L’ansia del “dazidenti” toglie poesia al quotidiano


Avete mai avuto voglia di prendere gli oggetti di casa vostra e buttare tutto? Vedere lo spazio che gradualmente si libera e provare così sollievo e leggerezza. Da quando sono mamma e durante la gravidanza anch’io sono stata inghiottita nel turbine di oggetti che sembravano assolutamente indispensabili per affrontare la gestazione e la nascita. Creme, mangia pannolini, sterilizzatori, pompette per il naso… e chi più ne ha più ne metta! Naturalmente, su questo fanno leva le aziende dedicate ai prodotti per l’infanzia, che agiscono sul senso di inadeguatezza dei neo genitori per spingerli a comprare. Dopotutto l’ansia è un’enorme macchina da soldi che fa girare l’economia. Lo sanno benissimo i pubblicitari. Questo ipotetico bisogno di procurarsi le cose prima ancora che ve ne sia impellente necessità mia nonna lo traduceva con un “vivere dazidenti”, ovvero, reso nel meno efficace italiano, “nel caso in cui”. Dazidenti arrivino ospiti, prepariamo la credenza piena di vivande, dazidenti tocchi andare all’ospedale compriamo camicie da notte e pantofole nuove… e così via. La logica del dazidenti aiuta certamente ad essere preparati in qualsiasi occasione ma è talvolta un surplus di premura che appesantisce. Se eccessiva soffoca l’istinto perché non lascia molto spazio al mistero. 

Prima che nascesse il mio bambino ho letto vari manuali sull’accudimento e beh, non sono serviti. Quando è nato ho seguito in gran parte l’istinto e quello che succedeva al momento. Anche l’eccesso di informazioni, infatti, pesa. Ora sto imparando ad apprezzare la sobrietà di una vita semplice, l’imprevedibilità, e quanto il nocciolo della nostra esistenza sia in realtà molto più basico e vicino al mondo animale della complessa sovrastruttura che abbiamo architettato con le sue mille trappole per ingannare l’ansia del tempo che passa e lo spauracchio della noia, in questa relativamente avanzata società occidentale. 

Cara nonna, grazie mille per il tuo utilissimo dazidenti, ma a volte è bello vivere – e mi riferisco ovviamente al nostro piccolo quotidiano, non certo ai piani di prevenzione e di sicurezza, in altri casi invece sì assolutamente più che necessari! – anche senza pensare a tutto quello che potrà servire, che dovremmo possedere o conoscere… Saremo forse un po’ meno preparati, ma certamente potremo affrontare le cose in modo più poetico, leggero e più simile alla vera natura della vita.

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Pubblicato da Silvia Tarter

Bibliofila, montanara, amante della natura, sono nata tra le dolci colline avisiane, in un mondo profumato di vino rosso. La vita mi ha infine portata a Milano, dove ogni giorno riverso la mia passione di letterata senza speranza ai ragazzi di una scuola professionale, costretti a sopportare i miei voli pindarici sulla poesia e le mie messe in scena storiche dei personaggi del Risorgimento e quant'altro. Appena posso però, mi perdo in lunghissimi girovagare in bicicletta tra le abbazie e i campi silenziosi del Parco Agricolo Sud, o mi rifugio sulle mie montagne per qualche bella salita in vetta. Perché la vista più bella, come diceva Walter Bonatti, arriva dopo la salita più difficile.