Le vite parallele

L’evoluzione ha programmato gli esseri umani affinché siano portati a cooperare. Probabilmente una questione di sopravvivenza fisica, milioni di anni fa, divenuta col tempo un’esigenza di integrità morale e, dunque, psichica. Tutto molto semplice e lineare fino a che la vita degli umani ha potuto conservare un suo carattere di unicità assoluta.

Le cose hanno iniziato a cambiare con l’avvento della tecnologia. Social e altri strumenti di comunicazione accelerata come WhatsApp, Telegram e simili hanno dato spazio a possibilità nuove. Ad esempio quella di affiancare all’esistenza in carne ed ossa – fatta di rapporti umani vis-a-vis, tono di voce, gesti, sguardi, con i modi e i tempi che si addicono loro – surrogati di esistenza che hanno cominciato a scorrere in parallelo.

È accaduto così che dopo millenni alle individualità fatte di carne e ossa, nome e cognome, ascendenza e discendenza, si è presentata una possibilità: quella di avere un proprio “duplicato”. Disporre di un avatar, di un indirizzo di posta elettronica, di un profilo social ha sconvolto le regole ancestrali, alterando la naturale predisposizione a cooperare con i nostri simili. Scoprendo che i rapporti umani non devono più necessariamente passare attraverso una interazione fisica, ecco che è cominciata la corsa a fabbricarsi un altro io, virtuale, basato non più sulle regole dell’evoluzione ma su quelle dei microprocessori di computer e smartphone. Perché? Beh, forse per l’illusione di vivere più vite, paradossalmente senza mettere il naso fuori dalla porta di casa. Una sola vita d’improvviso non bastava più. Ma la cosa più preoccupante è un’altra.

Ed è la pretesa di trasfondere sentimenti umani mediante testi e immagini e in più esigere che i destinatari comprendano sempre e al meglio le intenzioni del mittente. Un’esigenza irragionevole e insensata, ma alla quale l’umanità si è piegata senza battere ciglio, anzi, con la segreta convinzione di poter vivere così in modo più pieno e intenso la vita “originaria”, l’unica – a quanto ci risulta – ancora degna di questo nome.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.