Settimo giorno: vietato lavorare

Tesero, chiesa di San Rocco

Affrescati all’esterno, là dove ogni viandante possa vederli e imparare, i Cristi della Domenica sono un monito contro chi infrange le “sue” regole, che poi sono quelle della Chiesa o quelle che ad essa facevano più comodo o che sanzionavano comportamenti ritenuti pericolosi in quel momento. Ciò che avverrà anche per i Giudizi Universali ovvero gli Inferni medievali.
I Cristi della Domenica sono immagini morali del divieto di lavorare nel giorno di festa e dunque del rispetto del terzo comandamento ma ancora di più rappresentano un codice singolare dal punto di vista demo-etnoantropologico, una fonte straordinaria per lo studio delle arti e delle corporazioni e degli strumenti da lavoro. In queste opere il Cristo assume tutte le caratteristiche del martirizzato, del Cristo dolente, tormentato dagli errori reiterati degli uomini che per sete di guadagno – non dimentichiamo mai che il guadagno sfiorava sempre la simonia – si preparano la strada per l’inferno. È rappresentato con le mani alzate grondanti sangue, i piedi lacerati dai chiodi, rivoli sanguigni che scendono sul corpo martoriato. A San Giacomo a Sacun in val Gardena, siamo ancora in pieno medioevo mentre a Tesero un Cristo barocco, pur mostrando i segni della Passione, non sembra poi tanto sofferente.

Val Gardena – San Giacomo a Sacun

Gli affreschi di San Giacomo e quello dei SS. Filippo e Giacomo a Campitello di Fassa sono più antichi di quello di Tesero in val di Fiemme (quest’ultimo della metà del XVI secolo, voluto per esaudire un voto collettivo pronunciato in occasione dell’epidemia di peste del 1515): raccontano ancora la paura e il terrore atavico, tutto medioevale, della presenza onnipotente dei diavoli che s’aggirano attorno ai corpi, aggrappati alla schiena del lavoratore e del peccatore, sono lì a tentare, a saggiare la forza della moralità della persona, per trascinarla sulla strada del peccato, pronti a portarne via l’anima appena notano un lieve cedimento. Il diavolo è un monito perenne, presenza inquietante, paesaggio notturno e diurno segnato dalla nera presenza di Satana e dei suoi accoliti. In questi due lavori, purtroppo entrambi rovinati dall’inserimento di una barocca stazione della Via Crucis, sono i comportamenti sbagliati che maggiormente vengono condannati e additati onde evitarli e non cadere nell’errore. Nell’affresco di San Rocco a Tesero a occupare la maggior parte della scena è la raffigurazione degli strumenti del lavoro quotidiano, utensili che non devono essere toccati o utilizzati la domenica. Sono due ideologie diverse, più antica quella gardenese e fassana – anche stilisticamente, con molte affinità tali da far pensare quasi siano frutto della stessa mano, d’altronde entrambe le valli facevano parte del principato vescovile di Bressanone –, maggiormente “riflessiva” quella fiemmazza. Ma entrambe hanno il ruolo di ispirare orrore e terrore e di sottolineare che la festa non è tanto occasione di riposo o di svago quanto un momento che apparteneva al Signore e doveva essere consacrata al culto. Le scene che s’intravedono di devoti in ginocchio che pregano sono lì a testimoniare ciò che è lecito, ciò che è giusto fare. Il fedele, per quanto ignorante potesse essere, aveva sotto gli occhi gli esempi da seguire e quelli da evitare. Una declinazione della vita quotidiana che non lasciava molto spazio alla fantasia.
La minuziosa descrizione degli strumenti di lavoro e delle azioni che sono vietate sono un dizionario della vita quotidiana del tempo. Si va dall’uomo che ara il campo al trasporto del legname, da chi suona o chi viaggia con merce sulle spalle, dal divieto di far all’amore – la coppia sotto le lenzuola – al dovere di fare la carità, dai dadi alla proibizione di litigare, dall’aspo agli strumenti per battere il frumento, alle zappe, alle forbici, alla sega, ecc. Nell’affresco del duomo di Biella sono questi stessi strumenti che fanno sanguinare il Cristo. Questo elenco-catalogo di immagini rispetta in pieno la concezione di papa Gregorio per il quale l’immagine assolve la precisa funzione di predicazione con lo scopo prioritario di istruire il popolo. Tra i Cristi della Domenica troviamo anche un’eccezione: la Madonna dei Mestieri o della Domenica. Per chi è interessato, questa rara declinazione al femminile si trova a Cemmo di Capo di Ponte, in val Camonica, nella pieve di San Siro, sulla parete della navata sinistra. È un affresco tardogotico e raffigura la Madonna vestita di bianco con Gesù Bambino in braccio (ora scomparso) circondata dagli strumenti del lavoro. Si notano soprattutto telai, pettini e fusi: si ipotizza che il committente fosse la corporazione degli Umiliati i cui affiliati si occupavano della lavorazione della lana e delle manifatture tessili. 

Biella, Duomo, Cristo della Domenica
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