Cane e bambino: binomio da educare

Per quanto possa apparire strano, un bambino per il nostro cane non è un “piccolo uomo”, ma un essere con caratteristiche proprie, una sorta di altra specie. Le sue movenze, le vocalizzazioni, l’imprevedibilità dei movimenti, lo rendono per l’appunto “speciale”. Il miglior modo per evitare reazioni scomposte è quello di abituarlo alla presenza dei bimbi di famiglia e di quelli che incontrerà nel mondo, rendendo il tutto assolutamente normale. Della serie: ”Esistono anche loro, i bambini”. Vi sono due ulteriori accortezze da adottare: associarne la presenza a qualcosa di piacevole ed evitare episodi negativi. Nel primo caso, possiamo dispensare al nostro amico bocconi gustosi mentre al parco assiste a corse sfrenate, urla di gioia e avvicinamenti non troppo gentili. In men che non si dica, egli considererà questi “strani” esseri come premonitori di un che di gradevole, sperando addirittura di poterli incontrare. La seconda condizione implica l’impedire che uno di essi si catapulti addosso, lo tocchi in modo sbagliato, persino tirando il pelo, le orecchie o la coda; spetta a noi impedirlo, senza sperare nel pronto intervento dei genitori. Basta, in questo caso, gettare a terra un po’ di leccornie, avendo il tempo di bloccare l’interlocutore, indicandogli il modo giusto di interagire. Ai nostri figli, invece, spiegheremo che egli necessita di momenti di calma, senza essere disturbato: quando sta mangiando, durante il sonno, se ha in bocca un osso o un gioco, o se si trova acciambellato nella propria cuccia. Poi, diremo di evitare di rincorrerlo per la casa, di gettargli addosso qualunque cosa, suggerendo di chiamarlo per nome prima di entrarvi in contatto. Stando a una certa distanza, sarà lui a raggiungerci, evitando così di “violare” il suo spazio vitale; quando lo avremo di fronte, potrà essere proficuo chiedere di sedersi, per poi lodarlo, accarezzarlo e premiarlo. Diremo anche che la visita di amici e compagni dovrà richiedere l’osservanza delle medesime regole, facendo sì che il cane non diventi un “oggetto” da vessare. Se, invece, si tratta di bimbi in tenera età, il genitore dovrà vigilare su ogni possibile interazione, soprattutto quando si verifica il passaggio al “gattonare” e, di seguito, al camminare incerto. In caso di criticità, meglio trasferire il cane in altra zona della casa, mediante una divisoria o un comodo trasportino.

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Pubblicato da Stefano Margheri

Mi hanno detto, e penso di ricordarlo, che da piccolo mi perdevo nella fattoria in miniatura, fatta di animali di diverse specie che sostituivano i tipici soldatini dell’epoca. Probabilmente, in qualche parte della memoria, questa passione si è trasformata in qualcosa di reale e a distanza di molti anni mi ritrovo ad ammirare, con lo stupore di un bambino, ogni espressione del comportamento animale. In particolare, i cani sono diventati la mia vita, oggi persino una professione, prima affiancata alla laurea in giurisprudenza e poi fatta prevalere su quest’ultima. Le qualifiche e i titoli acquisiti nei decenni mi hanno insegnato l’importanza di non smettere di imparare, coniugando la pratica dell’addestramento con il piacere curioso della conoscenza teorica. Scrivendo e descrivendo i cani, cerco di trasmettere quello che giornalmente loro stessi mi insegnano.