C’era una volta ad Amblar, in Val di Non, un pollaio che tra il canto del gallo, l’allegro chiocciare delle gallinelle e il festoso coccodè delle pollastre ovaiole trasmetteva a tutti un sentimento di pace. Oddio: proprio a tutti no, e certamente non al lupo allo stremo delle forze che un giorno sbucò dal bosco con l’aria di voler fare sfracelli nel pollaio per mettere finalmente a tacere il suo stomaco che per i morsi di una fame davvero esagerata, una fame da lupi appunto, da giorni non la smetteva di brontolare.
A dare l’allarme fu Cannella, una dolce gallina accoccolata a scaldarsi al sole primaverile. Senonché, avendo il gallo poche idee e zero coraggio, toccò a lei farne le veci. Chiamò il lupo e gli fece una proposta: “Se ci lasci in pace, ti daremo ogni giorno un bell’ovetto fresco”. Pensando che avrebbe potuto fare la razzia più avanti, il lupo trovò vantaggioso accettare.
Un ovetto, però, era poca cosa, e così il lupo cominciò ad alzare la posta: prima due uova, poi tre, poi quattro, e a un certo punto accampò pretese persino sui pulcini. Il pollaio allora ripiombò nel terrore. Toccò nuovamente a Cannella farsi venire un’idea con cui convincere il predatore: “Caro lupo, ci rendiamo conto che le uova non bastano a saziarti, ma non ti basterebbero nemmeno i pulcini, anche perché, come vedi, ormai sono pochi e senza uova per la cova saranno sempre meno. La soluzione per la tua fame si chiama «uovo di Pasqua», un uovo grosso e nutriente. Te lo daremo però solo se lasci in pace per sempre il pollaio.”
Fatto un rapido calcolo tra mangiare un grosso «uovo di Pasqua» al giorno senza fatica e il dover mettere in atto la razzia con gli acciacchi che si ritrovava, il lupo trovò conveniente accettare. L’indomani, pertanto, potè sbafare il suo primo «uovo di Pasqua» alla cui preparazione aveva provveduto Cannella mescolando il mangime con le scaglie di cioccolato che la contadina della fattoria perdeva ogni giorno dalle tasche bucate del suo grembiule.
Ebbene: l’«uovo di Pasqua» ebbe l’effetto sperato. Il lupo ne divenne così ghiotto da reclamarlo ogni giorno, anche a Natale! Buon per lui, che così visse una serena vecchiaia. E buon per il pollaio, che ritornò a ripopolarsi di pigolanti pulcini.