Dal Trentino a Toronto: epopea di successo

Il picnic annuale del Circolo, dove si assapora la gastronomia trentina

Dopo il Brasile e il Belgio, il nostro viaggio alla ricerca delle comunità di origine trentina ci porta in Canada, in particolare a Toronto, dove è presente un vivace Circolo o “Club” (affiliato a “Trentini nel mondo”) che raccoglie gli emigrati trentini e i loro discendenti. Nel paese del Grande e Bianco Nord i trentini arrivarono negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento con la speranza di trovare condizioni di vita e lavoro migliori rispetto a quelle che lasciavano. Incontrarono invece lavori estremamente faticosi ed un’accoglienza da parte dei canadesi non sempre ottimale. Ma grazie ai sacrifici delle prime generazioni, oggi i discendenti dei trentini sono perfettamente integrati nella società canadese. E se solitamente le donne restano un po’ nell’ombra nel racconto delle epopee dei migranti, a Toronto la presenza delle donne trentine è centrale ed organizzata in un gruppo autonomo, che è stato capace di favorire l’integrazione delle donne nella società canadese, sottraendole all’atmosfera spesso asfittica delle loro case. Abbiamo sentito David Corazza, presidente del Circolo trentino di Toronto, Lucia Larentis Flaim, ex-presidente del Circolo e fondatrice del gruppo femminile, e Ivo Finotti, coordinatore dei circoli trentini del Canada, che si trovano nella provincia di Alberta, Montreal, Vancouver e quello binazionale (Canada – USA) Windsor & Detroit.

Emblemi italiani, trentini e canadesi testimoniano il passato e il presente

DAVID CORAZZA: «LA “METRO” FU COSTRUITA DAI TRENTINI»
David Corazza è nato in Trentino e da piccolissimo si trasferì insieme alla famiglia in Canada, dove arrivarono nei primi anni Sessanta: «La principale ondata di migranti trentini arrivò in Canada tra il 1955 e il 1965, – ha spiegato David – La situazione economica del Trentino in quegli anni era ancora difficile». Ma i trentini, insieme agli altri italiani, si trovarono impiegati in lavori di grande fatica: «Si dovevano spaccare la schiena nell’edilizia e in particolare nella costruzione della metropolitana di Toronto, che è stata realizzata in buona parte da “mani” trentine – ha sottolineato David – All’epoca non c’erano molti strumenti elettrici, tutte le lavorazioni si dovevano fare a mano, con grande fatica». Anche l’accoglienza delle autorità canadesi talvolta non era delle migliori: «Quando i poliziotti vedevano un capannello con cinque italiani che chiacchieravano, li disperdevano perché temevano che stessero complottando chissà cosa – ha evidenziato David – Ma i trentini, e in generale gli italiani, impararono ben presto a farsi apprezzare, anche grazie alla loro capacità di avvicinare con cordialità i canadesi, magari attraverso il cibo. Condividevano con i vicini canadesi le loro specialità e si facevano voler bene». David è il presidente del Circolo trentino di Toronto, fondato nel 1965 da Ettore Faccini, Franco Bertolini, Bruno Fanti, Louis Flaim, Gino Inama, Romolo Maccani, Rinaldo Moscon, Gino Osti, Gino Valorzi e Dario Zeni. Al Circolo di Toronto si portano avanti le tradizioni trentine: «C’è la possibilità di parlare il dialetto, in particolare il noneso, dato che una buona parte degli emigrati trentini arrivano proprio dalle valli del Noce». Oggi il Circolo conta circa un migliaio di aderenti e simpatizzanti e propone iniziative culturali e di socializzazione: «Al grande ballo annuale partecipano 500-800 persone, – ha indicato David – Ci divertiamo con le musiche tradizionali e si assaporano i nostri piatti tipici, come crauti, canederli, polenta e salsiccia». Un altro grande evento è la festa di Natale, che punta al divertimento dei bambini, ormai i nipotini dei primi emigrati trentini: «Ci piace pensare che apprezzando fin da piccoli la loro “trentinità” e associandola a momenti piacevoli poi da grandi vogliano continuare a tenere vive le nostre tradizioni» riflette David. Ma non si deve credere che l’emigrazione dei trentini verso il Canada sia un fenomeno esclusivamente del passato. Ancora oggi ci sono dei trentini che si trasferiscono nel paese nord-americano e trovano nel Circolo trentino un punto di riferimento: «Negli ultimi anni abbiamo assistito un buon numero di giovani trentini che si sono trasferiti a Toronto ed abbiamo dato loro una mano a fondare delle aziende».

