Siamo soli. Ma cerchiamo ogni volta di scordarcene

Farci sentire appartenenti a categorie sociali, forse, è un modo come un altro per sentirci al sicuro. Pare che da soli siamo più deboli, in balìa della vita e soprattutto bisognosi di confronto per affrancare la nostra condizione.

Così cerchiamo il contatto e da qualche tempo la tecnologia ci ha fornito vari strumenti per farlo anche a distanza. Le chat e le piattaforme di messaggeria istantanea sono diventati i nostri ponti con cui raggiungere gli altri, in qualunque momento e a qualunque latitudine.

Le interazioni sono diventate molto più virtuali e in questo baratto se da una parte ne ha guadagnato la velocità e l’immediatezza, forse si è perso qualcosa. A mio avviso qualcosa di importante.

Nascosti da uno schermo è semplice digitare qualche parola per provare a stabilire un contatto con chi c’è dall’altra parte, lo scoglio della naturale timidezza umana sembra non sussistere e anzi spesso e volentieri siamo colti di sorpresa da messaggi di sconosciuti o appena conoscenti che si rivolgono a noi con toni perentori, bruschi o quantomeno fuoriluogo.

Siamo giudicati in base a quanto tempo impieghiamo a rispondere, perché non è contemplato né tantomeno concesso che ci siano incombenze più impellenti a cui far fronte. Si chiama messaggeria istantanea e pertanto se non riceviamo una replica fulminea ci sentiamo smarriti e quasi offesi!

Nei primi tempi di internet era stata introdotta una sorta di etichetta, la netiquette, appunto, per provare a regolamentare i comportamenti degli utenti online. Indicazioni per mantenere scambi civili e rispettosi che però sono stati via via dimenticate, lasciando pressoché senza regole il mondo dei messaggi online. Basterebbe un po’ di buon senso per limitare, ad esempio, l’uso improprio dei “vocali”, messaggi audio registrati, monologhi spesso infiniti che non tengono in considerazione le regole più banali di una buona comunicazione. Che spesso non ascoltiamo o che velocizziamo senza ritegno, perché andiamo di fretta, sempre troppo di fretta e anche fermarci per dare attenzione a qualcuno ci sembra tempo sprecato. E così facendo perdiamo qualcosa.

Ma capita anche di rispondere con un discorso completamente slegato, ben esposto, ma privo di contenuti salienti. Una prova attoriale, forse, che lascia nell’interlocutore solo una fastidiosa sensazione di disorientamento.

Digitiamo affannosi messaggi, ma comunichiamo di meno. Non ascoltiamo per capire, ma per rispondere in un batti e ribatti pressoché infinito, ma inconcludente.

E poi, magari, in comunicazioni importanti la laconica risposta che ci arriva dall’altra parte è un “Ok” che tronca qualunque sviluppo.

Se da un lato i messaggi e le chat hanno velocizzato e semplificato i contatti, dall’altro li hanno sicuramente falsati, costringendoci a lavorare molto di immaginazione per colmare le lacune sensoriali degli scambi virtuali. Le interazioni sono meno autentiche e anche il tintinnio di una risata di cuore si è trasformata in una scritta “hihihihi” o “eheheheh” che possiamo benissimo fingere a favore del destinatario di turno.

Anche la parola sembra essere vittima in questo frenetico digitare: i concetti diventano emoticons, faccine disegnate che riassumono stati d’animo e sentimenti. In questo utilizzo di immagini io ci vedo un po’ un’involuzione, un ritorno involontario ai geroglifici tipici egiziani o ancora prima, alle scritture rupestri.

Forse sono semplicemente un po’ fuori dal tempo con queste mie riflessioni, ma credo sia importante adoperare gli strumenti, vecchi e nuovi, secondo le nostre predisposizioni. Solo così riusciremo a mantenere viva la nostra coscienza, ovvero la consapevolezza che abbiamo di noi stessi e del mondo esterno. Tenendo presente che un dispositivo, un apparecchio, un attrezzo sono dei mezzi, ma che a monte ci siamo noi. E non viceversa.

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Pubblicato da Mariavittoria Keller

Ha un’innata passione per la scrittura che cerca di declinare sia dal punto di vista professionale (ideazione di testi promozionali, contenuti web, corsi creativi) che artistico (performance mulltimediali, esposizioni, reading…) conciliandola con tutto ciò che è espressione dell’animo umano. Non ama parlare di sé se non attraverso quello che scrive: “Mi sono sempre descritta come una persona fragile. Timida, silenziosa, sognatrice. Un'osservatrice attenta della realtà e una appassionata visitatrice di sogni. Scrivo per provare a fermare in un attimo le emozioni, per riviverle, per regalarle a chi avrà la cura di dedicarci uno sguardo. Perchè credo fortemente che il valore delle cose sia svelato nei dettagli e nel tempo che sappiamo concedere. Così mi incaglio spesso nei giorni, troppo veloci e spesso disattenti verso chi preferisce stare in disparte. Amo la natura selvaggia, libera, perchè sento di esserlo anch'io. Gusto le cose semplici, che sorridono, che condivido con poche, pochissime preziose persone. Credo nell'Amore come sentimento Universale, anche se ho ancora qualche difficoltà con il sentimento, quando mi guarda. Amo il raccoglimento, la lettura e la musica, non ho paura della solitudine quando non è imposta, ma è una scelta. Vivo imparando, non dimenticando che la felicità è negli occhi di chi guarda”. Info: vikyx79@gmail.com