L’anelito continuo al di più, nella ricerca convulsa della completezza, è davvero un «brandello di bufera»: non lascia pace, non dona serenità, ma è solo un continuo esaurirsi di energia, portando a consumare l’essenza della vita. Apprezzare il frammento, quell’attimo che sembra scivolare dalle dita sempre troppo in fretta, vuol dire averne cura. Non sprecarlo nel vano e inutile tentativo di possederlo. In questi versi è prepotente il richiamo prezioso all’umiltà, quella virtù che ci chiama a riconoscere i nostri limiti, rifuggendo da qualunque orgoglio. L’illusione di padroneggiare ciò che accade, le emozioni e anche i rapporti umani è una trappola che ci fa stringere i pugni nell’illusoria convinzione di poterli trattenere. Wislawa Szymborska si interroga così sul senso dell’esistenza, su ciò che riguarda il quotidiano, cogliendo la magia delle piccole cose che costituiscono il puzzle della vita. Siamo uniti nello stesso sentire, nella stessa corrente in cui il caso si trasforma in destino e ne avvalora il mistero. Sonda tutto questo attraverso un linguaggio poetico semplice, schietto, che sa mettere il lettore con le spalle al muro.
Tutto
Tutto –
una parola sfrontata e gonfia di boria.
Andrebbe scritta fra virgolette.
Finge di non tralasciare nulla,
di concentrare, includere, contenere e avere.
E invece è soltanto
un brandello di bufera.
W. Szymborska, Attimo (Libri Scheiwiller, 2004, traduzione di Pietro Marchesani)
Wislawa Szymborska (1923-2012). Nel 1931 si trasferisce con la famiglia a Cracovia dove studia Lettere e Sociologia. La sua prima raccolta di versi è del 1945, Nel 1954 riceve il Premio per la letteratura Città di Cracovia, nel 1991 il Premio Goethe, nel 1996 il Premio Nobel per la Letteratura.