Da Lucrezio, inaudite notizie sul mondo

Di lui è stato detto un po’ di tutto. Era un pazzo, epilettico, psicotico, vittima delle forze del male, che avesse perso la testa per una donna e che quindi si fosse suicidato. Fatto sta che per 1400 anni su di lui (nato, pare, a Pompei nel 94 o 98 a.C.) cala un assordante silenzio, una delle censure più clamorose della storia, interrotta dal filologo Poggio Bracciolini solo nel 1417. Il tutto perché Tito Lucrezio Caro aveva svelato al mondo “cose inaudite”, aprendo le porte della percezione millenni prima di Aldous Huxley e dell’LSD. Non solo. Ma scrivendo un libro, “De rerum natura”, in cui pare descrivere medianicamente molto di quel che poi è avvenuto nella nostra epoca. L’uomo è un essere arrogante che però non conta nulla nell’immensità del cosmo, in più è vulnerabile e può soccombere in qualsiasi momento al più invisibile dei virus. E l’antropocentrismo è una grandissima sciocchezza perché esistono milioni di altri mondi abitati. L’infinitamente piccolo è correlato all’infinitamente grande attraverso un canale fatto di atomi e di vuoto. Gli dei? Se ci sono sono completamente indifferenti alle sorti umane, e ciò nondimeno è la natura a disporre dei loro destini. Di tutto ciò e di altro ancora ci mette a parte Ivano Dionigi, ordinario di latino all’Università di Bologna in “L’Apocalisse di Lucrezio. Politica, religione, amore” (Cortina, pag. 208, € 14). Tuttavia, in tante sconvolgenti rivelazioni, quella che più affascina ha a che fare con le parole. “De rerum natura” ha più di 7 mila versi che secondo Dionigi presentano una “mostruosa regolarità”. L’universo ha un suo codice grammaticale e le parole sono la chiave, un possibile modello della realtà. È di questo che ci dovremmo occupare ed invece l’umanità cade quotidianamente sotto i colpi di due grandi piaghe. La prima è la volontà di un effimero dominio politico ed economico. La seconda: la paura della morte.  

“L’inferno esiste solo per chi ne ha paura”, canterà molti secoli dopo Fabrizio De André in “Preghiera in gennaio”. Viviamo su un granello di sabbia e ce lo contendiamo con il ferro e con il fuoco, annuncerà l’astrofisico Carl Sagan nel 1990 osservando le immagini trasmesse a terra della sonda Voyager 1.

Lucrezio lo aveva già annunciato, ma lui era matto da legare, dicono.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.