Le “stesse stelle” di Océane Larcher

Classe 2005, Océane Larcher ha 17 anni compiuti da poco. Vive a Mezzomonte di Folgaria, con mamma Maud, papà Mauro e la sorella Anaïs. Frequenta il quarto anno di liceo, ha amici, hobby e interessi come tutti, eppure, sebbene giovanissima, sembra avere una marcia in più: ogni sua passione, momentanea o no, la vive a pieno, con dedizione, arrivando con fermezza a calcare i palchi migliori. Grazie al canto, alcuni anni fa ha preso parte alla 58esima edizione de Lo Zecchino d’Oro, con la canzone “Le parce que des puorquoi”, dedicata ai perché della vita, e successivamente, nel 2018, si è esibita a “Casa Sanremo”, una delle iniziative collaterali del celeberrimo festival, con “Regalerò un sogno”. Abbandonate le corde vocali per la macchina da presa, ha da poco intrapreso un percorso legato al cinema – per il momento ai cortometraggi. “Stesse stelle”, la sua opera prima della durata di 6 minuti, è stato presentato all’ultima edizione del Believe Film Festival a Verona, e in rete circola già un secondo prodotto, “Vita green”, co-firmato dall’amica Federica Fenner, nato in risposta all’iniziativa “Insieme per un futuro verde condiviso” di China Media Group. Dal cinema siamo partiti per parlare insieme – e la ragazza stupisce per le sue risposte mature, centrate e consapevoli – del suo percorso, delle sue giornate e dei suoi sogni futuri.

Come ti sei avvicinata al cinema e alla regia, sebbene così giovane?

L’idea di fare il primo corto, “Stesse stelle”, che ho scritto e diretto, è nata in realtà dopo aver scoperto il Believe Film Festival, un festival pensato appositamente per i ragazzi e che quindi mi è sembrato un buon modo per cominciare. La passione per il cinema, infatti, la avevo già, ma non mi ero mai decisa a fare davvero qualcosa. La storia che ho scelto di raccontare è ispirata a quella di mia sorella e della sua migliore amica, che sono anche le due attrici del corto. Le protagoniste del film infatti sono due bambine unite da un forte legame di amicizia e dalla stessa passione per lo spazio e l’astronomia, che vengono però separate dal trasferimento di una delle due. Sarà attraverso la loro passione che supereranno la distanza. “Stesse stelle” è poi stato premiato dalla Giuria (con una menzione speciale per “l’esaltazione del tema dell’amicizia con un trasporto che conquista con poche soluzioni visive, semplici ed efficaci” n.d.r.). 

E la passione, prima dell’atto pratico, da dove ti è nata?

In generale mi piace da sempre scrivere storie, così come mi piace girare video e montarli. 4-5 anni fa poi ho fatto, sempre con mia sorella, la comparsa in un film. Eravamo state prese su un set in Trentino e ricordo di essere rimasta tutto il tempo a bocca aperta, colpita proprio dal come si faceva un film, e di aver poi detto a mia mamma che volevo lavorare nel cinema.

Lo pensi ancora?

Sì. Non farei l’attrice, ma gli altri mestieri mi affascinano quasi tutti. Devo ancora decidere quale sia il più adatto a me.

Ma lo guardi anche, il cinema?

Diciamo di sì. Prima guardavo molto più le serie tv – infatti non ho un film preferito, ma una serie sì, ed è “Una mamma per amica” -. Adesso mi ci sto dedicando di più, perché vorrei anche farmi una cultura, capire meglio…

Vieni però dal canto, che ti ha permesso anche di calcare palchi importanti. Come ti eri avvicinata a quel mondo e perché lo hai lasciato?

Mia mamma è musicista, quindi la musica in casa c’è sempre stata. Da piccola poi mi piaceva cantare. Ho fatto alcune esperienze molto belle, come quella allo Zecchino d’Oro e quella a Sanremo, ma amavo più il contesto che altro: mi piacevano gli amici che mi ero fatta, le persone che potevo conoscere, il contorno in cui ero immersa… Il canto in sé non era la mia passione, e quando, concluso sia lo Zecchino che Sanremo, sono rimaste solo le lezioni e i concorsi, è venuta meno anche la voglia di continuare. 

E tua mamma ne è comunque felice?

Sì, assolutamente. I miei mi sostengono nel voler fare ciò che mi appassiona.

Quando non ti dedichi ai film, che scuola fai e che interessi hai?

Faccio il liceo linguistico. Forse non è l’indirizzo che sceglierei adesso che so di voler continuare nel cinema, ma l’ho deciso, come tutti, che ero in terza media e non ne avevo idea. Però dai, le lingue alla fine possono sempre tornare utili. Studio anche il cinese… I miei hobby invece si legano tutti alla possibilità di esprimermi, quindi per esempio suono l’ukulele – anche se da autodidatta -, coloro mandala, ecc.

Cosa ti auguri di riuscire a fare nel prossimo anno?

Studiare più cinema e guardare un sacco di film. Ma poi vorrei anche girare altri corti (nel frattempo online se ne trova già un secondo, “Vita green” n.r.d.), ri-partecipare al Believe Film Festival del 2023, e fare esperienze in altri festival in giro per l’Italia.

E più in là?

Più in là, sicuramente riuscire a fare dei lungometraggi. E poi andarmene dal Trentino, in un posto più grande. Di recente sono stata a New York e, anche se non dico certo di volermi trasferire lì, ho capito che amo le città, i posti più grandi, con tanti stimoli e opportunità. 

Ocèane Larcher (al centro) sul set del suo primo corto “Stesse stelle”, in compagnia delle attrici protagoniste
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Pubblicato da Katia Dell'Eva

Laureata in Arti dello spettacolo prima, e in Giornalismo poi, nel quotidiano si destreggia tra cronaca e comunicazione, sognando d’indossare un Fedora col cartellino “Press” come nelle vecchie pellicole. Ogni volta in cui è possibile, fugge a fantasticare, piangere e ridere nel buio di una sala cinematografica. Spassionati amori: Marcello Mastroianni, la new wave romena e i blockbuster anni ‘80.