L’antimateria della realtà

Steven Paul Jobs (1955-2011)

Va bene, ammettiamolo: è una piccola grande ossessione. Sblocchiamo il nostro smartphone qualcosa come 80 volte al giorno (quando va bene), fare qualsiasi cosa (un viaggio, una cena, una sera a teatro) e non condividerla sui social dà come la sensazione di non averla fatta “fino in fondo”. È un bisogno tutto nuovo, questo di guardare nella scatoletta elettronica che portiamo in tasca, di spiare quel che fanno gli altri, come lo fanno e quante volte. Ed è paradossale che l’invito a non farlo ci venne proprio da uno dei principali artefici della rivoluzione tecnologica.

Nel famoso discorso pronunciato in occasione della cerimonia di consegna dei diplomi alla Stanford University, nel 2005, Steve Jobs – il fondatore, assieme a Steve Wozniak e a Ronald Wayne, della Apple Computer – disse che “Il nostro tempo è limitato, per cui non lo dobbiamo sprecare vivendo la vita di qualcun altro. Non facciamoci intrappolare dai dogmi, che vuol dire vivere seguendo i risultati del pensiero di altre persone”. Amatissimo e detestato Steve, ma ci eri o ci facevi?! O, come sono più portato a pensare, lasciasti che il giocattolo ti sfuggisse clamorosamente di mano?

Che poi il guaio è che le vite degli altri, – quelle che osserviamo dalla nostra hitchcockiana finestra sul cortile larga 6,1 pollici – sembrano sempre tanto interessanti. Sono impegnati, gli altri, e divertenti, ogni cosa che fanno è talmente entusiasmante, al punto da far sembrare le “nostre” vite così normali e ordinarie. Ecco allora la frustrazione di chi scrolla rabbioso la bacheca del social, alla ricerca di qualcun altro che sia quanto meno altrettanto “normale”. È il cosiddetto conformismo del terzo millennio. E la sua vittima illustre è l’autostima che crolla sotto i colpi di foto, reel, storie, meme e citazioni indimenticabili.

Condizionata dal FOMO, filtrata attraverso il setaccio del web, la realtà si trasforma nell’antimateria della realtà stessa, dando l’illusione di vivere la propria esistenza, mentre in realtà ci si sta intrufolando mentalmente in quella degli altri. E questo, per quanto disgraziato, per quanto – in fondo – svilente, sorprendentemente gratifica e produce dipendenza. L’identità sociale viene oscurata dall’identità social. Con buona pace di Steve Jobs. Sì, pace all’anima sua. E alla nostra.

Trentino Mese di giugno.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.