L’educazione al tempo di WhatsApp

Vi ricordate quando le telefonate si facevano solo in determinati orari, per non disturbare? Era quel tempo, che ci sembra tanto lontano ma era appena ieri, nel quale non si commentava su Facebook qualunque cosa, e non ci sentivamo come oggi, parte in causa ed interpellati su ogni argomento, dai marciapiedi malmessi, alla guerra, dai femminicidi alle ricette della nonna o al VAR, anche se, in verità, nessuno ci ha domandato parere su niente…

L’epoca cui apparteniamo è quella in cui ci si sente in diritto di interrompere una conversazione tra amici, in famiglia o tra colleghi, perché ci è arrivata una chiamata, magari non importante oppure, occhieggiando in maniera fintodistratta il nostro smartphone, ci troviamo seppelliti di notifiche, chiamate, gif, emoticon, link, appelli da firmare… ecco allora che ci sentiamo costretti a chiedere scusa per assentarci e rispondere, o controllare chi ci ha inviato un messaggio!

Giorgio Gaber, con il sodale Luporini, ci sarebbe andato a nozze, nel descrivere quello che siamo diventati in questi anni affollati di tante inutilità, o forse, l’amico Jannacci avrebbe scritto un’altra versione di “Quelli che…”!

Le nostre vite regolate dallo smartphone, non stanno cambiando: si sono già trasformate! E se quanto ci arriva sui social, Facebook, Instagram, TikTok rappresenta comunque un contatto “indiretto”, che ci vede spettatori e, se vogliamo, interlocutori, tutto ciò che gira intorno a WhatsApp è di fatto, un contatto diretto: che sia una persona o un gruppo (mamma mia, i gruppi!), ci sentiamo quasi in dovere di rispondere, e se non lo facciamo subito, il tutto va in cavalleria, dato che molti di noi non riescono più a stabilire le giuste priorità.

Chissà se arriveremo un giorno, come accade con Gmail, ad essere avvisati se non abbiamo ancora risposto ad un messaggio, o avere la possibilità che WhatsApp metta automaticamente in SPAM alcuni messaggi: magari le tazzine di caffè col buongiorno, o le moderne catene di Sant’Antonio.

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Pubblicato da Francesco Bindi

Francesco Bindi è formatore e divulgatore informatico, dal 1995. Lavora con scuole di vario ordine e grado, enti pubblici, aziende. Nel suo canale YouTube WEBindi, propone interviste a personalità di vario genere, sul loro utilizzo del web. Le stesse son o sulla pagina Facebook omonima.