Il gruppo femminile del Circolo. Sullo sfondo, un mural di Paola De Manincor

LUCIA LARENTIS FLAIM: «CON IL CIRCOLO LE DONNE HANNO SCOPERTO IL CANADA»
Lucia Larentis Flaim è originaria di Trento, trasferitasi in Canada insieme al marito nel 1970, quando le principali ondate di emigrazione trentina si erano concluse: «Ho incontrato a Toronto i trentini stabiliti in Canada già da tempo. Ammiro la forza dei trentini arrivati qui prima di me, perché hanno vissuto esperienze molto difficili. Chi mi ha preceduto aveva lasciato un Trentino povero di lavoro, mentre io arrivavo da una Trento molto più avanzata, dove c’era tutto, lavoro, cultura, benessere». La cosa che immediatamente la colpì di Toronto erano le luci: «Tutto era illuminato, ma oltre queste luci c’era poco, era pura esteriorità. Ma con il tempo ho imparato ad apprezzare la società canadese, dove esiste un autentico multiculturalismo: ogni comunità è incoraggiata a coltivare le proprie tradizioni, a differenza di quanto accade negli Stati Uniti, dove con la logica del “melting pot” tutte le differenze sono appiattite». Lucia divenne la prima donna a fare parte del direttivo del Circolo trentino di Toronto, di cui ha poi ricoperto la carica di presidente. Negli anni Ottanta fondò il gruppo femminile, che vide da subito l’adesione di un centinaio di donne, e che per molte rappresentò la prima occasione di confronto: «Le donne avevano bisogno di uno spazio per sé, dove conversare senza dipendere dai figli e dai mariti – ricorda Lucia – Organizzavamo tante gite e per molte donne trentine era la prima occasione per vedere il loro nuovo paese, perché altrimenti non avevano la possibilità di muoversi». Ad aggravare l’isolamento delle donne trentine erano anche i lavori che si trovavano a svolgere: «Il lavoro più diffuso tra le donne trentine era quello delle “bordanti”, dal termine “bordare”, fare l’orlo ai pantaloni – ha spiegato Lucia – Lavoravano da casa in lavori a cottimo, ad esempio nella piccola sartoria». Sebbene l’età media delle componenti sia piuttosto avanzata, il gruppo femminile continua ad organizzare attività di rilievo: «Promuoviamo raccolte fondi per beneficenza attraverso dei mercatini in cui proponiamo prodotti trentini – ha evidenziato Lucia – Supportiamo la Kidney Association of Canada e sosteniamo le spese per il campeggio estivo dei bambini affetti da malattie renali. Vorrei che queste iniziative fossero portate avanti dalle nuove generazioni».

Trentino-canadesi seguono i Toronto Blue Jays, affermata squadra di baseball

IVO FINOTTI: «I DISCENDENTI SONO INTEGRATI E DI SUCCESSO»
I genitori di Ivo Finotti arrivavano a Montreal negli anni Cinquanta e nel 1980 il giovane Ivo si trasferiva a Toronto. Oggi è il coordinatore dei circoli trentini del Canada ed il suo impegno si concentra sullo “svecchiamento” dei circoli, nel tentativo di coinvolgere i più giovani: «Celebriamo i figli degli emigranti trentini, che in Canada hanno fatto passi avanti strepitosi rispetto alla generazione precedente. Ad esempio c’è una stimata dottoressa di origini trentine che è diventata uno dei punti di riferimento in Canada nella lotta al Covid e dirige la risposta sanitaria a Toronto». Anche le istituzioni si sono accorte della comunità trentina, ha spiegato Ivo: «Qualche anno fa la nostra parlamentare (in Canada ogni provincia ha un rapporto diretto con il proprio rappresentante eletto in Parlamento, ndr) è venuta a farci visita, voleva conoscerci ed ha mangiato i canederli. Insomma, enormi passi avanti in termini di prestigio e riconoscimento sociale, rispetto alle esperienze vissute dalle prime generazioni di trentini che arrivavano in Canada». Ivo ha sottolineato come i figli degli emigrati trentini abbiano fatto onore ai sacrifici dei loro genitori: «I trentini erano mandati a lavorare nelle miniere del Labrador oppure a spaccarsi la schiena nell’edilizia. Oggi i figli di quegli operai sono diventati ingegneri, è una straordinaria soddisfazione. In Canada l’integrazione funziona abbastanza bene, si parlano 150 lingue ed ogni comunità onora le proprie tradizioni, pur riconoscendosi come canadese».

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.