltavo i cori di montagna da bambina, già con il pensiero andavo in quelle zone e poi ci sono andata fisicamente e mi sono resa conto della straordinaria bellezza e della cura che da sempre viene posta in questi luoghi, una cura speciale che fa sentire a chi arriva da fuori che viene accolto da tutto quello che è il territorio non solo paesaggistico ma in tutto. E’ fondamentale sentirsi a casa in un posto che non è casa tua e li succede.

Come ricordi l’esperienza innovativa con i Matia Bazar?

Eravamo degli amici che si sono incontrati all’improvviso in sala prove, io allora pensavo di fare la disegnatrice, invece un caro amico mi ha portato in una loro sala prove, si chiamavano i Jet e insieme abbiamo realizzato un paio di brani che io avevo in mente e in quel momento è successo qualcosa. Ci siamo resi conto che sarebbe stato bello che io mi inserissi in quel gruppo e dall’oggi al domani ecco che mi sono ritrovata su un palco a imparare piano piano anche come ci si rapporta in questo mondo. In 14 anni è sempre stato un lavoro serissimo molto creativo in cui non abbiamo mai badato a quello che ci veniva suggerito dall’esterno, eravamo persone che lavoravano in gruppo determinando il nostro lavoro con la certezza che sarebbero state delle belle canzoni ma per noi prima che con i dischi. Questo è quello che ci portato in giro per il mondo a proporre la nostra musica italiana, la nostra visione, che a quanto pare è piaciuta e ancora oggi in alcuni casi canto piacevolmente quelle canzoni.

Come curi questa tua voce particolare?

Si è evoluta nel tempo, nei primissimi tempi era molto acerba e poi soprattutto negli ultimi anni con quello che ho cantato il contenitore umano racconta delle cose con sfumature diverse. Sicuramente alla base c’è un dono di natura. Prima di ogni concerto faccio dei vocalizzi a bocca chiusa e cose molto semplici, cerco di evitare assolutamente gli sbalzi di temperatura e non fumare, tutto qua.

Cosa ti aspetta nel 2022?

Dopo una serie di concerti de “La buona novella”, ne sono stati programmati altri. Dal lato creativo stiamo lavorando a degli inediti molto interessanti.

Cosa possiamo aggiungere?

Un saluto a tutti voi e speriamo di vederci fisicamente con la gente che mi conosce e che mi apprezza e che io ricambio con tanto affetto.

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Pubblicato da Giuseppe Facchini

Giornalista, fotografo dello spettacolo, della cultura e dello sport, conduttore radiofonico. Esperto musicale, ha ideato e condotto programmi radiofonici specialistici e di approfondimento sulla storia della canzone italiana e delle manifestazioni musicali grazie anche a una profonda conoscenza del settore che ha sempre seguito con passione. Ha realizzato biografie radiofoniche sui grandi cantautori italiani e sulle maggiori interpreti femminili. Collezionista di vinili e di tutto quanto è musica. Inviato al Festival di Sanremo dal 1998 e in competizioni musicali e in eventi del mondo dello spettacolo.