Il volto e la casa di Adriana Ciani

Adriana Ciani nella sua casa di Terlago

Nel gennaio del 1924, nella sede del Circolo Sociale di Trento, si tenne la prima mostra personale di una pittrice il cui nome è oggi pressoché dimenticato, mentre ai suoi tempi godette di una certa notorietà anche al di fuori del Trentino. Si trattava della baronessa Adriana Ciani, un’austera signora che conduceva una vita solitaria tra la città di Trento – dov’era nata l’11 gennaio 1866 – e una bella casa nel centro storico di Terlago. 

L’immobile è oggi di proprietà dell’architetto Carolina Fago di Treviso, alla cui cortesia devo la conoscenza di questo spazio pieno di fascino, dove il tempo sembra essersi fermato a un secolo fa. Vi si conservano numerosi dipinti di Adriana, oltre alla sua cassetta dei colori, ai suoi mobili e ad alcuni oggetti da lei raccolti nel corso di una vita. Tra questi si nota un grande mèzzaro genovese, immortalato in una fotografia degli anni Venti che lo mostra appeso dove ancora oggi si trova. Altre foto virate in seppia ritraggono la padrona di casa: possiamo così associare al suo nome un volto, giacché finora nessun ritratto di questa artista era stato rintracciato. 

Il salotto di casa Ciani a Terlago col mezzaro genovese (appeso alla parete)

Oggi cosa sappiamo di Adriana Ciani? Secondo una prassi tipica delle famiglie della nobiltà trentina, era stata mandata a studiare all’Istituto delle Dame Inglesi di Lodi, dove aveva appreso le lingue straniere e la musica, oltre ai rudimenti del disegno. Tornata a Trento aveva imparato a dipingere da Eugenio Prati – che l’aveva definita la sua migliore allieva – e si era in seguito perfezionata a Venezia frequentando privatamente lo studio del grande Guglielmo Ciardi. Nel 1898 aveva esposto alcuni “studi di fiori” alla mostra di belle arti di Trento, prima manifestazione di questo genere organizzata in città: anche per lei fu un esordio, ma soltanto dopo la guerra il suo nome divenne una costante nei cataloghi delle mostre collettive allestite a Trento e a Bolzano. Nel novembre del 1922 partecipò alla III Mostra d’Arte Trevigiana dove si fece notare con un dipinto a pastello dal titolo Beata Solitudo – Sola Beatitudo, che venne acquistato da tale Cavalier Pece.

La citata esposizione del 1924 fu corredata da un catalogo a stampa, un semplice foglio ripiegato e non illustrato: vi sono elencate le sessanta opere esposte con i relativi titoli. Prevalgono nettamente le nature morte floreali, cui si affiancano altri soggetti: Quiete vespertina, Sera nel Parco, Villa solitaria. Di nove dipinti è specificato che furono eseguiti a pastello. Risalgono all’anno successivo quattro piccole vedute di Bassano, Parma, Roma e Arenzano eseguite ad acquarello e conservate nei depositi del Museo Civico di Rovereto.

Per organizzare una nuova personale Adriana attese il dicembre del 1931, quando espose “parecchi quadri di fiori” presso la Galleria I.V.A. in via Belenzani, ricevendo “lusinghiere accoglienze dal pubblico”, come si legge in una breve cronaca apparsa sulla rivista “Studi Trentini”. L’agile catalogo elenca 41 opere e ne illustra una: un vaso di salvia splendens. Nella recensione alla stessa mostra pubblicata da Carlo Piovan sul bollettino della Legione Trentina, “i fiori della Ciani” sono definiti “decorativi ma estranei a tentativi di sincera espressività”, mentre l’apprezzamento riscosso dalla pittrice è imputato al “gusto medio” del pubblico. Era stato più generoso Manlio Belzoni nel suo commento critico alla seconda Biennale d’Arte Trentina, tenutasi nel 1930, quando aveva definito la pittura della Ciani “non priva di effetto nella fantasmagoria un po’ coriandolesca dei colori”.

Adriana morì a Terlago il 10 maggio 1939, compianta dal parroco Giovanni Susat, il quale, in un articolo pubblicato su “Vita Trentina”, ne elogiò la carità nei confronti dei bisognosi. Sul quotidiano “Il Brennero” comparve invece un necrologio non firmato in cui la baronessa era ricordata come “donna di non comune intelligenza, di varia cultura e di genialità”, oltre che come talentuosa pittrice di fiori, menzionando la sua partecipazione a mostre tenutesi a Roma, Milano, Como e Torino.

Nella casa di Terlago ho trovato riscontro di una di queste esperienze, ossia il catalogo dell’Esposizione nazionale d’arte moderna tenutasi a Como nell’autunno del 1927, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario di Alessandro Volta, dove sono registrate due nature morte della nostra pittrice. È un’altra labile traccia lungo un percorso di riscoperta che è stato appena avviato.

La sala da pranzo di casa Ciani a Terlago, come si presenta oggi
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Pubblicato da Roberto Pancheri

È nato a Cles nel 1972 e vive felicemente a Trento. Si è laureato in Lettere a Padova, dove si è specializzato in storia dell’arte. Dopo il dottorato di ricerca, che ha dedicato al pittore Giovanni Battista Lampi, ha lavorato per alcuni anni da “libero battitore” e curatore indipendente, collaborando con numerose istituzioni museali e riviste scientifiche. Si è cimentato anche con il romanzo storico e con il racconto breve. È infine approdato, per concorso, alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, dove si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La carta stampata e la divulgazione sono forme di comunicazione alle quali non intende rinunciare, mentre è cocciutamente refrattario all’uso dei social media.