Il dovere di imparare la resilienza

Che differenza c’è tra resilienza e rassegnazione? All’incirca quella che intercorre tra il chiedere e l’accontentarsi. Chiariamolo subito: resilienza non è sopportazione di una situazione di sudditanza psicologica; o il tenere duro in condizioni di lavoro proibitive. Altrimenti – qui, sì – stiamo parlando di vera rassegnazione, senza nemmeno un lamento o un cenno di ribellione.

È una parola un po’ inflazionata, lo dobbiamo ammettere, e a qualcuno comincia a dar fastidio. Ma è solo perché non se ne è compreso appieno il significato. Accade spesso. Quando una parola non la si capisce ecco che, anziché sforzarsi nella comprensione, si comincia ad odiarla con tutte le proprie forze. È più facile, no?! Non solo con le parole funziona così. Anche con i forestieri, per esempio (“People are strange when you’re a stranger…”, cantava il vecchio Jim). Ma non solo con quelli dei barconi: con gli abitanti delle  regioni limitrofe, con i residenti dei paesi viciniori, con i cittadini degli altri quartieri, con i condomini di un piano diverso dal proprio. Ecco perché la “resilienza” è un concetto che va capito. Abbiamo quasi il dovere di farlo. Per impedire che, presto o tardi, ci si possa ritorcere contro, facendoci abbassare il capo.

Si badi, però, che la capacità di reggere ai traumi della vita e riuscire a sopportarli, mostrando capacità di risollevarsi non è solo degli esseri umani (a proposito, grazie alla cara Silvia Conotter per la coraggiosa, esclusiva testimonianza!).

In questo numero, analizziamo un intero spettro di possibilità. Abbiamo una resilienza ambientale (ricordate Vaia?), una animale, una chimica e, naturalmente, una psicologica, quella che – specie in questo periodo di alti e bassi –  forse ci riguarda un po’ tutti.

Anche il teatro di Cavalese aspetta di risorgere. E, a quanto ci hanno detto, è sulla strada giusta per farlo. Evviva!

direttore@trentinomese.it

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.