Fare il liceo? Non è obbligatorio

Anche quest’anno il numero di studenti che si iscrivono ad un liceo è in aumento. Alcuni sondaggi del 2022 avevano ottenuto risultati notevoli: uno studente di terza media su tre, a Milano, vuole iscriversi allo scientifico. Una buona notizia? D’istinto può sembrare così, ma per chi lavora nel settore i problemi sono evidenti. Mentre le classi dei licei aumentano senza sosta, infatti, giungono sempre più spesso grida d’aiuto dal mondo imprenditoriale, che cerca disperatamente professionisti tecnici che il mercato del lavoro offre con preoccupante scarsità: chimici, idraulici, operai specializzati in qualsiasi settore (saldatori, fresatori, ecc.), figure insomma che si formano in istituti tecnici o, per altre professioni, nelle professionali. Un discorso a parte meritano i lavoratori stagionali, di cui c’è carenza forse anche per limiti culturali di chi assume richiedendo tre o quattro mesi di lavoro senza soste e con turni massacranti.

Perché questa corsa al liceo? I giovani sono davvero sempre più appassionati alle lettere, alle scienze o alle lingue? O forse è passata gradualmente l’idea per cui frequentare altre scuole sia un fallimento, a livello sociale?

Lo Stato è sicuramente complice nel portare avanti questa tendenza: sembra che ci sia il piano manifesto di voler tenere sui banchi gli studenti il più possibile, inventando ogni anno percorsi di laurea triennale di qualsiasi sorta (che alternative alla laurea ci sono, dopo il liceo?), tanto che ormai questo titolo ha praticamente sostituito il diploma di maturità, soprattutto in ambito umanistico. Si è diffusa la malsana convinzione che tenere in aula uno studente a oltranza, proponendogli per forza di cose esami sempre più facili, porti ad un innalzamento del livello della sua formazione. Il piano sembra essere proprio questo: teniamo fermi a “studiare” giovani che altrimenti non troverebbero lavoro (e intanto pagano ricche rette universitarie). Oltre a questa spinta dall’alto, però, c’è sicuramente un discorso di status: nel liceo scientifico dove insegno può capitare di accogliere studenti in prima superiore con una sufficienza scarsa in matematica al termine delle medie. Chi si sarebbe sognato, anni fa, di iscrivere allo scientifico un ragazzo che già alle medie (le medie di oggi, a loro volta in difficoltà) non aveva la sufficienza in una delle materie di indirizzo? Tra l’altro, queste iscrizioni sono spesso in totale disaccordo con le indicazioni date dagli insegnanti del ciclo precedente, a testimonianza di un desiderio delle famiglie di spingere il figlio “più in alto” (per il loro punto di vista). Questa tendenza a spingere tutti al liceo non solo fa perdere tempo e voglia agli studenti, che incontrano subito un insuccesso e devono poi cambiare scuola, o peggio trovarsi a ventidue anni senza aver in mano nulla, ma determina anche un grave abbassamento del livello generale delle scuole, poiché si deve intervenire fin dall’inizio a sanare lacune irrecuperabili, non permettendo a chi è portato di raggiungere gli obiettivi.

Se il liceo e le triennali di livello infimo diventano un parcheggio per lo stato e un mero status symbol per i genitori, la sofferenza cade quasi tutta sulle spalle degli studenti, che invece avrebbero forse la possibilità, in tanti casi, di appassionarsi presto a un mestiere serio e reale di cui il mercato ha bisogno, e con quello trovare il proprio posto all’interno della comunità.

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Pubblicato da Alessandro Zanoner

Nato a Trento nel 1993, insegnante di italiano, latino e storia nelle scuole superiori. Suonatore di strada con umili tentativi da cantautore e scrittore. Mi piacciono la montagne e il Mar Tirreno; viaggio con una buona frequenza, soprattutto in centro Italia. Un pomeriggio a Roma una volta all'anno, minimo. Pavese, Moravia ed Hermann Hesse i miei autori preferiti in narrativa. Per la musica De Gregori, Vinicio Capossela, Lucio Battisti e Giovanni Lindo Ferretti.