Il Natale? Ora comincia un pochino prima…

Il primo segnale si coglie al supermercato. Li vedi là. Prima quelli piccolini, in timida esposizione. Poi all’improvviso quelli di formato standard, rinchiusi nei cellofan un po’ anonimi, pronti a lasciare spazio a quelli cartonati. Nonostante manchino due mesi, ci sono pandori e panettoni. Nonostante manchino due mesi, il Natale avanza rapido, scavalcando sugli scaffali perfino i mostri e le zucche di Halloween. Ma di che tipo di fenomeno si tratta? È solo commerciale o anche sociale? 

In molte città italiane hanno già aperto i battenti i villaggi di Babbo Natale e sui social compaiono post di salotti con alberi addobbati, forse per scimmiottare qualche personaggio famoso che ha già allestito casa al suono di campanellini e Jingle Bells. 

Sarà forse “l’ottobrata”, che ci porta a indossare ancora l’abbigliamento estivo, a farci digrignare i denti alla vista dei dolci natalizi? Può essere. Certo che il fenomeno dell’anticipare è motivato – secondo alcuni studiosi – da ragioni di ordine psicologico e sociale. Vivere in un mondo governato dall’affanno e dallo stress, porta l’essere umano a cercare sicurezze che infondano sentimenti solidi come pace, gioia e serenità; sentimenti tipici (almeno sulla carta) del periodo di feste. Certi luminari della scienza spingono verso questa tendenza, sostenendo un generale miglioramento dei rapporti tra le persone durante il Natale: ci si saluta di più, si è più cordiali con i vicini, si è proverbialmente “più buoni”. 

Ma gli economisti italiani sono molto più concreti e parlano di un fenomeno che vanta almeno dieci anni di escalation. Pare che tutto sia nato dal primo Black Friday, evento consumistico di novembre che offre l’opportunità di fare acquisti in vista del Natale a prezzi vantaggiosi proprio perché programmati con largo anticipo, lontani dalle speculazioni della vigilia. Dicembre rimane sempre il mese più significativo, ma il trend è quello di giocare sempre più sull’anticipo. 

Ricordo un viaggio fatto alle Maldive negli anni Novanta. Era il periodo natalizio e si lasciava un rigido e nevoso inverno italiano per farsi scaldare dal sole di altre calde latitudini. Nel ristorante dal pavimento sabbioso svettava un albero di Natale un po’ sbilenco, addobbato con poca grazia e convinzione, tanto per accontentare i turisti. Strideva un po’ tra il caldo avvolgente e le musiche da spiaggia. Ecco, gli alberi e i panettoni a ottobre mi fanno lo stesso effetto. Vagamente sbilenchi e senza troppa convinzione.

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.